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Pisapia si ispira a Mao: antifascismo obbligatorio nelle scuole di Milano

Ad appena due anni dall’insediamento, Pisapia incassa un netto calo di consensi tra i cittadini milanesi. Come riportato dal Sole 24 Ore e dal Corriere della Sera, nell’ultimo anno il sostegno del territorio alla sua figura si è ridotto di quasi ben 10 punti percentuali, un dato allarmante già di suo ma che diventa ancor più grave se raffrontato con il contestuale incremento (sebbene non altrettanto eclatante) dell’indice di gradimento sul governatore lombardo Maroni.

Pisapia vive dunque un momento particolarmente difficile per il suo mandato. Complice un bilancio approvato solo a fine anno, con diversi mesi di ritardo che hanno bloccato la macchina amministrativa per tutto il 2013; complici le casse vuote; complice l’aver disatteso le promesse elettorali fatte al suo pubblico (vedasi gli attacchi ricevuti da importanti circoli Arci cittadini, da associazioni e da tutto un mondo culturale che gli aveva fatto campagna elettorale); complici i dati in clamoroso aumento sui reati commessi in città. Eccetera eccetera.

Un Pisapia in crisi, da avvocato mica fesso, ha tirato però fuori l’asso nella manica: l’arma dell’antifascimo militante, specchio per le allodole necessario per distrarre l’elettorato e dargli un nemico da rincorrere. Da qualche tempo a questa parte, i bracci armati della sinistra (comitati, osservatori e quant’altro) si sono riattivati per riagitare il celebre vecchio spauracchio e promulgare una sorta di “rivoluzione culturale” alla Mao Tze Tung: a dicembre, il Consiglio di Zona 3 approvava un’iniziativa che prevede, l’invio nelle scuole del giornalista Saverio Ferrari per parlare ai ragazzi – in occasione del Giorno della Memoria – a proposito dell’importanza del ricordo delle vicende storiche ai fini della pace sociale. Il Ferrari già coinvolto nelle cronache per assalti e aggressioni di stampo politico, per liste di proscrizione e schedature delle vittime da colpire.

Un episodio grave, accompagnato dall’approvazione a catena da parte dei consigli di circoscrizione di iniziative come quella in discussione giovedì in Zona 6, che darà mandato all’ANPI per andare nelle scuole e organizzare agli studenti visite guidate alle lapidi dei partigiani. Non si sa mai che qualcuna sia fuggita.

E’ la conseguenza di una politica affidata ai vecchi, ingessati in vecchie logiche di astio e di rancore, ostinati a fomentare odio e divisioni, incoscienti di quanto sia ridicolo fossilizzare il presente su fatti storici di quasi un secolo fa, incapaci di comprendere la necessità di andare oltre e di occuparsi dei problemi di oggi. Ma loro, l’oggi, non lo capiscono, anche per evidenti motivi anagrafici.

E questo è un danno. Perchè non solo impediscono a noi giovani di scrostarci di dosso vecchie ruggini per iniziare a pensare insieme a costruire il futuro; ma oltretutto ci contaminano col virus del’odio per instradarci verso “guerre civili”. Come sta accadendo con la ripresa di campagne contro persone e movimenti da parte di alcuni centri sociali (vedi i volantini apparsi in Piazzale Loreto durante la protesta dei Forconi).

Le giornate della Memoria sono strumenti del sistema, create per dividere anzichè ricucire. Aboliamole. E con loro, distruggiamo il monopolio politico/culturale dei vecchi cialtroni.

Vincenzo Sofo

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