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LA LEZIONE DEL MEDIOEVO

La lezione dei tempi che furono

Partiamo con il dire che il Medioevo, almeno nella percezione comune, non gode tuttora di una buona fama: paga i pregiudizi rinascimentali ed illuministici che lo bollano come un’epoca buia, di oscurità e ignoranza, una sorta di lunga parentesi di decadenza tra i fasti del mondo antico e, appunto, la Rinascita del XV secolo.

Anche a scuola spesso è affrontato superficialmente e frettolosamente, senza purtroppo approfondire quella che rimane un’epoca indubbiamente affascinante e complessa.

Nonostante questo, credo che a livello di immaginario collettivo poche epoche facciano parte del patrimonio comune occidentale quanto quella medievale: pensiamo ad esempio al Medioevo dei monaci, i famosi frati amanuensi, che ci immaginiamo chini nelle loro celle a copiare codici antichi. Quasi la totalità della letteratura classica ci è giunta grazie alla loro paziente opera di trasmissione. Ho sempre trovato affascinante queste figure che, in un’epoca ingiustamente considerata ignorante, cercano di salvare dall’oblio le opere dei secoli precedenti… se ci pensiamo è un gesto estremamente altruista: non vivono chiusi nella propria epoca, ma si concepiscono come parte di una comunità più grande e non lasciano morire la cultura, ma si preoccupano di trasmetterla a coloro che verranno dopo, in quanto parte della stessa civiltà.

Il Medioevo è l’epoca delle grandi cattedrali, dei lunghi pellegrinaggi e dove la religiosità impregna profondamente la vita dell’uomo. È anche forse l’unica epoca in cui l’Europa occidentale si trova unita sotto il Cattolicesimo, dopo le eresie del Tardo Antico e prima della riforma protestante, condividendo lo stesso codice etico e la stessa tensione spirituale. La religione sarà un legame fortissimo, il latino, lingua sacra, consentirà la costruzione di una cultura comune e la stessa idea di Europa nasce con il Medioevo e grazie alla Chiesa. Mentre fino al V secolo il Reno e il Danubio costituivano il limite ultimo del mondo latino adesso gli equilibri si spostano: il Mediterraneo, prima considerato il centro del Mondo, è ora un mare divisore e segna il confine tra Cristiani e Musulmani; dall’altra parte, invece, con il diffondersi del Cattolicesimo al Nord si creano nuove relazioni, i confini si ampliano e si spostano fino alla Scandinavia, rendendo centrali regioni prima periferiche come la Germania e le isole britanniche, di fatto andando a creare l’idea di Europa ancora attuale, almeno dal punto di vista geografico.

Il Medioevo è l’epoca della cavalleria, con i suoi valori e con il tentativo di inserire la guerra e la violenza in un sistema di Cristiano, in modo che il militare non sia un assassino ma metta la sua spada al servizio di Dio e del Sovrano, attraverso una serie di norme etiche vincolanti. È l’epoca del ciclo di Orlando, figura che forse più di ogni altra incarna l’ideale medievale: nobile, paladino dell’imperatore dei Franchi, morto nell’VIII secolo a Roncisvalle per la fede Cristiana e per il proprio sovrano combattendo contro i Musulmani (almeno così vuole il mito letterario), la sua leggenda si diffonde in tutto il mondo medievale e in tutte le classi sociali, che in lui trovano un punto di riferimento e un portatore di una serie di valori riconosciuti come comuni: la saga del cavaliere franco caduto in Spagna da lì si diffonde e viene ripresa nella Francia del XII secolo, dai normanni che ne ambientano le prime gesta in Calabria, da Dante, dalla letteratura cortese dell’Italia centro-settentrionale (ambiente da cui scaturiranno, anche se tramite una profonda rivisitazione dei temi e del personaggio, i poemi di Boiardo e Ariosto in epoca rinascimentale), ma possiamo trovare tracce di questa saga anche all’estremo Nord dell’Europa: in Norvegia e nella isole Fær Øer e all’estremo Sud, nel popolare opera dei Pupi siciliana.

Sono questi i racconti che animano l’immaginario medievale, ritenuti importanti non tanto perché veri storicamente ma perché racchiudono una serie di immagini e idee che ognuno può riconoscere come proprie, che in modo diverso si diffondono nei racconti popolari come nelle corti di tutta Europa.

Il Medioevo è infine anche l’epoca delle Crociate e degli ordini monastico-cavallereschi, sintesi perfetta dei valori guerrieri e religiosi che impregnano quest’epoca. È affascinante come una realtà politica estremamente frammentata come quella medievale risponda coesa e unanime all’appello di papa Urbano II per liberare il Santo Sepolcro e consentire la ripresa dei pellegrinaggi. Le varie comunità politiche, spesso di dimensioni regionali se non addirittura cittadine, si riconoscono in una comunità più grande, quella cristiana. Tra l’XI e il XIII secolo, sovrani, imperatori, monaci, cavalieri ma anche semplici fedeli provenienti dalle fasce più povere della popolazione (le cosiddette Crociate dei Pezzenti) prendono la via dell’Oriente, con destinazione Gerusalemme, in quanto percepiscono che la questione del Santo Sepolcro è una tragedia che tocca tutti i Cristiani direttamente.

La base della visione medioevale è la forte organicità, il ritenere il tutto parte di un’unità intrinseca (spirituale, politica, culturale…), il far convivere e valorizzare le varie identità e comunità particolari in una visione più grande.

L’uomo del Medioevo aveva il grande dono di capire che c’era qualcosa di più grande di lui ma di cui lui stesso era parte e che lo riguardava.

Mi rendo conto che paragonare epoche diverse e situazioni sociali diverse sia storicamente difficile e spesso porta a errori e semplificazioni, ma non posso fare a meno di pensare che in un’epoca come la nostra, dove c’è un culto esasperato dell’individualismo, dove i legami comunitari sono disprezzati e dove sembra che la massima aspirazione dei progressisti sia smantellare qualsiasi entità sovraindividuale e spirituale, in un’epoca malata di solitudine come la nostra avremmo molto imparare dal Medioevo.

Andrea Campiglio

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