L’UNIVERSO TALEBANO: INTERVISTA A WALTER QUADRINI
(che non si è assolutamente intervistato da solo, come invece ha fatto la Fallaci)
Caro Walter collabori con il Talebano da anni e in passato non solo eri un militante della Lega Nord ma anche un consigliere di zona molto attivo, poi ha lasciato il partito. Motivo?
Non c’è stato un motivo specifico, ma una serie di concause. Diciamo che la principale è stata la comprensione che la politica attiva non è né un hobby né un’attività filantropica, ma un vero e proprio lavoro che, per essere eseguito al meglio, richiede una dedizione e un’abnegazione che io non riuscivo ad assicurare, se non sottraendo risorse a studio, lavoro e famiglia.
Dopo un periodo di allontanamento dalla politica hai scelto di dedicarti al Talebano: da ex militante cosa pensi della nuova Lega di Matteo Salvini?
A essere sincero, ci vedo solo un cambio di dirigenza: so che di questi tempi sono molte le critiche mosse alla linea di Salvini da parte di alcuni militanti della “vecchia guardia”, ma non mi sembra tengano conto che in venticinque anni il panorama è cambiato.
Pensiamo, ad esempio alle dichiarazioni di Bossi sull’Europa negli anni Novanta: sarebbero state le stesse nell’attuale contesto politico-economico?
Altre critiche, come la questione della “Lega Nazionale” mi sembra abbiano la memoria corta, dato che ricordo la medesima diatriba sotto la vecchia dirigenza.
A maggio ci sarà il congresso e alcuni paventano una scissione da parte dei secessionisti, come sai il Talebano sostiene la teoria delle 1000 patrie, non sei d’accordo che come impostazione sia in linea con la modernità, con la voglia di indipendenza (secessione) e con una posizione per cui tutti si possa stare assieme mantenendo i propri usi e costumi in antitesi alla globalizzazione (confederazione delle patrie)?
Non essendo più militante, sono poco informato sulle dinamiche interne del movimento. Certo è che la Lega attinge la sua forza dalla difesa della Tradizione e delle Identità. Sotto questa ipotesi, la teoria delle “1000 patrie” mi sembra quella meglio strutturata, sia dal punto di vista astratto, perché parte da fondamenti storici e sociali – e non dal proprio orticello – sia dal punto di vista pratico, perché permette di riunire in un unico schieramento indipendentisti e tradizionalisti di provenienza diversa.
Tra le diverse battaglie portate avanti dalla Lega Nord la principale è certamente l’uscita dall’Euro, perché questo avvenga è necessaria una forte maggioranza in parlamento ed è improbabile. Il Talebano ha proposto la moneta complementare per sostenere l’economia locale (comunitarismo) in antitesi con l’economia basata sul consumismo e la globalizzazione, cosa ne pensi da ex leghista doc?
Mi si conceda la battuta, ma se per uscire dall’Euro serve una forte maggioranza parlamentaria, per adottare una moneta complementare serve una vera e propria rivoluzione.
Facezie a parte, è assodato che il sistema Euro vada ad avvantaggiare profondamente certe economie nazionali, ma che ne danneggi altre. È come imporre lo stesso regime alimentare a tutti gli inquilini di un certo condominio: inevitabilmente, qualcuno mangerà di gusto e qualcun altro dovrà saltare il pasto o eliminare qualche portata; se, invece, ogni nucleo familiare fa la spesa per sé, riesce ad assicurarsi una dieta sostanziosa, nel rispetto di gusto e convinzioni etiche/religiose dei suoi componenti.
Non avendo studiato nulla di macroeconomia, posso solo dire che la moneta complementare sarebbe una rivoluzione epocale, senza fare valutazioni di merito. Di fatto, però, il sistema attuale, nel suo assolutismo totalizzante, è iniquo e va cambiato.
Tu sei molto credente, non credi sia necessario un ritorno al sacro anche in Lega?
Credo sia necessario un ritorno al sacro nella vita di tutti i giorni e non solo nella politica.
Ciò detto, la Lega parte da un buon punto, poiché difendendo la Tradizione finisce inevitabilmente per portare avanti alcune battaglie in difesa del Cristianesimo (dal crocifisso negli edifici pubblici all’avversione ai matrimoni omosessuali). Il rischio, però, è quello di interpretare unilateralmente il messaggio biblico e la dottrina cristiana: trascurare i precetti di ospitalità o proporre improbabili slogan sedevacantisti sono un clamoroso autogoal se si vuole interpretare il ruolo di “baluardo” del Cristianesimo.
Lasciando da parte la Lega… Sei giovane, tecnicamente formato e intraprendente: fare impresa in Italia è ancora possibile?
Per quel poco che posso testimoniare e confrontando la mia esperienza con quella di mio padre, devo dire che, a partire dalla caduta del muro di Berlino, in Italia è arrivata la libertà di impresa tanto agognata, per cui lo Stato ha smesso di “ricattare” gli imprenditori (nessun premier si sognerebbe di proporre aiuti economici alla Fiat per aprire uno stabilimento a Melfi). Parallelamente, però, la politica fiscale per imprese e liberi professionisti è rimasta pressoché invariata, quindi questi soggetti si trovano ad operare in un contesto produttivo/burocratico irregolare e contradditorio.
Una novità in questo campo è rappresentata dalla nuova forma sociale della “startup innovativa”: io sono abbastanza fiducioso nel successo di questa sperimentazione e spero che la semplificazione di burocrazia e fiscalità propria di queste aziende possa essere estesa ad altre ragioni sociali, ma non credo potremo valutare gli effetti di questa riforma prima di una decina d’anni.
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