ALL’ARMI! SIAM FASCISTI?
Breve estratto dal libro di Luigi Iannone, in edicola con Il Giornale
Il dibattito sul «fascismo eterno», che prende il via a ogni inizio di primavera, rende meno acuti i tratti più granitici solo ai primi freddi autunnali. Durante l’inverno riduce la sua potenza deflagrante, ma poi, come d’incanto, si ripropone con tutti i suoi noiosi déjà vu con l’incipiente calura estiva. E infatti con l’arrivo della bella stagione, il ciclo raggiunge l’acme e, da questo punto di vista, quella appena passata, si è rivelata la più torrida e assurda.
A destare l’attenzione dei media, zombie tirati fuori da un passato lontano. «Morti-viventi» come i gerarchi di Salò e Mussolini; un mondo riesumato a uso e consumo di politicanti di quart’ordine. È stato infatti sufficiente qualche saluto romano per mandare su tutte le furie il solito e immarcescibile democratico (in genere, un ex comunista convertitosi poco prima o un attimo dopo la caduta del Muro) il quale, pur auspicando corti marziali, coprifuoco e censura, non ha mai il coraggio di sostenerli in pubblico e perciò cela il moralismo rivoluzionario dietro spericolati «aggiustamenti» del codice penale.
In questa estate del 2017 ci hanno raccontato di rigurgiti neofascisti, trame nere, squadracce in preda a violenze, estremismi rinascenti, raduni nazisti, adunate sediziose, riti pagani, consigli comunali occupati da orde di vandali in camicia nera. Un clima generale corroborato da centinaia di articoli e decine di trasmissioni televisive in cui l’allarmismo, in taluni casi, era pure motivato da stupide intemperanze riversate in internet che, però, nel frattempo, diventando sfogatoio per gli istinti più bassi, ha amplificato una situazione che invece rimane assolutamente nella norma.
Ma la «geometrica potenza» dell’antifascismo italiano ha caratteristiche proprie, impressionanti e soprattutto pilatesche. Ne aveva colto i viluppi Giuseppe Prezzolini quando, in tempi non sospetti e con l’abituale coraggio, scriveva: «In Italia non c’è stata una rivoluzione antifascista. Gli antifascisti hanno vinto mediante le bombe americane e inglesi, e le truppe negro-brasilio-polacche. Se non ci fosse stato l’esercito alleato, mai gli antifascisti avrebbero fatto cadere Mussolini. E, se Mussolini non avesse fatto la sciocchezza di dichiarare la guerra, oggi avrebbe un monumento a Times Square».
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Brano tratto da “All’armi siamo (ancora?) fascisti”, il mio libricino che troverete da oggi (giovedì 26 ottobre) per 15 giorni allegato al Giornale.
Luigi Iannone
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