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Sicurezza, tra menefreghismo e ronde: la soluzione è la Comunità

(tratto dal blog di Vincenzo Sofo)

Emergenza sicurezza a Milano, tema divenuto di moda dopo le due sparatorie che hanno suscitato clamore. Non è interessante per chi scrive fomentare allarmismi e strumentalizzazioni. Meglio interrogarsi sul da farsi.

E’ innanzitutto evidente che la non azione da parte della Giunta costituisca il problema di fondo: Pisapia e compagnia, in questo primo anno di amministrazione, hanno grossolanamente sottovalutato il problema, facendo affidamento sulla coscienza delle persone e temendo di scioccare la comunità “peace&love” milanese. Spogliare il corpo della Polizia Locale (il cui unico compito ormai è quello di fare multe), è stato l’esempio di tale approccio. Con ciò, sarebbe stupido dire che prima Milano fosse un paradiso… anche se i dati palesano un’incontestabile aumento del numero di crimini.

La sinistra, con l’esasperazione del “vogliamoci tutti bene”, sta acuendo il problema dell’immigrazione: l’accoglienza incondizionata degli stranieri è certamente un’idea romantica e suggestiva, ma chi ha in affido il governo del territorio deve concentrarsi sul mantenimento di un equilibrio sociale, che non prescinde da un’integrazione dello straniero secondo regole di vita, comportamenti, usi e costumi consoni con il nostro mondo.

In questo contesto gioca un ruolo fondamentale il senso di sicurezza percepito dai cittadini, dato dall’applicazione delle leggi (già esistenti) e dalla presenza delle istituzioni per le strade: la figura del vigile di quartiere rappresenta in questo senso un nodo chiave, permettendo di fornire una presenza radicata in ogni quartiere e creando una sorta di fidelizzazione del cittadino (vedendo sempre gli stessi vigili, aumenta la fiducia). Ma il rilancio del vigile di quartiere, sbandierato da Pisapia, non si è mai visto. Un ulteriore problema è dato dai corpi di Polizia, anche questi già esistenti ma impossibili da trovare per le strade… tutti al bar a bere il caffè. Senza dimenticare che, troppo spesso, il poliziotto si pone con un atteggiamento di arroganza nei confronti del cittadino, creando diffidenza piuttosto che senso di protezione.

Lo svuotamento delle funzioni della Polizia Locale, la scomparsa definitiva del Vigile di Quartiere e il non presidio del territorio da parte della Polizia, hanno portato – come reazione – ha richiedere la presenza dei militari, con il messaggio provocatorio ”visto che la Giunta non è in grado, chiamiamo loro che di sicuro sanno fare il mestiere”. Consapevoli che si tratta di un tampone immediato e a breve termine ad un’eventuale situazione di vera emergenza (nelle zone più difficili), ma non può rappresentare la soluzione strutturale. O si rischia di dare una risposta reazionaria al problema. Errore che troppo spesso compie, ad esempio, la destra.

Non bisogna infatti compiere l’errore di creare una città dormitorio, militarizzata. L’obiettivo di chi ha una visione di città come comunità, è piuttosto ridare vita e colore, che favorisca l’incontro e la nascita di rapporti interpersonali (ormai spariti). In questo senso, dunque, soluzione efficace per una città non può essere neppure l’istituzione delle ronde: l’idea del pattugliamento del territorio da parte dei cittadini può essere ancora comprensibile in un paesino con problemi di “piccola” criminalità; non può certamente essere utile al contrasto della grossa criminalità presente a Milano… un rondista che si infila in mezzo ad una sparatoria, non fa altro che correre il rischio di rimetterci la vita egli stesso. Cosa che le istituzioni devono evitare.

Il contributo dei cittadini avviene nello sviluppo di solidarietà e comunità di quartiere. Fare il poliziotto deve essere compito della Polizia, la quale deve essere adeguatamente addestrata ed indirizzata dall’Istituzione. All’Istituzione il compito di (ri)stabilire l’autorità e sviluppare l’organicità del sistema, educare la gente, promuovere politiche sul territorio con azioni di ampio respiro. Solo così si otterrà l’equilibrio.

Sfida a quanto pare impossibile per Pisapia & Co. Sfida doverosa per noi.

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