Mirafiori: la vittoria che imbarazza Fiat e politica
di Vincenzo Sofo
Marchionne ha ottenuto il tanto desiderato SI nel referendum di Mirafiori. Vittoria ampiamente pronosticata, anche se non ci si aspettava che l’accordo passasse con così poco consenso (poco più del 54%). Anzi, ad un certo punto addirittura sembrava che vincesse il NO. E infatti la risicata vittoria è arrivata grazie agli impiegati, i meno colpiti dall’accordo siglato tra Fiat e parti sociali, mentre tra gli operai ha prevalso l’opposizione. Altrettanto vero è che la stragrande maggioranza di coloro che hanno votato a favore, ha dichiarato di averlo fatto per mancanza di alternative: l’azienda ha messo i lavoratori con le spalle al muro… o così o tutti a casa. Ma a casa ci sono mogli e figli che la sera vogliono mangiare…
Tutta questa vicenda ha creato non poco imbarazzo. A partire dalla Fiat, che – conscia dell’atto di forza compiuto – è stata attenta a non mostrare troppo la propria felicità: Marchionne si è limitato a commentare che questo referendum aprire una nuova fase di rapporti tra dirigenza e lavoratori (mavà?!), gli altri vertici della ditta torinese hanno preferito restare in disparte.
La Fiat ha dimostrato che è possibile non rispettare i contratti nazionali di categoria, tanto lo Stato è debole. Il metodo-Marchionne rischia di costituire un precedente… anzi, è già diventato un esempio: guarda caso il primo a seguirne le orme è proprio il gruppo Marcegaglia. D’altronde la strategia (rivelata dagli stessi autori) è proprio questa: far uscire la Fiat da Confindustria per permettergli di stipulare un contratto conveniente senza troppi problemi e farla rientrare soltanto dopo che la stessa Confindustria avrà stipulato un nuovo e più vantaggioso contratto per il settore auto. L’assenza della più grande azienda italiana eserciterà al momento delle trattative una pressione notevole sulle altre parti in causa, costringendole a cedere su più fronti.
L’imbarazzo per la situazione serpeggia anche nell’ambiente della politica: quasi tutti, da destra a sinistra, sono coscienti del pericoloso significato insito del caso-Fiat. Non ci si può permettere in Italia di fare a meno di essa, il che pone lo stesso governo (a prescindere dal colore politico) in una posizione di soggezione. Disposti a tutto pur di tenerla in Italia, onde evitare il licenziamento di migliaia di persone… che significa migliaia di cassaintegrati in più a carico dello Stato… oltra al dramma sociale.
Per non dimenticare che la Fiat ha un’influenza notevole sulla politica. Non a caso gli esponenti politici piemontesi/torinesi si sono guardati bene dall’opporsi a Marchionne. In questi casi le ideologie non contano.
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