SUPERARE L’ORIANA
Le potenzialità della Lega e gli ostacoli dati dalle superficiali e manichee interpretazioni della Fallaci
La Lega Nord sta ormai crescendo a ritmo giornaliero, grazie soprattutto ad una leadership ritrovata e capace, ad una rosa di argomenti e priorità condivise dall’elettorato medio e ad una buona capacità d’azione all’interno dello scacchiere dell’opposizione. Tra un tredici, un quattordici e un quindici percento di adesione, possiamo tranquillamente dire che raramente in via Bellerio si era arrivati a queste cifre, ma proprio per questo è giusto dare continuità ad un progetto ambizioso perfezionando le proprie posizioni, inquadrando gli scenari migliori per crescere ancor più e avendo nel mirino pure un possibilissimo accesso nel gotha dei partiti da venti percento. Ipotesi ancora più realistica oggi, con una profondissima crisi che riguarda tutto il panorama del centrodestra capace di far lievitare ancor più i consensi verso il partito di Salvini.
Un aspetto chiave che può permettere alla Lega di crescere ulteriormente è senz’altro la politica estera. Qualcuno potrebbe far notare il successo dell’operazione di avvicinamento politico ed ideologico alla Russia di Putin, e avrebbe perfettamente ragione. Proprio da questa ragione tuttavia scaturisce un aspetto fondamentale di questo percorso di crescita, ovvero una miglior interpretazione dei fenomeni che riguardano il mondo mediterraneo, arabo e mediorientale in generale.
Finora infatti l’approccio è stato caratterizzato da una ripresa del messaggio di Oriana Fallaci, con un suo adeguamento alle dinamiche dell’oggi. Uno scontro di civiltà che pure è avvertito in maniera forte in Europa e in Italia, una visione dicotomica facilmente spendibile, che elettoralmente può avere un buon impatto. Il problema è che la logica fallaciana è troppo semplice per permettere una analisi pure più redditizia dal punto di vista ideologico e politico, e ormai difficilmente sovrapponibile a quelle che possono essere le potenzialità del movimento Lega. Già il Carroccio si è grandemente distinto dagli altri partiti italiani portando solidarietà alla Russia in un momento difficile, e condannando la dannosità delle sanzioni verso Mosca. Proprio seguendo la linea politica russa da una parte, e le amenità di quella europea e a stelle e strisce dall’altra, si può porre maggiormente l’accento sul comportamento sconsiderato delle principali élites politiche continentali, che tra una primavera araba e l’altra hanno sostanzialmente smantellato regimi pure vicini agli interessi italiani nel Mediterraneo e favorito la nascita di fenomeni di jihadismo radicale, se non di vero e proprio terrorismo. Anche oggi in Siria la situazione è sostanzialmente quella, viviamo e vediamo giornalmente coi nostri occhi, al largo delle nostre coste, la stupidità di una guerra incoraggiata dai principali stati europei contro un leader come Assad, vicino a Putin e antipatico all’Europa e agli USA. Ed è stato proprio Vladimir Putin con il suo decisivo Alt ad evitare una ulteriore esportazione di democrazia coatta, in un territorio pure egualmente disastrato dal quale fuggono giornalmente profughi e migranti, con il rischio pure di infiltrazioni terroristiche per colpire il nostro paese o altri stati a noi vicini. La logica fallaciana, con la sua visione granitica dell’Occidente e dell’Oriente, rischia di non riuscire a rendicontare tutti questi fenomeni, di non permettere il perseguimento di analisi più profonde e potenzialmente molto più efficaci e redditizie. Il messaggio di Oriana è senz’altro valido in alcuni suoi aspetti culturali, ma non può diventare il faro di una politica estera coerente ed articolata.
Il limite del messaggio fallaciano, in ultima istanza è la difficoltà, se non la totale incapacità, di tener conto di ingerenze pure pesanti che vi sono state e vi sono tra il mondo occidentale e quello orientale, di parlare poco della strumentalizzazione delle frange islamiche più radicali, spesso usate per abbattere regimi non conformi all’export democratico. Il percorso di laicizzazione all’interno del mondo islamico e mediorientale è stato minato anche grazie ad operazioni come quelle che vediamo in Siria, in Egitto o in Libia, ove governi di impronta sociale e spesso vicini alla Russia sono stati sistematicamente attaccati e divelti dall’interno, con risultati disastrosi e drammatici. La Lega Nord dall’episodio di Charlie Hebdo, per esempio, poteva raccogliere molto più consenso. Se al posto di una riproposizione del messaggio fallaciano si fosse puntato di più, con più coraggio e con più capacità alla narrazione di questi fatti, se si fosse puntato il dito anche contro un terrorismo che non sempre è fenomeno autoctono e granitico, ma un qualcosa di foraggiato ed incoraggiato da continue destabilizzazioni, la linea politica leghista ne avrebbe guadagnato in coerenza ed in consenso.
In Italia la stanchezza rispetto a queste operazioni sconsiderate made in UE & USA è latente ma assolutamente presente, e nessuno riesce ad intercettarla. Potrebbe farlo la Lega, ma la prima cosa da fare è quella di ampliare la propria visuale, ragionando non solo con la Fallaci ma con la politica di oggi, con le ingerenze reciproche, raccontando delle spallate democratiche europee e delle primavere arabe sempre in agguato. Si tratta di perfezionare e portare a compimento un progetto già iniziato e che può essere foriero di consensi e di una crescita ancora più vertiginosa.
Alessando Catto per alessandrocatto.blogspot.it
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