LA NUOVA RELIGIONE DEI “DIRITTI” E IL REGNO DEL CAOS
I diritti dell’uomo sono oggi l’indiscutibile architrave della politica, del diritto e dell’ideologia dominante.
Nonostante abbiano avuto in passato avversari prestigiosi , essi vengono ormai assunti come un’assoluta verità, che nessuno osa mettere in discussione, pena l’ostracismo intellettuale. Ebbene, poiché il divieto di fare domande corrisponde al totalitarismo del pensiero, ribellandoci a questa logica diventa un dovere chiederci se, al pari delle altre idee che muovono la storia, essi corrispondano a verità o falsità. E’ infatti il suo grado di verità o di falsità che rende buona o cattiva qualsiasi idea.
Non c’è dubbio che dei “diritti” oggi si faccia un uso distorto. Non c’è operazione di polizia internazionale, guerra umanitaria o azione imperialista con bombardamenti, che ormai non si giustifichi con l’appello a presunti diritti umani violati. E non c’è sentenza “creativa” della magistratura che non si appelli, anche e soprattutto quando offende il comune buonsenso, ai diritti dell’individuo. E non c’è ormai desiderio che la cattiva politica “liberal” non tenti di trasformare in “diritto”: dalle rivendicazioni sodomitiche e femministe, al cambio di sesso, all’affitto dell’utero, alla prepotenza dell’invasione migratoria di massa. Si potrebbe però obiettare che una buona idea non è inficiata dal suo costante abuso. Si potrebbe sostenere che il giusnaturalismo moderno, nelle sue dichiarazioni ufficiali (1776, 1789, 1945) rimane una solida e benevola impalcatura, nonostante la sua attuale distorsione postmoderna.
Ebbene, non è così. L’ideologia dei diritti dell’uomo è cattiva sin dall’inizio, perché presuppone una fallace antropologia: quella dell’individuo- atomo. Cioè di un uomo dall’esistenza non sociale e non politica, presunto autosufficiente, astratto dalle sue appartenenze costitutive, concepito su un piano di indistinzione rispetto ai suoi simili. E un’antropologia falsa anche perché antropocentrica, implicante l’assunto che di ogni cosa è misura l’uomo. Una dimensione antropocentrica e non teocentrica, che quindi un spirito religioso non può accettare, nonostante gli errori di pontefici come Paolo VI o Giovanni Paolo II, apparsi a tratti assai più ansiosi di esportare nel mondo l’ideologia dei diritti umani di quanto non lo fossero di esportare il Vangelo.
Quindi Il protagonista dell’ideologia antropocentrica dei diritti è un singolo astratto, senza qualità, staccato da ogni appartenenza costitutiva, supposto come autosufficiente, dalla natura non sociale. Gli uomini dei diritti sono atomi fluttuanti, liberi ed uguali , privati da ogni dimensione profonda e costitutiva del loro essere. E’ un’ antropologia falsa, quindi sbagliata, frutto dell’individualismo moderno, dell’’individualismo egualitario che innerva il liberalismo.
I giusnaturalismi moderni, al contrario dei giusnaturalisti classici e medioevali, esaltarono la dimensione soggettiva e non oggettiva del diritto, affermando non tanto il diritto, ma i “diritti”, al plurale. Diritti che poi, ad ogni solenne dichiarazione, aumentarono di numero. I diritti dell’individualista e contrattualista liberale John Locke erano soltanto tre (alla vita, alla libertà, alla proprietà) quelli di Thomas Jefferson (nel Preambolo della Dichiarazione di Indipendenza americana) si erano già moltiplicati. Proliferarono ulteriormente nella Dichiarazione del 1789, strariparono per quantità nella Dichiarazione Onu del 1948.
Ma quest’uomo come individuo, questo atomo non legato con gli altri uomini,da niente di stabile e duraturo e tantomeno essenziale, quest’uomo non caratterizzato da nessuna qualità costitutiva del suo essere, non è poi lontano da quello concepito da un’ altra antropologia affine: quella che nasce dalla mentalità calcolante del regno del denaro, del capitalismo, dell’affarismo . Anche qui , per questa ragione strumentale e calcolante, qli individui sono semplicemente produttori, lavoratori, consumatori del tutto intercambiabili, a prescindere dalla provenienza, dalla storia, dalla religione, dalla cultura, dall’identità. Si tratta di un modello livellante e quantitativo molto simile a quello dei diritti dell’uomo. Non a caso il grande capitale è oggi a favore dell’immigrazione di massa quanto la sinistra liberal-dirittista. Nonché ai diritti di Sodoma e del femminismo più insaziabile.
Per concludere, l’attuale deriva postmoderna dei diritti era già scritta dall’inizio in una fallace concezione dell’uomo. Anche se solo oggi assistiamo –come afferma Andrea Rognoni, illustre studioso monzese delle identità – “ad una nuova egolatria, che ha attecchito nella psiche delle persone, per la quale tutti sono affamati di nuovi diritti, come l’aborto, l’eutanasia, lo ius soli. E’ la via principale per l’omologazione, e la nuova tentazione del suicidio collettivo”. Non si potrebbe dir meglio.
Martino Mora
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