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UNA CLASSE DIRIGENTE NON PUO’ ESSERE IGNORANTE

La Falsa pandemia di Covid-19 ha avuto effetti catastrofici sul nostro Paese: una catastrofe sanitaria, economica e democratica senza precedenti. L’Europa ha mostrato apertamente tutte le sue contraddizioni e le sue debolezze; sempre che di Unione Europea si possa ancora parlare. 


In questo momento di grande difficoltà, al Paese manca un Governo all’altezza della situazione che sappia analizzare le problematiche e proporre soluzioni adeguate.
Su queste e su altre questioni si è interrogata Arcadia, un gruppo di intellettuali e militanti politici in un evento online sulle pagine Facebook di otto giornali e case editrici: Secolo d’Italia, Qelsi, Il Primato Nazionale, Meridiana, Il Sovranista, Eclettica, Cultura Identità e il Talebano. L’evento si è riproposto la costruzione di un nuovo modello culturale, politico ed economico che riparta dalla sovranità popolare e nazionale degli Italiani per poter costruire un’Italia libera, indipendente e sovrana.
Per costruire un mondo diverso da quello che sta andando in rovina abbiamo bisogno di un Governo adeguato e non di una classe dirigente per lo più debole, inadeguata se non addirittura cialtrona.


Su questo punto si è soffermato Ernesto Galli della Loggia che, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera e intitolato “Non c’è classe dirigente senza solida cultura generale”, affronta tre aspetti fondamentali della questione: le capacità che deve possedere una classe dirigente per poter essere tale, come e dove si devono formare le suddette capacità e il ruolo della borghesia produttiva.
 
Per quanto concerne il primo punto Galli della Loggia individua quattro delle capacità principali che una classe dirigente deve possedere per poter essere considerata tale: la prima è una visione complessiva del proprio Paese (condizione indispensabile per poter immaginare sia il suo futuro sia il tipo di società, di valori e interessi che il Governo deve incarnare), la seconda è un’adeguata conoscenza del Paese stesso e del mondo (Galli della Loggia puntualizza che condizione necessaria per il possesso di questa capacità è la conoscenza del passato con specifico riferimento alle vicende politiche e agli aspetti culturali), la terza è un alto tasso di disinteresse personale e la quarta è la capacità di assumersi le responsabilità, ovvero la capacità di prendere decisioni.
 
Sede di formazione di queste capacità è l’istruzione scolastica basata sulla cosiddetta cultura generale con una forte presenza delle materie umanistiche (come sottolinea Galli della Loggia infatti, per poter riconoscere l’essenziale bisogna sapere molte cose), mirata alle conoscenze proprie delle diverse discipline e non sul “saper fare” e infine basata esclusivamente su criteri di tipo meritocratico.
 
È importante soffermarsi sul valore e sul ruolo di una vasta e robusta cultura generale. Quest’ultima è la principale fonte di caratteristiche e abilità (quali duttilità, capacità di orientamento, ampiezza di orizzonti) che permettono di compiere quelle scelte di portata generale e di natura complessa che competono alla classe dirigente.
 
Una formazione della cultura generale basata sulle materie umanistiche inoltre è quella più predisposta a fornire modelli etici, esempi di forza d’animo, di tenacia, di comportamenti ispirati all’obbedienza ai valori; tutti aspetti che lasciano un’impronta positiva nella formazione della personalità.
 
Ma una società che ha compiuto di proposito lo smantellamento del tipo di istruzione appena tratteggiato, e che dunque tende a non offrire un tipo di formazione che è invece fondamentale per la creazione di una classe dirigente che sia degna di essere chiamata tale, come può anche solo pensare di non dover assistere all’inarrestabile debacle della sua classe dirigente?

Beatrice Mantovani

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