FASCISMO, PADANIA E KEBAB
Senza cipolla, però
“La più mediterranea delle idee”, così l’aveva ribattezzata colui che ne fu l’ideatore. Era quindi inevitabile che la terza via tra liberismo e socialismo reale trovasse il suo sbocco sul mare proprio nella pensola italiana.
Rappresentava l’emancipazione dell’essere umano in una realtà offuscata da una medaglia con due facce, entrambe rappresentanti, seppur in forme diverse, l’industrialismo. In quest’epoca di transizione, sicuramente, ciò che più contraddistinse il fascismo, in particolar modo la sua forma sansepolcrista e quindi originale, fu la riscoperta di una certa spiritualità, ovvero la consapevolezza dell’esistenza di un obiettivo ben più grande rispetto alla vita terrena del singolo. Un’idea che sicuramente, però, ebbe anche i suoi limiti: questo obiettivo fu infatti ben presto declinato nella nazione, nella sua concezione più giacobina ed hegeliana, che rischiava di essere più un compromesso che una reale terza via. È però necessario precisare che questa deriva fu solo un’applicazione storica, così come quella razzista. Per sua natura – e Berto Ricci ne fa un’analisi impeccabile – il fascismo era universale, quindi né nazionale, né razzista. Nonostante, dunque, oggi “fascista” sia un epiteto rivolto a chi ostenta una certa ideologia chiusa e xenofoba, il paragone risulta decisamente fuori luogo. Perché il fascismo, appunto, può essere definito come la riscoperta di una spiritualità e di un’identità tradizionale. E, per Tradizione, non si intende la mera adorazione di un passato, bensì uno spirito eterno e senza tempo di cui l’uomo non può fare a meno. L’identità è perciò spirituale, non nazionale come erroneamente si crede oggi. La pluralità dei popoli, le differenze da preservare, queste sono la vera benzina per alimentare lo spirito tradizionale.
Focalizzandoci sull’attualità, non si può non notare che oggi sia la Lega, più che i movimenti nazionalisti, a preservare tutto ciò. Iniziando dalla Padania, infatti, essa ha risvegliato quel concetto di heimat da tempo perduto, e, con la svolta Salviniana, ha iniziato ad diffondere questo sentimento comune a chilometri di distanza. Posto che, ovviamente, oggi non ha più alcun senso parlare di fascismo (e di antifascismo), essendo stato un fenomeno contestualizzato in una storia passata, sebbene da esso sicuramente si possa attingere, distillandone l’aspetto più trascendentale, non è un’eresia ribattezzare la più mediterranea come “la più padana” delle idee.
Ecco perché, checché se ne dica in certi ambienti, il nazionalismo può essere più anti-identitario di un popolare kebab gustato possibilmente di fronte ad un ristorante della nouvelle cuisine. Attualizzando la concezione universalista, anti-borghese, anti-nazionalista ed anti-razzista di Berto Ricci, possiamo così definire il fascismo: Padania e kebab.
Lorenzo De Bernardi
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