VOTO IN OLANDA: CHI È WILDERS?
L'intervista al Congresso della Lega
Di Geert Wilders, leader dell’olandese “Partito per la Libertà” in Italia si parla pochissimo e quando i giornali lo fanno ne parlano male, malissimo. Le accuse sono le solite: xenofobo, razzista, anti-islamista e, ciliegina sulla torta, caratterialmente difficile. Tutto questo astio è paradossale visto che tra gli uomini di “destra” Wilders, da buon olandese, è quello con la mentalità più aperta e il suo “no” all’islamizzazione si spiega anche in virtù del fatto che essa colpirebbe e distruggerebbe quelle che i suoi concittadini considerano conquiste liberali come i diritti delle donne, quelli delle coppie gay e le garanzie proprie di un paese laico.
Un nazionalista progressista dunque che forse proprio perchè troppo rivoluzionario, fa ancor più paura e viene demonizzato più di altri.
Nonostante queste premesse per lui (anche grazie al lavoro preparatorio dei media padani) c’era grande attesa. Paragonabile a quella per Marine Le Pen, che sarebbe arrivata in un’altra occasione. La nostra gente sa che Wilders, come Pim Fortuyn e Theo Van Gogh prima di lui, rischia la pelle per un’idea e apprezza il suo grande coraggio. Così appena è arrivato si è creato tra lui e la platea un grande feeling e l’uomo si è dimostrato molto a suo agio, cortese e disponibile.
Personalmente gli ho raccontato dei mie anni giovanili in Olanda, degli articoli con cui già a fine anni ’90 raccontavo l’islamizzazione dell’Aja e Geert che in quella città sfida di continuo i fanatici che in alcune zone vorrebbero creare una città nella città, ha riso di gusto nell’apprendere che, allora, quando io facevo alcune considerazioni “leghiste” ad alta voce gli olandesi si dividevano tra gli scandalizzati e i silenziosamente compiaciuti, perchè, comunque, dire certe verità era un tabù.
Con l’entrata in scena di Wilders tutto è cambiato: lui dice quel che pensa e non ama le mezze misure. Gli olandesi che amano la loro Patria lo amano sempre più, gli altri lo odiano, ma lui tira dritto e al congresso lo ha dimostrato attaccando a testa bassa “il mostro UE” e alcuni sue oscuri e potentissimi funzionari che nessuno osa contestare.
“Questo è un momento storico – ha spiegato – e noi combattiamo la stessa battaglia: l’indipendenza dal mostro di Bruxelles che ci ha rubato la sovranità finanziaria, ci ha privato del diritto di decidere e far rispettare le nostre leggi nazionali e ci ha tolto il controllo dei confini agevolando una immigrazione inarrestabile.
Dovete sapere -ha continuato- che un commissario della UE, una sconosciuta hippy svedese chiamata Malstrom, votata da nessuno e riccamente stipendiata è colei che sulla nostra testa e senza legittimazione popolare decide le politiche di immigrazione per l’intera Unione.
Così non va bene! Dobbiamo rimandare i mostri nella loro gabbia, dobbiamo decidere noi sull’immigrazione e poter dire no all’islamizzazione, no alla sharia e no alle già troppe moschee. Il troppo stroppia! Democrazia è sinonimo di sovranità e senza sovranità noi senza rendercene conto abbiamo perso la democrazia. No, non siamo pazzi o xenofobi, ma patrioti che combattono per la salvaguardia della propria identità che passa in primis dalla difesa delle frontiere. Sono qui – ha detto ancora Wilders sommerso dagli applausi e dalle urla di incoraggiamento – per dirvi due cose importanti: la prima è che noi non dobbiamo vergognarci di quello che siamo ma dobbiamo essere fieri della nostra identità che è fondata sulla cultura giudeo-cristiana e non sull’islam! La seconda notizia che vi porto è che insieme faremo la storia combattendo e vincendo contro il mostro UE e contro l’islamizzazione dell’Europa”. Prima di andarsene chiarisce che da ora in avanti non si scherza e propone un nuovo meeting generale tra identitari prima delle elezioni.
Pubblico in piedi, ovazione, foto, strette di mano e cori convinti: “Wilders uno di noi”.
Max Ferrari
Rispondi