BALLE SPAZIALI
In un mio precedente articolo avevo provato ad affrontare la figura di Mauro Biglino e a confutare la sua interpretazione della Bibbia, soffermandomi sugli aspetti più generali che vanno a minare radicalmente la credibilità delle sue ipotesi. Ora vorrei provare a focalizzare il discorso direttamente sul testo, per vedere su un piano più pratico i limiti della sua “esegesi”.
Lo spunto da cui parto è un’intervista al Fatto Quotidiano (del 19/12/2017, “Gesù era un alieno?”) rilasciata dallo scrittore piemontese, che definisco ‘scrittore’ in quanto Biglino non è professore, né dottore in Studi Biblici. Lui sostiene di essere stato il traduttore delle Paoline, ma in realtà ha solamente ‘collaborato’ a due traduzioni di don Piergiorgio Beretta, che ovviamente si guarda bene dal sostenere le tesi che Biglino espone. Volendo essere precisi si potrebbe anche dire che i libri biblici a cui Biglino ha collaborato sono i Profeti Minori e le Meghillot, testi relativamente tardi, e non la Torah che è alla base delle sue ipotesi biblico-spaziali.
In questa intervista si parla di Gesù, o meglio della sua nascita, quindi un episodio del Nuovo Testamento: secondo Biglino, Gesù sarebbe il figlio di Maria e di Gabriele, e l’annunciazione non sarebbe altro che la descrizione di come Gabriele l’avrebbe messa incinta. Ma chi è Gabriele? Non un arcangelo, anzi non si chiamerebbe neppure Gabriele. Gabriele deriva dall’ebraico Geber-El, “potenza di El”. El è il termine ebraico per Dio, sebbene la Bibbia presenti normalmente la forma plurale Elohim, secondo una modalità diffusa nelle lingue semitiche per parlare della divinità. Normalmente tutte le lingue semitiche quando parlano di dio (e spesso anche del sovrano) usano in segno di rispetto un plurale accrescitivo, una sorta di plurale maiestatico, per intenderci. Secondo Biglino, invece, gli Elohim sarebbero delle creature di origine extra terrestre, giunte sulla terra nell’antichità e che si sono dedicati a sottomettere i terrestri in virtù delle loro superiori conoscenze. Yahweh in particolare sarebbe l’Elohim che domina sugli Ebrei.
Sempre secondo Biglino, questo sarebbe facilmente dimostrabile leggendo la Bibbia, che in QUALSIASI PUNTO mostra gli Elohim come un insieme di persone diverse e sempre come un gruppo plurale, non coincidente con il singolo Yahweh.
A questo punto io apro la mia Bibbia, trovo Deuteronomio 6,4 (ovvero lo Shemà Israel, una delle parti più antiche della Bibbia e probabilmente la più antica preghiera ebraica, oltre che la più importante) e trovo Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo (in ebraico Ehad). Anche volendo accettare la correzione bigliniana si leggerebbe Yahweh è il nostro Elohim, ed è UNO SOLO.
In tutto ciò non dimentichiamo che nella più antica traduzione della Bibbia, la Settanta del III secolo a.C. (e perciò più antica del testo Masoretico che usa Biglino), Elohim è sempre tradotto come un singolare (ovviamente come Dio).
Ma torniamo all’Annunciazione (riportata nel primo capitolo del Vangelo di Luca): Gabriele non sarebbe un angelo, dicevamo, ma un uomo. Un ‘Gabriele’, appunto, ovvero un individuo in carne ossa che “esercita il potere in nome di El”, una sorta di funzionario di questi Elohim, inviato da essi a ingravidare la giovane Maria. Anche qui, quindi, sarebbero stati i teologi successivamente ad aver inserito aspetti religiosi e soprannaturali in una scena che in origine non li presenta.
Gabriele, quindi, non è un nome proprio ma un ruolo, e il suo significato è ricavabile dall’etimologia Ebraica. Ora, al di là del fatto che nomi propri con dentro la radice EL in ebraico sono comunissimi (Michele, Raffaele, Ezechiele, Gioele, Natanaele…), per cui dovremmo dedurre che l’apparato burocratico di questi Elohim sarebbe stato di dimensioni ragguardevoli, il punto che Biglino elude è abbastanza macroscopico.
L’Annunciazione è scritta in greco, non in ebraico.
Luca è madrelingua greco e scrive il suo Vangelo in greco. Parlava abitualmente greco e i suoi scritti si rivolgono a lettori di lingua greca. Possibile conoscesse l’aramaico, lingua della Palestina dell’epoca, possibile anche conoscesse l’ebraico, ma all’epoca non era più lingua d’uso da secoli, usata solo nella preghiera e nei servizi sacri, grossomodo come il Latino per i Cattolici.
Luca scrive: Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una Vergine… (Lc 1,26-27).
Come si può in questo contesto pensare che Gabriele sia non il nome proprio ma indichi un funzionario di questi Elohim? Ma soprattutto, che senso aveva scrivere quest’unica parola in ebraico (e per giunta traslitterata) in un testo greco, che si rivolgeva a lettori greci?
Non è possibile qui analizzare l’intero testo, ma sarebbe interessante capire dove Biglino veda una scena di sesso, visto che il racconto è breve e consiste nel semplice annuncio di Gabriele.
Infine, una semplice annotazione storica: il vangelo di Luca è scritto nel I d.C. e racconta di fatti immediatamente precedenti, che avvengono quando la Palestina è sottomessa ad Erode il Grande ed è ormai entrata nell’orbita di potere romano, pur mantenendo una certa autonomia. Dobbiamo perciò dedurre che sotto l’Impero di Augusto (quindi non in un passato antichissimo) ci fossero ancora questi individui di origine non terrestre che esercitavano il potere e inviavano i loro burocrati a ingravidare fanciulle? Il tutto ovviamente senza lasciare tracce storiche né documenti.
Ultima cosa: Biglino cita un importante teologo, Jean Daniélou, per sostenere che Gabriele e lo Spirito Santo siano la stessa cosa, per cui non è lo Spirito Santo a discendere su Maria ma, più prosasticamente, è il Gabriele/funzionario a metterla incinta. In realtà Daniélou dice ben altro, e cioè che Dio interviene nella storia e il modo in cui lo fa viene espresso nelle Sacre Scritture attraverso le figure angeliche come Gabriele e attraverso lo Spirito Santo. Di sicuro non voleva dire che anche lo Spirito Santo è una sorta di emissario di questi Elohim, altrimenti dovremmo desumere che, quando negli Atti degli Apostoli (sempre di Luca) si descrive la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, l’autore stia descrivendo una pioggia di funzionari?
Andrea Campiglio
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