LIBERISTI (l’INTRAPRENDENTE) E ANTILIBERISTI: UN CONFRONTO SUL FUTURO DEL CENTRODESTRA. PERCHE’ NO?

Un quasi manifesto

Quale linea di pensiero dovrà adottare il centrodestra che verrà? Sì, perché alla fine, se da un lato è vero che una riaggregazione sta finalmente avendo origine tra i principali partiti dell’area, escluso forse Ncd, dall’altro lato è pur vero che tra queste formazioni esistono differenze di vedute significative. E non solo tra diversi partiti ma, più spesso, all’interno degli stessi.

È forse dunque arrivato il momento di parlarsi faccia a faccia e capire quali contenuti dare a questo fronte variegato che è l’”antirenzismo”. Un fronte che non deve commettere l’errore che già fu del centrosinistra degli anni ’90 e 2000, ossia quello di coagulare attorno al comune odio per uno spauracchio, in quel caso Silvio Berlusconi, posizioni a volte diametralmente opposte. Un’operazione che forse è stata alla base della creazione di quel contenitore di nichilismo e banalità che è il moderno Partito Democratico.

La linea di pensiero espressa da Il Talebano la conoscete già. Che a questo “think tank” – anche se il dover usare un termine anglofono ci fa prudere le mani – appartengano in maniera trasversale pensatori e opinionisti di diversa estrazione partitica anche. Qui la comunità di intenti si fa sulle idee. E le nostre sono ben chiare, rifacendosi ai principi del comunitarismo: solidarietà, famiglia, tradizioni, multipolarismo geopolitico.

Sono idee queste in alcuni casi sovrapponibili ad altre realtà. Il principio di solidarietà, ad esempio, non è patrimonio esclusivo di un certo mondo, quello della ex “destra sociale”.  Basti pensare alla dottrina sociale della Chiesa e al famoso Codice di Camaldoli della Democrazia Cristiana del dopoguerra, formulato esattamente attorno a questo principio, così come a quello di famiglia.

Il tradizionalismo è invece sovrapponibile all’identitarismo di altri mondi, quello leghista in primis, ma anche quello di buona parte del mondo facente un tempo riferimento ad Alleanza Nazionale che non seguì la folle svolta finiana e ora suddiviso in mille rivoli tra La Destra di Storace, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ed altre e variegate realtà.

Vi è poi la naturale inclinazione del comunitarismo verso il socialismo economico, punto di raccordo anche con gli ex socialisti sparsi un po’ ovunque nella galassia di partiti del centrodestra. Idem dicasi per il multipolarismo geopolitico, laddove la visita recente di Berlusconi in Russia, oltre a quelle di Salvini e a quella, apparentemente prossima, di Giorgia Meloni, hanno chiaramente segnato qual è, nell’intenzione di questi leader, la linea da seguire.

È chiaro che questo tipo di percorso culturale, così come da noi immaginato e disegnato ormai da alcuni anni sulle pagine di questo sito, significa l’abbandono di vecchie parole d’ordine del passato “centrodestrista”: liberalismo, americanismo, atlantismo. Parole d’ordine che, complice anche una comunicazione non sempre chiara da parte dei leader politici, sono rimaste nella testa di parte della base. E non solo.

Perché, se da un lato ci siamo noi, dall’altro c’è chi il centrodestra del futuro lo vede in maniera diametralmente opposta: appunto atlantista, neoconservatore in stile anglosassone, fortemente e radicalmente liberista. Si tratta ad esempio del gruppo de L’Intraprendente, rivista diretta da Giovanni Sallusti con la quale ci siamo spesso “pizzicati”, ma cui riconosciamo notevole autorevolezza rispetto all’ambiente di appartenenza .

E, per strano che possa sembrare a chi ci segue abitualmente, è proprio a loro che ci piacerebbe rivolgerci per organizzare un pubblico confronto sulle idee, su quello che dovrà essere il centrodestra di domani.  Senza il coinvolgimento di partiti e partitocrati, ma solo di pensatori.  Si può fare? Noi ci siamo.

Redazione

1 Commento su LIBERISTI (l’INTRAPRENDENTE) E ANTILIBERISTI: UN CONFRONTO SUL FUTURO DEL CENTRODESTRA. PERCHE’ NO?

  1. Concordo appieno con la vostra riflessione.
    E lo dico da “militante” liberista.
    =)

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  1. L’INTRAPRENDENTE: QUANDO NESSUNO È UN VERO FEDERALISTA | IL TALEBANO

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