IDENTITA’ E COMUNITA’: INTERVISTA A MARCELLO VENEZIANI
…Ti invito al viaggio In quel paese che ti somiglia tanto, I soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito, l’incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati.
Laggiù tutto è ordine e bellezza, Calma e voluttà. Il mondo s’addormenta in una calda luce di giacinto e d’oro. Dormono, pigramente, i vascelli vagabondi arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi desideri…
Gesualdo Bufalino, dalla sua Sicilia, narra l’Invito al viaggio di Charles Baudelaire come il «vangelo d’ogni esotista». Decisamente una descrizione raffinata. Baudelaire ha saputo generare nei suoi versi quell’immagine onirica ma vive di una dimensione di equilibrio profondo, di Pace . Una dimensione da Sogno come da viaggi ancestrale appare la musicalità dei versi di Charles Baudelaire nell’architettura armonica incisa nell’album Fleurs, del 1999, del maestro Franco Battiato e del filosofo Manlio Sgalambro.
Per chi pratica il “Dubbio” come Macete nella giungla della vita, l’interrogativo che fisiologicamente esplode è come riuscire a far coincidere il rispetto, intimo sacrale, alla Tradizione e al nesso Patria/Homo Religiosus, con profonda ed intelligente Tensione al Futuro, nella giusta dimensione dove appare opportuno vivere il Presente! Una risposta importante la stanno dando Think Tank come Il Talebano, che rappresentano dei veri e propri incubatori di Pensiero. Sono proprio Think Tank come Il Talebano, che con intensa ricerca, si adoperano per colmare i vuoti creati mainstream in un’esistenza fine a se stessa orientata al Nasci, Consuma, Scompari!
Da ciò la necessità alla ricerca di una sempre maggiore consapevolezza della Identità, della Tradizione che non rinuncia alle contaminazioni culturali ma di certo non abiura se stesso. In questo melting pot di emozioni e di contenuti appare essere protagonista il poeta fiorentino: Dante Alighieri.
«O voi che avete gl’intelletti sani, Mirate la dottrina che s’asconde Sotto il velame detti versi strani!»
Dante, secondo Renè Guenon, con queste parole [Inferno, IX, 61-63], indica in modo molto esplicito un senso nascosto, riservato agli addetti ai lavori agli iniziati, il cui contenuto deve essere ricercato da coloro i quali sono capaci di coglierne l’essenza. La Divina Commedia, al di là di una “Comunicazione ad effetto” di ottimo marketing moderno, è ricca di parallelismi ermetici tipici del periodo in cui è stata prodotta. Tali contenuti vengono fuori con l’utilizzo della giusta chiave di lettura: desiderio critico, cultura poliedrica, spirito di osservazione.
Ne parliamo con un intellettuale di spicco della destra italiana: Marcello Veneziani, classe 1955, filosofo, giornalista, autore del saggio “Dante Padre Nostro”. Autore di numerose opere, ha lavorato alla rivalutazione di Julius Evola, pensatore tradizionalista. Giornalista professionista ha lavorato per diverse testate nazionali ricoprendo incarichi di prestigio; è autore di pubblicazioni importanti come:
- La ricerca dell’assoluto in Julius Evola,
- Il secolo sterminato. L’Italia laboratorio del Novecento,
- Rovesciare il ’68. Pensieri contromano su quarant’anni di conformismo di massa
- Lettera agli italiani. Per quelli che vogliono farla finita con questo paese
“Dante è il poeta, il profeta, il fondatore, lo scrittore e il testimone originario dell’Italia nostra. È l’apice solitario in cui si incrocia il mondo classico; l’Imperium romano, il pensiero antico, la cristianità” definizione affascinante del Sommo poeta data da Marcello Veneziani nel suo ultimo libro edito da Vallecchi. Marcello Veneziani indica Dante come Pensatore Celeste e vero Fondatore della Patria.
- Come riassumere i concetti fondamentali del suo libro “Dante nostro padre”, edito da Vallecchi, senza abbattere il gusto della scoperta e della lettura del saggio?
Premetto che ho cercato di leggere e comprendere Dante attraverso le sue opere in prosa, di cui ho curato un’ampia antologia su cinque parole chiave: Amore, Sapienza, Lingua, Politica e Madre Terra. Ho proposto pagine cruciali da Vita nova, il Convivio, il de volgari eloquentia, de Monarchia, l’epistolario. Mi sono soffermato su due aspetti principali di Dante: il suo ruolo di fondatore dell’Italia, intesa come civiltà prima che come nazione e di nazione prima che come Stato unitario. Dante vede l’Italia come figlia dell’impero romano e della civiltà cristiana, unita dalla lingua, dalle geografia e dal carattere. E poi mi sono soffermato su Dante padre spirituale, inattuale ed eterno, che coinvolge il lettore in un cammino di salvezza. Chi legge Dante ne esce trasformato. Ho proseguito il cammino dantesco in un romanzo spirituale, appena uscito, La leggenda di Fiore, edito da Marsilio, in cui ho figurato un personaggio favoloso che intraprende un’avventura dello spirito, e viaggia in Oriente alla ricerca della Verità.
- Marcello Veneziani, in conformità con Gioacchino Volpe, considera l’identità italiana più antica del Risorgimento. Ci illustri il concetto.
L’Italia è una nazione antica e gloriosa e uno stato recente e tormentato. E gli italiani hanno una forte italianità di fondo e un debole senso civico nel rapporto con le istituzioni. L’invocazione dell’Italia precede di secoli la sua unificazione. A differenza di altre nazioni politiche, l’Italia è una nazione culturale, letteraria, che nasce dalla lingua, dall’arte e dalla civiltà prima che dalle armi, da una dinastia regnante e dal processo unitario. Anche Volpe, sul piano storico, faceva notare che l’Italia nasce dalla romanità e trae le sue radici nel Medioevo: il Risorgimento ne è per così dire il coronamento (e per certi versi il suo tradimento).
- Il concetto di identità è strettamente legato al concetto di comunità. Sul Comunitarismo lei ha scritto : Comunitari o Liberal. La prossima alternativa, edito da Laterza. Libro fondamentale e attualissimo tanto quanto interessante. Ci parli del Comunitarismo nella declinazione odierna.
L’identità non è un concetto inerte e astratto ma si anima e s’incarna in una tradizione vivente e in una comunità, ovvero in un popolo che ha consapevolezza delle sue origini e del suo comune destino. Gli uomini non nascono singoli individui ma sono il frutto, sin dal concepimento, di una comunità: i loro genitori e i geni che ereditano. La dimensione comunitaria è originaria e radicata, vive non solo nelle nostre relazioni sociali ma anche nel nostro animo, e ci dispone naturalmente verso chi ci è più vicino prima che verso chi è più lontano. Parafrasando Sant’Agostino e ricordando Gentile, io sostengo che “in interiore nomine habitat communitas”, nella nostra interiorità già vive il nostro essere, sentire e pensare comunitario.
- Oggi si parla molto dell’esaurimento della dicotomia destra-sinistra. Secondo lei non è più valida o si è modificata?
Non ho mai attribuito a quelle due categorie politiche e ideologiche un significato assoluto ed eterno, come se fossero idee platoniche scritte in cielo. Sono due modalità che subiscono le mutazioni e le contaminazioni della storia, vanno utilizzate in modo critico, considerando che il poco è meglio del nulla … Quel che resta, oltre le etichette, sono i principi di fondo, quelli che io chiamo “gli dei”, ovvero i riferimenti intramontabili che riguardano il senso del sacro e religioso, il senso della comunità famigliare e sociale, l’amor patrio e l’amore della tradizione. Quando destra e sinistra rispondono a quei principi allora hanno un significato: se invece si esauriscono nelle controversie storiche e politiche, ideologiche e conflittuali, allora subiscono mutazioni e declini.
- Come valuta le attuali evoluzioni dei movimenti identitari italiani: Fratelli d’ Italia e Lega Salvini Premier?
Li osservo con attenzione e disincanto. Per me hanno un valore relativo e contingente; ossia sono preferibili in questo momento storico, in questa situazione, ai loro avversari; bene o male rappresentano un’opzione identitaria, realista e “sovranista” e insieme costituiscono oggi la maggiore forza politica del nostro paese. Si possono naturalmente avere preferenze per l’uno o per l’altro, sia per quel che concerne la loro linea e la loro coerenza, le loro leadership e il loro linguaggio, sia per quel che riguarda la loro odierna divaricazione tra il sostegno al governo Draghi e opposizione, che hanno ciascuna una ragionevole motivazione. Ma solo insieme possono costituire una prospettiva di governo. A patto che oltre a rappresentare parole, sentimenti e messaggi identitari siano in grado di esprimere una compiuta visione politica e siano capaci di formare, selezionare e proporre una classe dirigente in grado di governare. Su questo piano siamo ancora in alto mare. Una ragione in più per dedicarsi a Dante e a Fiore più che a Giorgia e Matteo…
Quando il mondo sembra crollare, afferma Marcello Veneziani, le Civiltà precipitano, i Popoli sono disorientati, la solitudine globale prevale, la strada maestra è una sola: tornare al Principio e ai principi da cui principiò il nostro cammino.
E’ necessario un ritorno alla Tradizione? e cosa vuol dire, veramente, essere Conservatori? Personalmente prediligo questa affermazione:
Essere conservatori significa Farsi carico del senso comune e comunitario, ritenere la coerenza, la fedeltà, l’onore, l’educazione basi irrinunciabili, Ritenere che senza il senso del sacro, il legame sociale e religioso della società decadono in un barbaro cinismo.
Paolo Guidone
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