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NOI I CACHI, LORO I CEDRI: ECCO IL LIBANO

In Libano e' in corso una protesta da 55 giorni, la guida la Lega Civile Libanese

La Terra dei Cedri. Una terra che si affaccia sul mare, e confina con la Siria e Israele, acerrimi nemici. Una terra di 4 milioni di abitanti, che ospita 1milione di profughi siriani. Una terra con la più alta percentuale di alfabetizzazione nel mondo arabo (86%) e che è teatro da anni di sanguinose guerre civili. Una terra ricca di storia, ambita nei secoli dai Fenici, Greci, Romani sino ai Francesi e che oggi si riduce sempre più a succursale della guerra Siriana.

E il fascino del Libano ha colpito al cuore anche Fabrizio Fratus, sociologo e saggista, che ha deciso di osservare, studiare e conoscere da vicino questo misterioso paese, emblema di un Medio Oriente che non si arrende. Nel suo viaggio lo accompagnano Luca Steinmann, giornalista, Roberto Cortinovis, ricercatore della fondazione Ismu e Alessia Calato, cameraman.

La prima tappa è la capitale Beirut. La città è lo specchio dell’intero paese: a sud troviamo per lo più musulmani sciiti, a ovest sunniti e ad est cristiani. Già, perché in Libano convivono diverse confessioni riconosciute dallo Stato, tanto che le cariche politiche sono divise tra i principali gruppi religiosi. La Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica sia cristiano maronita. Il Primo Ministro sunnita e il Presidente del Parlamento sciita.

Beirut, sede tutt’ora di diversi scontri tra sciiti che sostengono il governo di Assad in Siria e sunniti che sostengono i ribelli, riesce ad essere ugualmente una città solare. La gente, di qualsiasi credo, cammina per le strade con il sorriso. È gentile. È il profumo dei cedri che prevale su quello della polvere da sparo. È la forza del popolo che non cede, che ama la sua terra ed è orgoglioso di essa, quella sensazione che ti penetra la pelle, a Beirut.

Accanto alle case vecchie, crollate a causa dei missili o segnate da colpi di mitra, si ergono nuovi palazzi moderni stile Miami. Distruzione e costruzione. Lotta e rinascita.

Fratus e i suoi amici si accorgono subito che nel centro città è in atto una protesta. Nel piazzale della famosa moschea di Mohamed Al-Amin, la Lega Civile Libanese sta manifestando da ben 55 giorni contro il governo, reo di averle tagliato i fondi. La Lega è una associazione che comprende la Croce Rossa, i Vigili del Fuoco e le Guardie civili. Operano su tutto il territorio, aiutando tutti senza distinzione alcuna, e per poterlo fare hanno un assoluto bisogno di quei fondi. E a Beirut non si scherza: non si sciopera mezza giornata, si rimane in tenda nella piazza centrale e non ci si muove di un millimetro finché il governo non da una risposta.

I volontari, ben lieti di discutere delle loro problematiche, offrono il pranzo ai nostri viaggiatori senza troppi convenevoli: l’usanza impone di mangiare con le mani e così ci si adatta, divertendosi anche in un momento delicato.
E intanto, in serata, un gruppo di ragazzi sciiti organizza una veglia ai caduti di Hezbollah, il Partito di Dio.

Stefania Bonfiglio

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