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IL RAZZISMO ESISTE SOLO PER I DARWINISTI

Niente Darwin, niente discriminazioni

Quante volte sentiamo parlare di razza e di difesa della stessa? Ma spesso alla domanda cosa è una razza escono semplificazioni o argomentazioni che nulla hanno a che fare con la realtà, inoltre si mischiano concetti obsoleti nati oltre 300 anni fa. È noto che la differenza morfologica delle diverse persone può creare disagio e, in alcuni casi, anche paura. Il diverso (apparente) può mettere in soggezione; ma questa diversità è reale o al contrario è solamente visiva ma nella sostanza non esiste?

Iniziamo con l’affermare un fatto inequivocabile: esiste una definizione di razza a livello scientifico riconosciuta valida? No. La classificazione biologica delle razze passa da due a 200 e spesso le definizioni entrano in conflitto tra loro. Se nel campo dell’astronomia tutti sono d’accordo di come classificare i pianeti, i sistemi solari, le stelle, noi sappiamo che così non è per quanto riguarda l’uomo: non si è in grado di dimostrare un eventuale numero di razze come non si è in gradi di stabilire specificatamente la differenza biologica.

Comunemente le persone stabiliscono la differenza di una razza da un’altra tramite il colore della pelle, ma è una metodologia che scientificamente ha senso? Ogni persona sulla terra ha una colorazione della pelle differente e il pigmento responsabile (principalmente) è la melanina; in sostanza il colore della pelle di tutte le persone è lo stesso, ma varia la tonalità della colorazione. La melanina ha due forme che sono: l’eumelanina (marrone/nero) e la feomelanina (giallo/rosso). È la percentuale delle due forme presente a determina la tonalità del colore della pelle.

Coloro che vivono in regioni vicine all’equatore hanno la pelle più scura per proteggersi dal rischio di cancro alla pelle, mentre coloro che vivono più vicino al polo nord come al polo sud avranno la pelle meno scura perché la luce solare è meno intensa e quindi la pelle più chiara servirà per produrre più efficacemente la vitamina D. Con il passare dei secoli, le caratteristiche favorevoli si sono trasmesse nel pool genetico facendo diminuire quelle meno utili portando a una variabilità genetica nelle popolazioni isolate a diminuire progressivamente. Questa è la motivazione per cui oggi le persone nere hanno bimbi con la pelle scura e le persone con la carnagione chiara i bambini con pelle bianca. Ma nella sostanza, in entrambi i casi, e’ di perdita di informazione genetica, entrambe le popolazioni hanno una sostanziale diminuzione della variabilità.

Lo studio dei genomi ha dimostrato che il dna di ciascuno di noi coincide con quello di qualsiasi sconosciuto, ciascuna popolazione al mondo ospita in media l’88% della variabilità dell’intera specie umana. In sostanza il significato è uno solo: individui di popolazioni lontanissime possono essere molto più simili a noi del nostro vicino di casa.

Una ricerca molto interessante a dimostrazione di quanto presentato sopra è quella denominata: Eva Mitocondriale e presentata sul magazine Newsweek[1]. La ricerca si è sviluppata con questi presupposti:

  • Placenta di 147 donne provenienti da tutte le parti del mondo
  • DNA mitocondriale
  • Il DNA mitocondriale passa intatto da madre a figlia

La conclusione della ricerca ha dimostrato:

  • Similitudine tra donne: molto elevata
  • L’uomo moderno non si è evoluto lentamente in luoghi separati del mondo
  • L’uomo discende da un’unica donna
  • L’età calcolata di Eva (la madre di tutti): 200.000 anni[2]

La ricerca oltre ad avere stabilito la discendenza da un’unica donna e quindi una forte fratellanza biologica ha prodotto problemi inerenti alla ipotesi darwinista ed evoluzionista, i 200.000 anni erano troppo pochi, troppo pochi per chi sosteneva che gli esseri umani sono emersi “milioni” di anni fa. Per questo motivo, la ricerca, è proseguita concentrandosi sul comprendere quanti anni realmente avrebbe potuto avere la prima donna, la mamma di tutta l’umanità. Dopo 10 anni la ricerca si concluse e su Science magazine[3] in un articolo specifico è stato possibile leggere:

introducendo nuove procedure forensi, il DNA mitocondriale sembra mutare molto più velocemente delle aspettative, sollevando delle questioni preoccupanti rispetto alla datazione degli eventi evoluzionisti

Rispetto alle cause, gli evoluzionisti sono maggiormente preoccupati a riguardo degli effetti di un ritmo di mutazioni piu’ rapido

Il proseguimento della ricerca aveva condotto i ricercatori a fare una scoperta incredibile, assolutamente inaspettata: l’età calcolata di Eva, la prima donna, la madre di tutta l’umanità, con le nuove tecniche di ricerca avrebbe solamente 6.000 anni.

Il dato riportato ha sconvolto gli scienziati che hanno manifestato dubbi, nel 2015 alla Cornell University il genetista Jhon Sanford ha presentato una ricerca documentatissima e verificabile in cui dimostra come l’uomo abbia solamente 6.000 anni.

Le due ricerche (che comunque possono essere sottoposte a falsificazione e rivelarsi errate) hanno una confermato come l’uomo discenda da un’unica coppia, che tutta la specie umana è imparentata.

In questa breve presentazione ho presentato le motivazioni di carattere scientifico che spiegano come le “razze” non siano una realtà, e al contrario ho messo ben in evidenza un fatto poco discutibile: siamo tutti parenti e le differenze tra i diversi uomini e donne sono una perdita di informazione nel codice genetico.

Non è la morfologia degli uomini a fare la differenza, la diversità estetica. La differenza è dettata dagli usi e costumi, dall’esperienza millenaria che ogni popolazione ha nei confronti delle altre.

Fabrizio Fratus

 

 

 

[1] Numero di gennaio, 1988 il titolo dell’articolo era: La ricerca di Adamo ed Eva

[2] Età stabilita in relazione a tutte le mutazioni possibili del DNA

[3] Articolo del 1998

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