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La Signora della Guerra: Emma Bonino

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Oggi il Vs. affezionatissimo parlerà di politica. Ma non di Alta Politica, di Visoni di Rinascita per il Paese o di Kulturkampf. No, oggi parlerò di un argomento basso e triste. Parlerò del Governo Letta e nello specifico di uno dei suoi componenti.

Parecchi amici e conoscenti all’alba della composizione del nuovo governissimo Letta, malgrado la comprensibile iper-incazzatura per lo squallore del compromesso tra PD e PDL, esprimono attestati di stima per la figura di Emma Bonino. “Da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili”, ”Una donna che ha sempre lottato per i più deboli”, “Avercene di persone così al governo, una donna attenta ai problemi dei paesi più poveri!” Queste sono alcune delle perle di crassa ignoranza che il Vs. Ayatollah ha sentito proferire negli ultimi giorni.

Ma facciamo una veloce carrellata divisa in tematiche sulle sentenze espresse da questo licantropo abortista che occupa ed occuperà il Ministero degli Esteri Italiano.

Emma e l’Afghanistan. Sul suo sito internet troviamo la seguente comunicato stampa a sostegno dell’invasione e occupazione dell’Afghanistan: ”Oggi l’Afghanistan ha un Presidente, un Parlamento e 34 Consigli provinciali eletti direttamente. Il processo di transizione istituzionale e democratica è concluso”. Così Emma Bonino, a capo della missione di osservazione elettorale dell’Unione Europea, racconta da Kabul le elezioni del 18 settembre. “Certo, a parte una maggiore libertà individuale, la qualità della vita degli afghani non è migliorata”. Insomma: la guerra è servita o no? “L’intervento armato ha messo fine a uno dei regimi più repressivi, sanguinari e grotteschi: quello Talebano. […] Un’occasione militare può condurre alla democrazia? “In linea teorica sì, anche se nel caso dell’Afghanistan non si può parlare di occupazione: qui c’è una forza multinazionale. Ma non ne farei un problema ideologico. In Germania e in Italia il processo democratico è cominciato sotto “occupazione”…. Il problema è l’applicazione pratica di questo processo” Interessante eh!? Seguendo poi con questo:”Quali sono allora le motivazioni per cui dovremmo andarcene? Solo quelle ideologiche? Io credo che un Paese che vuole crescere sulla scena internazionale deve prendersi la responsabilità di non abbandonare a metà strada una nazione che sta cambiando”. “Chi non vuole vedere il cambiamento – insiste Bonino – lo fa solo per motivi ideologici. Basta fare uno sforzo e parlare con la gente per vedere cosa c’è di diverso rispetto al passato: non tutto è risolto, ma almeno le donne vanno a lavorare e i ragazzini a scuola. Ci vorrà una generazione per arrivare a progressi completi, sono processi lenti”.

Emma e l’Iraq. Famose anche le dichiarazioni apologetiche sulla guerra di invasione all’Iraq: ”Io credo che non ci fosse alternativa per sconvolgere la rete terroristica: se mandiamo il messaggio che dopo le torri di New York possono bombardare, senza colpo ferire, anche il Colosseo e la Torre Eiffel, non ci dà sicurezza”. Per restare sul tema ma riferendosi alle manifestazioni di mezzo mondo contro l’illegittima guerra a
Saddam la paladina dei diritti civili Emma aggiunge sul Messaggero: ”I manifestanti sono degli irresponsabili. Non si può pagare oggi per il peccato originale di un anno fa”.

Emma e Israele. Rimasta negli annali una sua dichiarazione sulla “Operazione Piombo Fuso”: la carneficina della popolazione di Gaza (1200 morti, tra cui 400 bambini) “conseguente” al lancio di otto(!) razzi Kassam (che avevano fatto ZERO vittime) per protestare contro la continua spoliazione della Palestina. La nostra Missionaria per la difesa dei popoli più deboli afferma: “Hamas si è comportato in modo irresponsabile, anche rispetto ai palestinesi, quando ha deciso l’escalation militare che ha generato le reazioni israeliane che vediamo. E se per alcuni l’operazione “Piombo fuso” è sproporzionata, lo è altrettanto il lancio di migliaia di razzi (ricordiamo 8 razzi Kassam N.d.r.) in reazione ad un embargo economico.”

Emma e la Libia. E come dimenticare il testo del messaggio della nostra Novella Madre Teresa – allora vicepresidente del Senato – a tutti i Senatori. “Cari colleghi, vi invio un gruppo di video relativi alla drammatica situazione di queste ore in Libia; in particolare viene testimoniata la presenza di molti mercenari assoldati dal Regime e impegnati in azioni di dura repressione contro la popolazione libica. Credo che tutto questo debba convincerci che non esiste più alcuna ragione per mantenere in vita l’accordo “di amicizia” con la Libia ovvero con chi è responsabile di questa spietata repressione della propria popolazione.” I video, ovviamente, dimostravano esattamente il contrario di quello che la Bonino diceva, ma servirono, insieme alla interpellanza parlamentare del 24 marzo 2011, e alla dichiarazione della Bonino a garantire l’entrata in guerra del nostro Paese contro la Libia.

Emma e la Siria. Non si fa mancare nulla la nostra Emmona nazionale. Dopo avere, per mesi, capitanato la campagna per la liberazione della blogger siriana Amina Abdallah Arraf al Omari, rivelatasi poi un personaggio totalmente inventato, la Bonino si è distinta per il suo appoggio ai “ribelli” inquadrati nel il Free Syrian Army foraggiati dal nostro governo, dalla Nato e dalle Petromonarchie FiloAmericane. Appena insediatasi alla Farnesina, ecco sulla Home Page del ministero degli Esteri la priorità del governo italiano sul tema Siria: “…l’urgenza di un sempre più profilato impegno della comunità internazionale per accelerare una soluzione politica della crisi siriana con l’uscita di scena di Assad, a fronte dei rischi di destabilizzazione dell’area e delle gravissime conseguenze umanitarie del conflitto”. In poche parole: Guerra.

Di fronte a questo licantropo che sembra uscito dal peggiore romanzo di Lovecraft e infesta adesso la farnesina rispondo con una citazione presa da un’opera cinematografica: “Guerra nessuno fa grande” Maestro Yoda, Star Wars.

In Verità io vi dico: rende certamente qualcuno più ricco!

L’Ayatollah

1 Comment on La Signora della Guerra: Emma Bonino

  1. Però negli ultimi giorni la ho sentita caldeggiare una soluzione politica per la Siria; con una affermazione del tipo “non esiste soluzione militare”. Probabilmente le opportunità politiche cominciano a cambiare.

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