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La Patria oltre il Risorgimento

Quando parliamo di Patria troppo spesso si cade nell’errore di pensarla come un’idea astratta, posta nell’empireo del sentimentalismo nazionalista, ma non concreta, non reale. Questo perchè il nostro concetto di Patria si basa sulla propaganda risorgimentale in cui, una visione accentatrice piemontese, ha voluto dare senso ad un’unità diplomatica e militare, per coprire la totale assenza di un’unità di popolo.

A questo proposito nasce un’ulteriore inesattezza nell’uso dei termini, soprattutto in epoca moderna, e cioè quella di ritenere stato e nazione due termini sinonimi di un medesimo concetto. In realtà lo Stato è la struttura che si arroga il diritto di detenere il potere di imperium, mentre la nazione è il popolo governato da quella struttura. Molte ideologie, hanno cercato di costituire un’unità tra Stato e Nazione, ma in poche ci sono riuscite perchè questa unità avviene solo se lo Stato è espressione diretta del popolo e delle radici culturali e religiose collegate allo stesso.

Da qui il vero concetto di Patria, non più intesa come idea astratta, ma come Sangue e Suolo, la difesa della Patria e il sostentamento da Essa scaturente per i propri figli. Il vero concetto patriottico, non nasce nell’800, ma ha radici molto più antiche; esso si riferisce alla società tripartita di tutte quelle civiltà indoeuropee di cui facciamo parte. Una comunità si basava sulla divisione in tre sotto gruppi, poi espressi da tre divinità, per i romani la triade capitolina, che rappresentavano la linfa degli stati arcaici di allora, Guerrieri, Sacerdoti e Contadini/Cacciatori.

I primi con il loro sangue difendevano le loro terre, i secondi esprimevano lo Spirito presente nelle stesse (in molti casi erano culti legati agli spiriti dei defunti che proteggono la comunità anche dall’oltretomba), e i terzi traevano dalla terra la forza fisica per il sostentamento naturale di tutta la comunità.

Come possiamo vedere, alla base del vero concetto di Patria, si posiziona un senso comunitario e che noi abbiamo totalmente perso sotto i colpi delle logiche illuministe derivateci dalla rivoluzione francese. Quanto abbiamo subito dall’ideologia d’oltralpe, da cui poi derivò il liberalismo e il marxismo, è l’idea che tutto quanto si vive si basa esclusivamente sull’individuo, e che non esistono legami oltre a quelli creati dalla propria ragione.

L’Italia non si è mai unita veramente, perchè tutte le ricchezze tradizionali derivanti dalle tante Patrie presenti sul territorio, non hanno mai trovato spazio nell’identità comune. La nostra terra è stata solo uno Stato, ma mai una Nazione. Quello che dovrà essere riscoperto è il valore sacrosanto delle tradizioni che affondano le loro radici nei millenni che ci precedono, è la forza della nostra storia e del nostro genio espresso dalla grande differenza che coesiste in noi italiani. Inutile pensare alle facili ricette dei bocconiani che di mestiere vorrebbero gli uomini simili a moderni calcolatori. La potenza di un popolo potrà riemergere nella storia solo quando tornerà a comprendere la forza naturale della sua stessa natura.

Inquinamento, deturpazione di beni architettonici e storici, urbanizzazione selvaggia, sono alcuni degli esempi a cui, il concetto falso e astratto di Patria, ci sta conducendo. Dobbiamo tornare a vivere il territorio in cui siamo nati, come una risorsa sostanziale che ci permette di vivere e crescere, ma soprattutto dobbiamo tornare a vedere gli altri italiani, come parte fondamentale per noi stessi. Se vogliamo tornare ad essere una Nazione dobbiamo tornare a pensarci come una Comunità, altrimenti saremo sempre più affossati dalla bassezza morale e culturali di pseudoprofessori che, in tono accademico, decretano la morte d’Italia e del Suo Spirito.

Matteo Di Bello

(tratto da http://www.associazionesperia.it)

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