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DONNA, SCHIAVA, LAVORA E…CLAVA: UN ARTICOLO CONTRO LA VIOLENZA SUGLI UOMINI

Parola di femmina

Alessi torna in televisione con il suo spirito dirompente e fuori dal coro. Grazie ad alcuni dei prodotti più iconici dell’enciclopedia Alessi racconteremo un frammento di vita di tutte le famiglie italiane. L’idea è un litigio divertente e surreale, che catturerà l’attenzione e farà parlare di noi

Questa è la descrizione, trovata sul sito dell’azienda italiana, della loro nuova campagna pubblicitaria. Per chi non l’avesse vista: un uomo ed una donna, rappresentati da due voci fuori campo, litigano; lui chiede a lei cosa abbia fatto per farla arrabbiare tanto e di smetterla di tirargli oggetti, la donna invece lo accusa senza dare spiegazioni e affermando: Siete sempre così voi uomini!. Tutto ciò mentre possiamo vedere i famosi oggetti di design dell’azienda volare e li sentiamo rompersi.

Questo può essere considerato un frammento di vita di TUTTE le famiglie italiane? Un litigio tra una coppia può essere considerato divertente? Se fosse stato un uomo a picchiare la propria compagna con degli oggetti da cucina avremmo riso lo stesso? Sentiamo tutti i giorni storie di violenza sulle donne da parte di mariti, compagni o ex, e siamo tutti scandalizzati e preoccupati per il fenomeno, ma se l’uomo diventa vittima di una donna sembra passare inosservato, siamo pronti a scherzarci sopra con una pubblicità senza che nessuno si preoccupi della sensibilità degli uomini veramente vittime delle loro mogli, compagne o ex.

Ciò detto, il problema della violenza domestica non va sottovalutato, perché sempre più spesso le mura di casa sembrano trasformarsi, per molte persone, nelle mura di una prigione. Dai media e dall’opinione pubblica è stato totalmente ignorato, in Italia in particolare, il problema della violenza femminile all’interno della famiglia. La donna, ancora oggi, è immaginata come l’angelo del focolare domestico, certo un angelo che lavora ed in grado di fare carriera esattamente come un uomo, ma diversamente, incapace di malvagità e vittima indifesa di tutti quegli uomini che la vogliono schiacciare ed isolare dalla società. In realtà la donna è capace di compiere atti di violenza, ma è facile nascondersi sotto il mantello della vittima. Sono tantissimi gli uomini che subiscono da parte della loro compagna “violenza”, talvolta fisica (evitate di sposare campionesse olimpiche di lancio del martello, NdR), ma spesso psicologica o economica; a differenza delle donne, però, non sono incentivati a denunciare i maltrattamenti subiti, come è stato fatto negli scorsi anni con le numeorse campagne a favore delle donne.

Chi crede che un uomo, in quanto fisicamente più forte di una donna, non possa essere vittima di violenza domestica, si dovrebbe chiedere cosa può un uomo davanti ad una pistola, o ad un coltello, o alla minaccia di non rivedere più i propri figli. Sappiamo perfettamente quanto sia difficile ammettere, prima a se stessi e poi ad altri, tra cui la polizia, di essere vittime di violenza. Le denunce maschili sono in numero assai inferiore rispetto a quelle femminili, poiché per gli uomini è più difficile ammettere ad altri di essere vittime, per un senso di vergogna maggiore e soprattutto per paura di non essere creduti. Frequentemente sono minacciati dalle loro aguzzine di ritorsioni come denunce di maltrattamenti, violenza sessuale o, addirittura, di violenza su minore, se dovessero essere coinvolti dei bambini. Le donne, tutelate da leggi apposite contro la violenza domestica, usano le stesse leggi per ricattare i loro uomini; sentendosi difese sia dallo Stato, sia dalla collettività, in quanto categoria vittima, si sentono libere e giustificate nei loro atti di violenza.

Un altro grosso problema è la mancata vittimizzazione maschile: fa si che gli uomini stessi non percepiscano gli schiaffi, i calci, le minacce, i ricatti delle loro compagne come atti di violenza domestica nei loro confronti, perché nell’ideale comune un uomo è forte, virile e certamente non può essere vittima di una donna, ammettere di esserlo significherebbe accettare anche che per la società non si è più uomini con la “u” maiuscola. Le storie di questi uomini non vengono raccontate al telegiornale, passeggiando per il centro non incontriamo volontari o stand a difesa della violenza sugli uomini, pubblicità come quella dell’azienda “Alessi” mirano a strappare un sorriso e non a denunciare una realtà. Siamo sicuri di volere la parità tra i sessi?

Marina India Pizzocchero

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