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ABBATTERE IL “POLITICAMENTE CORRETTO”

Il concetto di postdemocrazia si riferisce ad un neologismo coniato dal sociologo Colin Crouch che descrive un progressivo sviluppo in senso oligarchico delle democrazie occidentali che pur mantenendo intatte le forme rappresentative si svuotano nella possibilità di esprimere una reale partecipazione pluralista. Una espressione di tale fenomeno è il cosi detto “politicamente corretto” ovvero una modalità della omologazione mondialista tesa a definire orwelianamente il modo di pensare, agire ed esprimersi dei popoli verso un unicum liberale, liberista in economia e liberal sul piano socio-culturale. Proprio contro questa sovrastruttura progressista del finance-capitalismo abbiamo in precedenza segnalato il testo di Martino Mora “abbattere gli idoli contemporanei non moriremo liberal”. Milanese e professore di storia e filosofia nei licei Martino Mora appartiene alla migliore scuola controrivoluzionaria Cattolica aperta alla cultura delle nuove sintesi ed è uno dei più interessanti pensatori emergenti. Amico del Talebano abbiamo pensato di incontrarlo per un intervista

Abbiamo saputo che in una pagina pubblica per i docenti della sua scuola, Lei è stato pesantemente criticato ed insultato da alcuni suoi colleghi, per avere pubblicato sulla sua pagina facebook alcune considerazioni radicalmente critiche sul futuro vicepresidente degli Usa, Kamala Harris.

Proprio così, sono stato oggetto di un improvvisato processo alle mie convinzioni, tipico della mentalità sessantottina, ora liberal. Non paghi di avere ridotto la scuola come l’hanno ridotta (un centro di indottrinamento ideologico , di lavaggio del cervello, più che il luogo della trasmissione del sapere), maestrine e maestrini dalla penna rossa, anzi fucsia-arcobaleno, si permettono di attaccarmi – in maniera scomposta, pesantemente offensiva e denigratoria che mi riservo di valutare sul piano legale – per convinzioni che ho espresso non in classe, dove a differenza d’altri non parlo mai di politica, visto che non è quello il mio ruolo, ma sulla mia pagina face book.

Non si accontentano di censurare e intimidire il docente, evidentemente, ma vogliono censurare e intimidire il cittadino nella libera espressione delle sue convinzioni, qualora esse violino le regole del pensiero unico fucsia-americanoide di cui si fanno portatori. Cioè qualora siano vere, visto che il pensiero unico si basa su premesse del tutto fallaci. E’ la verità che scandalizza. Questi colleghi, come molti pennivendoli del giornalismo, sono la polizia del pensiero.

Che cosa hanno scritto contro di Lei?

Dopo che altri mi hanno accusato di essere andato oltre i limiti della” libertà d’espressione”(che evidentemente sono loro e soltanto loro a stabilire) una collega ha definito il mio pensiero espressione di “ un disagio al limite del patologico” e “un pensiero malato, che può influire negativamente sul suo (cioè mio) lavoro”. E’ da notare la sottile perfidia denigratoria espressa dalla docente in questione : se non pensi bene, secondo le regole del liberal-femminismo- omosessualismo-immigrazionismo , sei sicuramente affetto da disagio psichico, anzi da malattia psichiatrica. E’ il ritorno alla mentalità sovietica alla Breznev, per la quale il dissidente va curato in manicomio. E’ Breznev in salsa arcobaleno. E’ la psicopolizia orwelilana in versione scolastica.

Del resto mi lasci dire che si tratta del naturale sbocco di un percorso. Quando si permette che parole riprese dalla psichiatria, come “fobia”, infestino il linguaggio del dibattito civile , lo sbocco conseguente è proporre l’internamento psichiatrico per chi contesta l’ideologia dominante . Chi sono infatti gli “xeno-fobi”, gli” omo-fobi”, gli “euro-fobi”, se non dei malati? La “fobia” nel linguaggio psichiatrico significa paura esagerata e irrazionale di qualcosa, una vera malattia da curare. La neolingua è funzionale alla repressione psico-poliziesca voluta dal pensiero unico politicamente corretto. Per questo occorre bonificare il nostro linguaggio per tornare alla comprensione razionale dell’ordine naturale e della realtà vera.

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