HEIMAT vs MOODY’S
Notizie recenti ci indicano che pure la Germania rischia la famosa “tripla A”, perché la società di raiting Moody’s ha individuato due pesanti rischi per l’economia tedesca, legati entrambi, a quanto pare, alle scelte arroganti in politica estera dell’attuale governo tedesco. Praticamente la crisi economica tedesca, stando alle analisi di Moody’s, risulta inevitabile sia se il governo continua la sua politica difensivistica, sia se decide di aiutare gli stati attualmente in difficoltà. Nel primo caso perché subirebbe il crollo dell’eurozona, mentre nel secondo perché subirebbe l’ingente versamento economico per salvare le economie in difficoltà; in entrambi i casi a farne le spese è l’intera Europa.
Sono ormai mesi che ci si interroga sul senso reale di questa Europa, degli stati nazionali, delle autonomie locali e di tutte quelle realtà presenti all’interno della vita politica comunitaria, ma tutte queste considerazioni sono sempre e solo dottrinali, legate a stereotipi ottocenteschi dove pochi decidono per molti, ma i molti dove sono?
Siamo tutti noi a formare una nazione e la nazione forma lo Stato! Non viceversa, il contrario di questo normale processo, è solo la propaganda con cui una parte molto ristretta di affaristi e speculatori, cerca di svendere culture millenarie per sradicare le tradizioni dal terreno nel quale sono nate.
Lo Stato che dobbiamo tornare a costruire, deve essere espressione di noi stessi, non fonte di compromesso, ma matrice di identità.
Ogni cittadino deve identificarsi nella propria Istituzione, ogni cittadino deve tornare a credere che il benessere collettivo possa tornare a formarsi proprio perché l’intera società, globalmente intesa, trova nei propri rappresentanti degni paladini a sua difesa. Noi non viviamo più in questa consapevolezza, in quanto, dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa intera è diventata terra di conquista e chi ci governa mero strumento nelle mani di popoli stranieri. Basta vedere i nostri mezzi d’informazione piegati sulla propaganda globale, i nostri politici sempre più indegni di rappresentare la nostra millenaria civiltà. Socialisti, liberali, democristiani, sembrano fatti della stessa pasta, come se uscissero da una scuola comune, indipendentemente dai differenti simboli che, solo apparentemente, li dividono.
Gli scontri politici televisivi, sembrano rappresentazioni teatrali, piuttosto che reali scambi di opinioni. L’odio ideologico divide solo il popolo che, soggiogato dall’ignoranza dogmatica di questi burattini, smette di guardare la realtà, e non vive più la propria Patria.
Il popolo italiano, fino a quando non tornerà a scoprire le proprie tradizioni come fondamento per il proprio futuro, non potrà mai definirsi popolo. Sarà soltanto una massa informe inserita nel grande recinto europeo, pronta a donare la propria gola alla forca di pochi speculatori, che togliendo lettere dell’alfabeto, tolgono anche la dignità ad interi popoli.
Io credo che sia giunto il momento di tornare a guardare la realtà senza falsi paraocchi. Noi siamo cresciuti in un concetto di Patria legato all’ideologia risorgimentale, un concetto che passa come una pialla sopra tutte le tradizioni locali al fine di creare un’unica identità. Dal risorgimento, passando al fascismo, fino all’attuale repubblica, ci hanno fatto sentire italiani solo perché altri ci hanno detto di esserlo, ma lo siamo veramente? Sappiamo cosa voglia dire “essere italiani”? Io credo che l’unica vera Patria sia quella che trovi nel fondamento della propria terra l’humus sociale e culturale da difendere.
Gli antichi a questo tipo di Patria attribuivano divinità solo apparentemente minori, ma in realtà sostanziali per le civiltà stesse. Per i romani erano i Lari domestici, e rappresentavano il culto degli antenati legati alla terra nella quale la famiglia era radicata. Nella cultura tedesca, questa concezione di Patria era rappresentata, in sede di diritto privato, nella tutela dell’istituto giuridico del cosiddetto “maso chiuso”. Solo al primogenito andava la terra e tutte le risorse famigliari, in quanto espressione dell’unità storica della famiglia stessa. Questo istituto giuridico è rimasto fino a pochi anni fa, una consuetudine persino in Alto Adige, dove la tradizione tedesca continua a mantenere intatte le proprie radici. La parte interessante dietro tutto questo è legata al fatto che la terra, così intesa, non ha valore commerciale, non può essere in nessun modo venduta in quanto essa non è “cosa alienabile”, ma forma apparente di una storia dalla quale la famiglia tra la sua linfa da quando si è radicata su di essa.
Questa è la Patria da difendere, non visioni ideologiche che prevedono l’abbattimento di intere tradizioni e lo sradicamento di interi popoli. L’Italia e l’Europa potranno rinnovare la loro forza identitaria se vorranno scrollarsi di dosso i parassiti stranieri, se vorranno riedificare argini contro le maree speculatrici, se vorranno riconoscersi espressioni delle molteplici realtà che le compongono. Noi italiani e noi europei abbiamo in questa sfida la risorsa per uscire dai vili ricatti d’oltreoceano. Possiamo rialzarci se a Moody’s mostriamo con orgoglio la rinascita della nostra millenaria Civiltà! Possiamo tornare a guardare il nostro futuro se le nostre mani torneranno ad immergersi nella terra fertile dalla quale proveniamo, dimenticandoci le astrazioni speculative borsistiche, figlie partorite da popoli privi di storia, di sangue e di suolo.
Solo l’orgoglio europeo potrà diventare la bandiera del riscatto; solo sentire la responsabilità della nostra Civiltà millenaria potrà darci le armi per costruire il nostro avvenire! Dobbiamo rimetterci in piedi per difendere la Terra dei nostri padri, per difendere la nostra civiltà, per non essere più strumenti commerciali e oggetti di sfruttamento, ma per tornare ad essere uomini e donne capaci di riportare la forza dell’Uomo dalla terra al cielo d’Europa! In piedi Europa, salvati una volta per tutte da Moody’s & c!
Matteo di Bello
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