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Il vecchio centrodestra è finalmente morto. Tosi e Meloni: o con Salvini, o affondati.

Salvini ha asfaltato tutti. E ora, Tosi e la Meloni, rinsaviranno o moriranno?

Come previsto, la tornata elettorale appena conclusa ha segnatola fine di un’epoca e l’inizio di una nuova. Il vecchio centrodestra di stampo liberaldemocratico è morto, finalmente. Forza Italia in Emilia-Romagna non arriva al 10% e in Calabria lo supera di poco. Fratelli d’Italia resta sotto il 2% nella prima e persino in Calabria non va oltre il 2,4%, confermando che la débacle delle elezioni comunali di Reggio Calabria fossero l’estrema unzione. Non va meglio a NCD, che se al sud (storica roccaforte democristiana) racimola sei punti percentuali, in Emilia-Romagna deve accontentarsi di un misero 2,6%.

Chi esulta, ovviamente, è Matteo Salvini. Che in Emilia asfalta Berlusconi, doppiandolo nonostante i tentativi di boicottaggio pensati dall’ex Cavaliere. E anche in Calabria agguanta un’indiretta vittoria (non essendo la Lega presente nella competizione), poichè i mancati consensi di FdI dimostrano quanto il leader leghista sia ormai il referente incontrastato dell’area identitaria. D’altronde ci sono altri tre dati che fanno ben sperare Salvini:

  • il crollo del Movimento 5 Stelle dimostra che Grillo ha perso lo scettro di referente antisistema, essendosi dimostrato strumento proprio del sistema (e ora della sinistra) che diceva di combattere;
  • la vittoria mutilata del PD (che sì conquista i due governi regionali, ma con una riduzione di consensi), indica una frenata del renzismo – liberaldemocratico quanto il berlusconismo – messo alla dura prova del confronto tra gli slogan millantati e la drammatica realtà;
  • l’astensionismo boccia da un lato la credibilità della maggioranza governativa, dall’altro la credibilità delle opposizioni pre-esistenti (5 Stelle e vecchio centrodestra, appunto). Spalancando le porte al progetto del nuovo fronte identitario.

Che cosa fare, ora?

La Meloni deve ormai prendere delle scelte: battaglia di retroguardia di rautiana memoria (come vorrebbero La Russa e i vecchi colonnelli, che si giocano la loro permanenza nello scenario politico) o lanciarsi in qualcosa di nuovo e lavorare con Salvini?

E come proseguirà Tosi? Forza Italia è finita, resterà a galla con un pacchetto tra il 5 e il 10% utile per le trattative con chi governa, dunque – visti anche i modestissimi risultati di NCD – il progetto con Passera parte decisamente monco e con poche prospettive. Per il sindaco di Verona ha poco senso uscire da un movimento proprio quando risulta vincente, per imbarcarsi in qualcosa che otterrebbe il consenso solo di qualche potere forte ma non della popolazione. Mentre, se tornasse con intelligenza e organicità sui suoi passi, accanto a Salvini potrebbe costituire una forza importante.

Anche perchè l’astensionismo dilangante (per grandissima parte attribuibile al centrodestra) fa capire che i margini di vittoria contro Renzi alle prossime elezioni politiche sono concreti per Salvini, come già accennato sopra. Il Paese va male e l’Europa – della quale Renzi è remissivo servitore – ci sta affondando. Il leader del Carroccio ha lo scettro in mano: può mettere al tavolo gli altri per costruire un progetto politico alternativo probabilmente vincente nell’immediato o – se questi risulteranno sordi – procedere in solitaria nella costituzione di un fronte identitario che richiederebbe certo un po’ di tempo in più ma sarebbe con certezza vincente domani. Come d’altronde sta abbondantemente dimostrando Marine Le Pen in Francia: perchè, come spiegava già Fratus (de Il Talebano) su diverse testate, l’assodata crisi del modello ultraliberista impone come unica strada da cavalcare quella basata su un modello di società comunitarista, della quale solo i movimenti identitari possono esserne gli esecutori materiali e solo l’Europa dei Popoli la casa dove concretizzarla.

Vincenzo Sofo (tratto da www.vincensosofo.net)

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