LA DOMENICA? ANDATE PER I BOSCHI (E A MESSA)
È anche partita la stagione di caccia: usiamo queste giornate per recuperare il rapporto col Sacro
Sì, lo ammetto, ho la fortuna di non necessitare dell’occupazione domenicale. Parto con questo handicap. Esistono mestieri, come il ristoratore o il medico, che, per loro stessa natura, contemplano la domenica e che, per questo, una certa retorica vorrebbe equiparare a quello del commesso in un centro commerciale. Sicuramente, se da ciò dipendesse la nostra sopravvivenza economica, tutti o quasi lavoreremmo in questo giorno. Ma, doversi rinchiudere in un grande magazzino la domenica, è vera libertà? Detto francamente: chi se ne frega del lunedì libero!
Per evitare però di essere definito, oltre che fortunato, retrogrado ed idealista utopista, mi soffermo sull’aspetto razionale: più costi per le aziende? Sicuramente; più consumi? Opinabile, dal momento che i fattori di crescita sono svariati e considerando anche che, se qualcuno vuole acquistare, lo fa a prescindere dal giorno della settimana; vantaggi per i piccoli negozi (chiedo scusa se scado nella populistica retorica del negozietto sotto casa) che tengono aperti dal lunedì al sabato? Sicuramente no; più società liquida? Sicuramente sì!
La domenica è il giorno del Signore e dei boschi, della famiglia e dei laghi. Le radici cristiane e pagane d’Europa sono già fin troppo sotto attacco. Snaturalizzare la domenica significa favorire l’ascesa del consumo come epicentro della nostra esistenza. È più utopistico cercare di salvaguardare la sacralità nell’era del mercatismo oppure organizzarsi per una crescita economica infinita in un mondo finito? Provate a passare al bosco, anziché al centro commerciale. Troverete la risposta…
Lorenzo De Bernardi
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