E tu, quanti SCHIAVI hai?
Di Barbara Leva
La schiavitù è stata legalmente abolita da questo mondo e siamo tutti
liberi, uguali, fratelli.
Siamo felicemente liberi di essere in contatto con tutti i nostri
uguali, per mezzo dei telefoni intelligenti, della rete,
dell’informazione che corre su carta e via cavo.
Siamo felicemente liberi di incontrare i nostri fratelli intorno al
globo per mezzo delle nostre automobili, dei voli economici, di treni
e navi.
Siamo felicemente liberi di vestire in tutti i tessuti che gradiamo,
di mangiare tutti i cibi che desideriamo in ogni stagione dell’anno,
di arredare casa con i materiali che più ci rispecchiamo.
Come ci piace, questa libertà.
Sono lontani i tempi in cui ognuno coltivava la sua terra, portava
avanti la sua bottega, e la schiavitù veniva tollerata. Gli schiavi
pulivano le case dei ricchi, preparavano la loro cena, allattavano i
loro neonati, e poi lavoravano le loro terre e raccoglievano il loro
cotone.
Tempi lontani, quelli in cui lo schiavo era considerato tale.
Ora non esiste più la schiavitù, e lo schiavo perde anche il diritto
al riconoscimento professionale.
Se nei tempi lontani gli schiavi lavoravano per pochi, ora lavorano
per tutti noi, e noi, vittime di un sistema che ci costringe a
consumare, li rendiamo ancora più schiavi nel momento in cui siamo
convinti che la schiavitù non esista.
Un esempio per tutti: Steve Jobs e la sua Apple. La virtuale fabbrica
felice delle applicazioni che ci connettono con i nostri amici e la
reale fabbrica con il più alto tasso di suicidi dei suoi dipendenti.
Prodotti fatti di sangue che producono felicità fittizia.
Provare per credere: il sito http://www.slaveryfootprint.org ci dice quante
persone sfruttiamo per il nostro benessere. Io ho 22 schiavi che
lavorano per me: quelle scarpe che mi piacevano tanto, ho deciso che
possono aspettare. I lamponi, anche. Di caffé, posso effettivamente
berne meno, e il mascara, tutto sommato è meno importante di una vita
umana.
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