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CAPITALISMO E SODOMIA (OBBLIGATORIA)

E voi avete visto Sanremo?

In this Jan. 20, 2011 photo, Elton John poses for a portrait while promoting the new film, "Gnomeo and Juliet", in Beverly Hills, Calif. (AP Photo/Matt Sayles)

La sinistra oggi si riconosce in uno stramiliardario viziato che ha comprato a peso d’oro l’utero di una donna indigente. Si tratta di Elton John. Un tempo la sinistra stava con il popolo, o meglio accreditava questa tesi con l’appoggio alla lotta di classe proletaria, o con una serie di riforme che comunque portarono un alleviamento della condizione di sfruttamento operaio, per quanto all’interno di un’ideologia erronea. Oggi la sinistra sta con Elton John. Anche le femministe, sempre pronte a denunciare vere o presunte vessazioni dell’uomo sulla donna, stanno con Elton John. Davanti al peggior sfruttamento di un essere umano, che è quello di comprare il suo corpo, davanti allo sfruttamento più bestiale di una donna, il mondo radical chic sta con il peggiore degli sfruttatori. Lo vede come il simbolo di quella sovversione sodomitica, di quel pansessualismo fintamente libertario che è parte della Quarta Rivoluzione. La Terza Rivoluzione, quella socialista o comunista, è stata definitivamente archiviata per far posto alla Quarta, che è una Rivoluzione ultracapitalista. Non solo essa nega l’esistenza di una natura umana definita e di un ordine naturale, ma nega lo stesso evidente sfruttamento dei ricchi viziati sui poveri e accetta il principio della mercificazione universale, della reificazione che rende le stesse donne e gli stessi bambini – i più deboli – oggetto di mercato, all’insegna del trionfo del capitalismo assoluto sulla decenza e sulla vita. Non solo viene accettato il concepimento dell’essere umano in laboratorio compiuto dagli attuali dottor Frankenstein, ma anche la compravendita dei ventri delle donne povere come se si trattasse di una merce qualsiasi. I “compagni” che esultano per Elton John sono non meno traditori del clero modernista che non combatte l’infamia della legge Cirinnà. L’apologia di Elton John è una vergogna assoluta, anticristiana ed antiumana. Ed è il vero trionfo del pensiero economico, che concepisce gli uomini come individui uguali senza legami costitutivi, impegnati nell’affermazione egoistica del proprio tornaconto, individuale o di parte. E’ il trionfo del capitalismo globale, della ragione strumentale e dell’assiomatica dell’interesse, del pensiero ridotto a calcolo, dell’idea dell’interscambiabilità dell’homo oeconomicus, produttore e consumatore, di fronte a cui tutte le identità religiose, comunitarie e sessuali sbiadiscono nell’indistinzione assoluta, lasciando spazio all’unica gerarchia tollerata – la peggiore-: la gerarchia del denaro. Elton John è molto ricco, molto famoso ed anche sodomita. Quindi può fare quello che vuole.

Il situazionista francese Guy Debord fu il primo a introdurre il concetto di “società dello spettacolo”, intendendo una nuova società consumista in cui nella normale relazione tra gli uomini si intrometteva la deformazione delle immagini televisive, cinematografiche, fotografiche, prodotte in quantità industriale. Più in generale possiamo definire “società dello spettacolo” anche quella società in cui attori, cantanti, presentatori, pagliacci, nani e ballerine passano da paria sociali non ammessi nemmeno in pianta stabile nella città – come accadeva nella società tradizionale – a modelli assoluti di opinione e di comportamento. Senza nulla togliere alla genialità di alcuni di loro, gli esponenti del mondo dello spettacolo a causa della loro vita disordinata sono spesso la plebe dello spirito. Questa plebe dello spirito oggi gioca il ruolo di mediatrice tra il Potere e le masse. Soprattutto negli ultimi decenni attori, cantanti, registi, presentatori, pagliacci, nani e ballerine si sono trasformati in virtù della loro concezione pansessualista e individualistico-libertina (tradizionalmente l’attrice e la cantante erano considerate a priori delle “cortigiane” e i loro mariti o conviventi appena una tacca sopra ai lenoni di mestiere) in portavoce del Potere. Assistiamo così all’assurdo di una “sinistra dei diritti” che delega a cantanti e conduttori di Sanremo la causa della sacralizzazione della sodomia, e di una destra pietosa che candida una presentatrice televisiva al ruolo di sindaco di Roma.

Ed i cosidetti laici? Per quale motivo i “laici” se avessero ancora un minimo di buonsenso (di cui ahimè sono sprovvisti anche molti cattolici) difenderebbero con le unghie e coi denti l’unica e sola famiglia che la cultura e la storia abbiano mai prodotto, cioè quella naturale? Perché, come dice il non cristiano Aristotele, la famiglia è la cellula fondamentale della società, la prima comunità naturale, da cui si sono formate tutte le altre. L’uomo è un essere sociale e comunitario, ci insegna il grande di Stagira, e non un atomo figlio e fratello di nessuno. La socialità dell’uomo si realizza naturalmente già nell’ambito della famiglia, sulla quale si regge tutto il legame sociale primario. È evidente che la battaglia tra omosessualismo e concezione tradizionale dell’uomo e della sessualità umana non è solo lo scontro tra chi rifiuta Dio e le sue leggi e chi invece ne ha ancora timore e rispetto, per quanto questo sia un aspetto essenziale. Vi è strettamente legato un altro scontro: tra chi ritiene l’uomo un atomo, un individuo senza radici, storia, appartenenza e socialità, che forma a suo illimitato arbitrio semplici aggregazioni di atomi alle quali dare il nome “famiglia” o quello che più gli aggrada, e chi invece ritiene in nome di una concezione realista e ragionevole della natura umana che l’uomo sia un essere sociale, inserito in comunità e legato alle generazioni passate e future. La guerra culturale per il matrimonio omosessuale, il gender, il libero aborto, la libertà di droga ed eutanasia eccetera è la lotta tra una concezione disumana – sebbene paradossalmente implicita nell’umanesimo desacralizzato moderno – e una autenticamente umana dell’esistenza. L’individualismo estremo che sconfina nell’egualitarismo di atomi intercambiabili e che trasforma arbitrariamente i desideri in “diritti” non è solo una lotta contro la trascendenza e il divino, ma anche contro la natura umana, la socievolezza naturale ed ogni senso di appartenenza che vada al di là della nostra scelta soggettiva. Nella società consumista in cui il rapporto tra gli uomini e le cose (merci e denaro) è diventato più importante di quello tra uomo e uomo, questa battaglia è diventata la battaglia decisiva. Siamo nella Quarta Rivoluzione, che vede schierati insieme ex comunisti falliti, sessantottini, socialisti, molti liberali e l’oligarchia miliardaria contro l’autentica natura umana, persino lo stesso concetto di “natura umana”. Da questa battaglia che include anche l’imposizione di un limite all’immigrazione di massa (perché gli uomini non sono atomi intercambiabili, ma appartenenti a una comunità e a una civiltà: si torna sempre allo stesso discorso) dipende la sopravvivenza stessa della nostra civiltà. O Dio o Mammona. O la dissocietà individualista, edonista e desacralizzata in cui il rapporto con il denaro e le merci è più importante di quello tra gli uomini, o la società comunitaria in cui il rapporto tra gli uomini è più importante di quello con il denaro e le merci. In questi anni si decide la storia del mondo.

Martino Mora

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