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Lega Nord al bivio

di Vincenzo Sofo

La situazione più difficile, in questo clima di crisi della maggioranza, è toccata alla Lega Nord. Destino beffardo, visto che teoricamente si tratta di uno scontro che non la vede coinvolta. Ma la democrazia spesso fa questi brutti scherzi, e la questione del potere di coalizione è talmente importante che gli esperti hanno persino trovato un modo per calcolarlo (il cosiddetto indice di Shapley).

Il problema è che la Lega, pur essendo un movimento in costante e forte crescita, non ha mai avuto e non ha ancora la forza per comandare da sola. In democrazia contano solo i numeri, e questi ad oggi dicono che senza alleanze la Lega non può salire al governo. Ecco perchè anni fa Bossi ha dovuto siglare l’alleanza con Berlusconi, turandosi il naso su alcune questioni e causando qualche mal di pancia all’ala più intransigente del movimento.

Ora la situazione è mutata. Questa crisi di governo, al di là dell’esito del 14 dicembre, ha segnato un momento di rottura: il Pdl, a poco tempo dalla sua creazione, è in crisi. Non congiunturale, bensì strutturale. Perchè fondato non su un progetto, ma su una persona. Ma le persone, si sa, prima o poi invecchiano e debbono farsi da parte. E allora non ci saranno nel Pdl figure in grado di sostituire una figura pesante come quella di Berlusconi. Verrà meno il collante delle varie e differenti anime presenti nel partito e apparirà la carenza di contenuti.

Si sta creando un nuovo centrodestra, composto dagli scissionisti del Popolo delle Libertà e dai post-democristiani dell’Udc. Un centrodestra tutto da definire e che, una volta eliminato Berlusconi, probabilmente vedrà scoppiare un altra faida per la scelta del leader: Fini infatti ha abbandonato la nave del Pdl proprio perchè stanco di fare da delfino, ma dubitiamo che Casini abbia intenzione di fare il vice.

E la Lega? Come posizionarsi in questo nuovo panorama?

Da un lato c’è Berlusconi, al momento il solo a garantire a Bossi l’attuazione del federalismo. Gli altri a parole si dichiarano favorevoli, ma nei fatti non molto propensi. Però ormai è nella fase di inesorabile declino, occupato a tempo pieno a non venire inghiottito dalle forze emergenti e dalle vicende giudiziarie. Restare troppo attaccati al Pdl rischierebbe di trascinare la Lega nel baratro, per responsabilità non sue. Va bene il rispetto delle alleanze, ma qui c’è in gioco qualcosa di molto più importante: un progetto politico e sociale. Gettarlo alle ortiche per una persona, sarebbe un delitto.

Dall’altra parte ci sono i finiani e i casiniani. Attualmente non ancora degli alleati affidabili. Per natura molto diversi dal concetto della Lega (come daltronde diverso è il Pdl), e che si stanno costruendo il loro spazio vitale proprio marcando le loro distanze dal movimento padano. Ma, piaccia o no, probabilmente saranno il futuro del centrodestra italiano.

Bossi, che non a caso è considerato da tutti (avversari compresi) il migliore “animale politico” in circolazione, certamente sta già facendo i suoi calcoli. Già in passato, alleandosi con Berlusconi, ha dimostrato intelligenza e lucidità di manovra.

Le alleanze sono accordi strumentali per creare condizioni favorevoli alla realizzazione di un progetto. Non importa se l’alleato futo sarà Pdl, Fli, Udc, Api, Mpa o altri. Importa che il prescelto sia il più utile a portare a casa il federalismo e tutto il resto.

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