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IL PERICOLO PUBBLICO NUMERO UNO? IL MANIFESTANTE NO GREEN PASS

“Quando l’Allievo è pronto, il Maestro appare.” Bello! Lo ripeto, a me stesso, molto spesso poiché trovo che sia un insegnamento breve, diretto e ricco di contenuto. Viviamo un percorso contenutistico, di Vita complesso, sicuramente interessante per positività, esagerazioni, lati negativi (quelli, poi non mancano mai). Un’Epoca, la nostra, oberata di stimoli e di Caos! Un caleidoscopio di opportunità a mio vedere; d’altronde, quale stagione dell’Uomo non lo è stata? Chi nega ciò mente sapendo di farlo. L’opportunità, però, è nelle mani di chi sa leggere gli eventi e di chi ha gli strumenti per governarli. Da ciò poi l’esigenza di volare, veloci, verso un Futuro che non aspetta e ci investe con Mentalità da Innovatori che, saggiamente, camminano nel solco della Tradizione. Ci piace, in questo periodo, soffermarci allo studio di autori interessanti come Alain De Benoist e Alexander Dughin.

Il sistema liberale, nella declinazione teorica di tali autori, andrebbe incontro a sviluppi postdemocratici a cui si contrappone la radicalizzazione della mentalità populista. Una giusta riflessione.

Alain De Benoist, in una recente intervista, parla di una società del controllo: evidenti gli elementi paradossali. Le Istituzioni, le stesse che narrano l’Inclusione Universale e l’abbattimento delle barriere sociali e fisiche, molto solerti a chiedere il Green Pass che appare essere in maniera sempre più sottile un discrimine, hanno glissato sulla vicenda di uno stupro sul treno. Fenomenologia dell’animale Uomo? Di sicuro, fenomeno paradossale. Ne parliamo con Isaia Uslenghi.

Isaia, ci vuoi raccontare questo episodio?

Martedì pomeriggio (30 novembre), dopo le 16, tornavo a casa con il treno Milano-Laveno quando, all’altezza di Cislago, entrano nello scompartimento dove sedevo, provenendo da un altro scompartimento, due agenti PolFer in uniforme, i quali chiedono a tutti i passeggeri di mostrare i documenti.

Con stupore vedo che agli altri passeggeri che glieli mostrano gli agenti prendono in mano i documenti, li fotografano e poi scorrono con le dita sul cellulare probabilmente un database della Polizia, senza che nessun passeggero chieda il perché di questo controllo a cui non avevo mai assistito nei miei anni da pendolare e nemmeno in precedenza.

Una volta arrivati a me, che a questo punto ero convinto a torto o ragione di essere il vero obiettivo di questo controllo, l’agente ripete la procedura. Mi prende la c.i., la fotografa e poi controlla sul cellulare. L’agente mi chiede se sono Uslenghi. Poi, quando faccio un movimento istintivo della mano per riprendere il documento, mi dice “questo lo teniamo noi. lei ci segue a Varese”, mettendomi dunque in stato di fermo.

Dopo aver controllato i miei documenti, gli agenti interrompono il controllo.

La fermata di Varese non era certo la mia. Non dovevo scendere lì. La mia famiglia mi aspettava altrove e, per giunta, avevo il cellulare scarico. Ho chiesto agli agenti di prestarmi il loro cellulare per avvisare parenti e avvocato dell’imprevisto. Gli agenti mi hanno detto che non ce n’era bisogno perché mi dovevano solamente notificare un provvedimento proveniente da Milano. Solo dopo che ho chiesto aiuto anche ad altri passeggeri, i quali, forse ritenendomi un soggetto pericoloso, si sono rifiutati di prestarmelo, uno degli agenti si è deciso a prestarmi il suo cellulare.

Una volta arrivati a Varese, ho seguito gli agenti al Posto PolFer della Stazione di Varese Nord, dove mi è stata notificata la comunicazione di avvio del procedimento volto all’irrogazione del Divieto di Accesso alle Aree Urbane, emesso dalla Divisione Anticrimine della Questura di Milano, che viene motivato con la partecipazione del sottoscritto ad alcune manifestazioni contro il Green Pass a Milano.

Dopo che ho firmato il provvedimento, mi hanno restituito i documenti e ho dovuto acquistare di tasca mia il biglietto per tornare da Varese alla stazione dove mi aspettava la mia famiglia.

Sulla stessa tratta ferroviaria qualche giorno dopo una ragazza è stata stuprata ed un’altra aggredita da immigrati irregolari.

A differenza di quando ero a bordo io, manifestante pacifico, non mi risulta che sul treno dello stupro ci fossero forze dell’ordine pronte a intervenire a tutela dei cittadini e soprattutto delle cittadine che prendono i mezzi pubblici, in particolare negli orari notturni, e questa assenza si verificava nonostante episodi analoghi siano tutt’altro che rari e anzi si siano ripetuti di frequente negli ultimi anni sui treni lombardi.

Stupisce inoltre che le stesse pubbliche autorità che arrivano a operare un fermo di un cittadino italiano incensurato per consegnargli un provvedimento che potrebbero benissimo consegnare al suo domicilio, invece non riescano a intercettare per tempo le persone presenti illegalmente sul territorio nazionale e prevenire in questo modo fatti odiosi come quelli avvenuti venerdi’ 3 dicembre.

Non solo, sempre quel cittadino italiano incensurato potrebbe presto vedersi limitato nella libera circolazione e nell’accesso all’istruzione (frequento l’Università a Milano) per aver esercitato il diritto a manifestare, mentre immigrati clandestini pluripregiudicati non vengono espulsi e si muovono liberamente attraverso tutto il territorio nazionale.

Questo atteggiamento di “due pesi due misure” temo non sia casuale ma piuttosto risponda ad un indirizzo preciso dato dal governo.

Lo suggeriscono le recenti dichiarazioni del ministro dell’Interno, che ha dichiarato prioritario il controllo del Green Pass sui mezzi pubblici, anche a costo di sottrarre le forze dell’ordine alle attività di contrasto alla criminalità, e ancor prima quelle del presidente del Consiglio, il quale ha definito l’immigrazione un fenomeno ineluttabile, “come la digitalizzazione”.

Lo stesso strumento del DACUR, il DASPO urbano di cui mi hanno comunicato l’avvio, nasce per iniziativa dell’ex-ministro dell’Interno Salvini, come strumento atto a colpire situazioni di degrado urbano come quella che si verifica ad esempio a Milano alla Loggia dei Mercanti, dove bande di giovanissimi nordafricani, costantemente impegnati in risse, aggressioni e altri comportamenti devianti, bivaccano sotto i portici di un edificio storico e ne pregiudicano la fruibilità, ma viene usato dalla Questura di Milano per esiliare dalla città uno studente incensurato che manifesta per i propri diritti costituzionali.

Il comportamento delle istituzioni non mi sorprende né ritengo che siano davvero in contrasto tra loro il controllo totale dei cittadini italiani attraverso il Green Pass e la tolleranza verso l’immigrazione di massa e la delinquenza straniera. Piuttosto sono elementi che insieme concorrono alla definitiva esautorazione del nostro popolo.

Quali sono le prospettive alternative dei movimenti di protesta per affrontare la situazione odierna?

Dopo due anni di emergenza, sarebbe opportuno non porsi più l’obiettivo, ormai, impossibile di eliminare il virus. Questo buon proposito, semmai, andava perseguito nei primi mesi quando, invece, i confini rimanevano più che permeabili agli ingressi dall’estero.

Oggi quest’obiettivo, impossibile, serve a farci accettare nell’ordine: lockdown, coprifuoco, zone colorate, Green Pass, super Green Pass. Ora, ci accorgiamo che nemmeno con il super Green Pass riusciamo a fermare il rialzo invernale dei contagi e dobbiamo tornare alla casella di partenza.

Bisognerebbe, invece, semplicemente spostare l’attenzione dall’inseguire il virus al curare tempestivamente la malattia con le terapie esistenti, attraverso il potenziamento della sanità pubblica di territorio.

Si può, e si deve, combattere il covid-19 nel rispetto della Costituzione e della dignità umana. Bisogna smetterla una volta per tutte di minacciare la popolazione con la prospettiva degli arresti domiciliari, comportamento che configura da parte delle istituzioni il reato di tortura. Bisogna restituire a bambini e ragazzi una continuità educativa. Bisogna ridare agli anziani reclusi nelle RSA l’affetto dei cari. Bisogna restituire a tutta la popolazione la socialità. Altrimenti i danni rischiano di essere molto peggiori di quelli provocati dal virus.

Per quanto riguarda la vaccinazione, essendo inefficace nel contrasto al contagio, bisogna eliminare ogni obbligo conclamato o surrettizio, fermare immediatamente la vaccinazione delle fasce non a rischio come i minori, e cominciare a valutare seriamente gli effetti avversi dei farmaci a RNA sulla popolazione, e non, come si fa ora, abbandonare a sé stesse le tante persone danneggiate da vaccino.

Paolo Guidone

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