Quel caramella di Ambrosoli
A questo giro sembra che centro e sinistra stiano facendo (involontariamente) di tutto per rendere la vita facile alla Lega. Se, da un lato, c’è la sinistra – nel senso non politico del termine – candidatura di Albertini di cui abbiamo già parlato ieri, dall’altra parte la sinistra (stavolta quella politica) giunge all’appuntamento con intenzioni affilate ma armi spuntate, fregata dall’ossessione per la società civile.
Già, la società civile. Quella cosa non meglio identificata che da un pò di tempo a questa parte è diventata un mantra, spacciata per panacea di tutti i mali. Molta di questa fiducia nasce dalle amministrative del 2011 e dai fenomeni Pisapia-De Magistris: la vittoria alle primarie (e successivamente alle elezioni) fu interpretata dai partiti come necessità di affidarsi a “soggetti non politici”. Come al solito, i partiti staccati dal popolo nulla comprendono circa i segnali mandati dal popolo stesso, e così il Pd ci propone per la regione una caramella al miele.
Già, il/la caramella. Che in questo caso ha due significati distinti (ecco il perchè del il/la) che spiegheremo ora. I fenomeni Pisapia-De Magistris non spuntarono dal nulla: entrambe furono delle pseudo autocandidature che giocavano sul ruolo di outsider svincolati dalla nomenklatura partitica… questo faceva di loro dei personaggi nuovi, ma non sconosciuti. Il primo era un politico già noto per il suo passato politico; il secondo godeva della celebrità data dalle sue inchieste in veste di magistrato. Insomma, entrambi con un curriculum. Entrambi vincenti perchè portati avanti dalla base dell’elettorato di centrosinistra.
Ambrosoli è invece tutt’altra storia. Perchè di curriculum non ne ha affatto: ha un’esperienza politica pregressa pari a quella della Minetti quando divento consigliera (a proposito, qualcuno mi spieghi perchè è scandaloso che la prima sia diventata consigliera è non lo è il fatto che il secondo diventi governatore) e un curriculum latitante… che non è “da latitante,” (il che vorrebbe dire aver fatto qualcosa), ma latitante nel senso che sfugge a chiunque. E’ sufficiente andare su Wikipedia, per rendersene conto. Ambrosoli, in tutta la sua vita, non “ha fatto” ma “è stato”: famoso per essere “figlio di”, le uniche tracce biografiche sono esser stato nominato nella Banca d’Italia e nella Rcs (Corriere della Sera). Insomma, una vita da catapultato dall’altro. E infatti, essendo sconosciuto a tutti, la sua candidatura non è stata portata avanti da nessuno della base, ma imposta dai vertici del Pd. Infatti, tutti coloro a cui chiedi “Ambrosoli?” rispondono “La caramella al miele!“.
E, come è inevitabile per qualsiasi caramella al miele che viene messa a fare il governatore, non sa da che parte iniziare. Non avendo idee su come mettere in piedi una proposta, dirotta sulla strategia del “caramella”. Il caramella, in gergo dialettale calabrese, è una ingiuria (nel senso positivo del termine) volta ad identificare una persona dai modi di fare un po’ particolari, inusuali, inopportuni se non addirittura grotteschi per il contesto in cui li adotta. In pratica, un simpaticone dalla faccia buona e dalla poca affidabilità. Un po’ come un candidato governatore che appena prende le distanze dai militanti ai quali chiede sostegno e sacrificio (vedi dichiarazioni pre-natalizie), che viene implorato dagli stessi per farsi vedere in giro dalla gente perchè in fondo è lui che deve prendersi i voti (vedi commenti sulla sua pagina fb), che ruba e scopiazza le proposte degli avversari per far vedere che sta facendo i compiti a casa (vedi proposte sulla sanità per inseguire la Lega), che fa le linguacce all’avversario per cercare di farlo arrabbiare (vedi dichiarazioni su Maroni).
Caligola, qualche anno addietro, venne preso per pazzo perchè – con una battuta – disse che avrebbe potuto nominare senatore un cavallo. Nel 2012, ai lombardi viene chiesto di prender sul serio la proposta di far governare la Lombardia ad una caramella…
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