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IL GIUDICE HA DETTO “VIETATO AMARE”

Il confine sfocato tra un amore sincero e la più buia delle celle

Mio nonno, se il lettore mi concede la licenza di citare un fatto personale, negli anni ’50 faceva trenta CHILOMETRI di bicicletta per recarsi sotto la casa di mia nonna e dirle che l’amava. Sono stati sposati per 50 lunghi anni fino alla morte.

Se un giovane di oggi si comportasse come si comportava mio nonno, piantonandosi sotto casa di una ragazza, molto probabilmente verrebbe preso per maniaco, nel migliore dei casi, mentre nel peggiore verrebbe accusato di stalking.

Questo reato, previsto dal codice penale italiano dal 2009, punisce atteggiamenti “persecutori” in cui un soggetto, mostrandosi particolarmente attaccato o affezionato a un altro, gli dimostra eccessive attenzioni causandogli degli stati di ansia o paura.

Quindi si tratta di un caso, punibile col carcere, in cui non si punisce propriamente un atto di violenza fisica, come una aggressione o uno stupro, bensì si va a punire una esternazione di uno stato emotivo o affettivo, attuato con atteggiamenti che possono essere soltanto parole, dette a voce o per iscritto, che si configurano come molestie.

Da sottolineare quindi che la punizione avviene per parole di affetto esternate, non per insulti, calunnie, ed offese.

E ciò che rende il soggetto che ama un criminale è appunto l’ansia e la paura che genera in chi riceve questa dichiarazione. In altre parole: il sospetto.

Il codice penale parla chiaramente quando riferisce che la differenza fra una dichiarazione e una molestia è lo stato di ansia che il destinatario può avere dalla dichiarazione, ovvero sia la percezione, completamente soggettiva, che può averne. Di conseguenza il crimine nasce da uno stato soggettivo e pienamente volubile più che da uno stato oggettivo.

L’impossibilità di esternare uno stato profondo del sentimento, senza correre il rischio di un disattento fraintendimento, parziale, che si evince da uno stato psicologico, è senza dubbio frutto del radicale cambiamento dei mezzi di comunicazione dei giorni nostri.

Il 2009 non è una data casuale, è l’avvento dei social network, il proliferare indistinto di piattaforme sociali che tutti ormai potevano tenere in tasca in uno smartphone sostituendo i rapporti umani basati sugli sguardi con quelli basati sulla virtualità. Il network costringe a comunicazioni veloci, immediate, telegrafiche e superflue, limitando il pensiero e le emozioni a comunicazioni di scarso spessore, atrofizzando lo stato emotivo e impedendogli di scendere in profondità.

Quella stessa profondità emotiva che, altrove, se fraintesa, diventa motivo di condanna e che addirittura si trasforma in un crimine. Siamo proclivi a esternare qualsiasi cosa ci passi per la testa senza filtri né disamine, e questa è la “libertà” che ci è concessa oggi all’unica condizione che tale esternazione si conservi in superficie. Se essa va a coinvolgere un affetto profondo e viene esternata in un modo inadeguato allora va severamente punita e diventa una molestia.

Dire a una ragazza “ti amo” diviene in alcuni casi una colpa profonda, tanto più profonda quanto la follia di questa società che ha messo sul banco degli imputati il sentimento e la spontaneità.

Prima che inventassero il concetto dello stalking, prima che nella nostra società comparisse questa parola, non c’era nemmeno la categoria mentale di questo innovativo “molestatore seriale”. Si tratta di un tipico caso orwelliano in cui chi controlla il linguaggio controlla la realtà, e questo controllo avviene attraverso una neolingua, ovviamente di importazione straniera, derivata da una potenza economica che ha ridotto gli uomini a soggetti che producono e consumano.

Il liberismo economico, che non riconosce stati interiori all’uomo, non poteva che agire dichiarando quegli stessi stati interiori un crimine. La dichiarazione di guerra all’interiorità umana è in corso da decenni, come è noto, e su tutti i fronti, ma quello che colpisce qui è che la elementare capacità che ci rende appunto uomini, ovvero la capacità di amare, è messa sotto accusa. Vietato amare.

Le simpatie e gli affetti, qualora sussistano, non devono essere esternate se non nei modi imposti dalla legge. Migliaia sono i casi di uomini perseguitati dalla legge perché si sono dichiarati troppo bruscamente alla donna di cui erano innamorati, o uomini che sono stati arrestati per il solo fatto di aver chiesto un bacio alla donna di cui si erano invaghiti.

E mentre le illecite esternazioni di affetto e di stati profondi dell’animo vengono punite come molestie e violenze verbali, dall’altro lato passano impuniti ladri, truffatori, assassini. Mentre il sentimento è incatenato e messo a tacere si distoglie l’attenzione dai reali problemi che portano alla tumefazione sociale.

Gli stessi canali mediatici che criminalizzano l’amore rendono lecita ogni violenza, insulto, bombardando social network, Tv e giornali on line di insulti, violenze e rancori.

L’immagine di una donna che allatta amorevolmente suo figlio viene rimossa dalle piattaforme sociali perché offensiva del pudore e nello stesso tempo si incita alla violenza e all’odio se uno esprime una opinione non conforme.

Il messaggio è chiaro: l’odio è lecito, l’amore è una molestia.

L’amore suscita paura, allarme, e ad esso si sostituisce l’odio. E questo è un processo immane voluto dall’alto, da chi detiene i mezzi della produzione massificata, da chi forgia l’economia mondiale. Perché i due fatti non sono per nulla distinti.

Chi ama, infatti, non pensa al guadagno personale, chi ama dona, gratuitamente, senza ricevere in cambio. È la profondità stessa di questo stato emotivo, quello del dono, che si pone in totale antitesi con la società del mercato. Il dono infatti non produce ricchezza, non viene tassato, non è quotato in borsa. E sterminare alla radice la mentalità dell’offerta disinteressata significa colpire le relazioni uomo-donna alla base. Renderle fungibili, sostituibili.

Il concetto dell’amore come dono è totalmente antieconomico e come tale va combattuto.

Ci si chiede come possa una relazione umana, una coppia, che si presuppone coltivi un amore profondo, recondito, fondato sulla reciproca fiducia e fedeltà, persistere e durare, se il messaggio consumistico è questo. Se ogni emergere di una profondità è messo sotto scacco. Ed è proprio questo quello che accade, che le relazioni uomo donna durano qualche mese e il partner viene sostituito come un oggetto di consumo che invecchia e che abbruttisce.

La verità è che chi ama, chi coltiva una profondità, ha il potere di rovesciare le istituzioni, di scardinare i rapporti del potere economico ed è per questa ragione che nella nostra società è vietato amare.

E questo la società del consumo lo sa molto bene perché, come ebbe a dire il filosofo Friedrich Nietzsche:

Non la forza, ma la costanza di un alto sentimento rende gli uomini superiori.

Emanuele Franz

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