SOVRANITA’ E AUTONOMIE: INTERVISTA TALEBANA A PAOLO BECCHI
In molti nostri articoli abbiamo cercato di analizzare il concetto di sovranismo proponendo dei contenuti progettuali che forniscano una sostanza a questo termine spesso troppo soggetto alla estrema mutevolezza della postmodernità liquida. In questa intervista abbiamo il piacere di confrontarci col professor Paolo Becchi autore del testo “Manifesto sovranista. Per la liberazione dei popoli europei” edizione Giubilei Regnani 2019. Sebbene in questo anno abbiamo assistito a profondi cambiamenti riteniamo importante tornare su elaborazioni metapolitiche su cui articolare i nostri contributi.
Buongiorno Professor Becchi, grazie per averci concesso questa intervista. Lei un anno fa ha stilato una Carta dei diritti dei popoli. Vuole gentilmente spiegare di cosa si tratta? E come si colloca la Lega rispetto ad essa?
Io ho stilato un “Manifesto sovranista” con una “Carta dei diritti dei popoli europei” in occasione delle ultime elezioni europee per promuovere un salto di qualità all’avanzata sovranista. La mia idea era alternativa a quella dell” internazionalismo sovranista” di “The Movement” di Steve Bannon, indubbiamente un grande stratega del fenomeno del trumpismo, ma non adatto – a mio avviso – alla realtà continentale. In una decina di punti ho cercato di mettere in evidenza il fatto che si parla sempre più spesso nella cultura giuridica di “diritti umani”, ma mai dei popoli facendo prevalere l’individualismo a scapito della comunità. Il sovranismo, come lo intendo io, parte da un’ idea di comunità e quindi va distinto da tendenze antieuropee, nazionaliste, “leviataniche ” , attribuite a torto o a ragione a movimenti che si richiamano al sovranismo. Il sovranismo, come lo intendo io, segue un percorso “althusiano”, “debole”, rispetto al paradigma hobbesiano, “forte” e promuove una concezione di Europa incentrata sulle esigenze identitarie e sociali dei popoli nel rispetto persino delle autonomia regionali. Il mio Manifesto voleva essere un contributo metapolitico per un sovranismo federalista in una Europa Confederale inserita in un contesto mondiale multipolare.
La Lega mi pare di fatto abbia puntato su un nazionalpopulismo, per così dire più di pancia che di cervello, focalizzando l’attenzione sulla emergenza della immigrazione clandestina, anche se nel suo ultimo congresso ho avuto l’opportunità su invito di Salvini di presentare e discutere le mie tesi. Oggi l’emergenza sanitaria e socio-economica ha portato nell’agenda politica nuove priorità in un contesto che sta mutando completamente. Credo però che questo Manifesto abbia ancora una sua attualità, in quanto l’emergenza sanitaria ha riportato al centro gli stati nazionali, mettendo in evidenza le criticità della globalizzazione.
Quali sono gli autori di riferimento per questa battaglia, come potrebbe la Lega far propria l’idea del sovranismo?
Indubbiamente sul piano teorico non si può prescindere da due grandi maestri del pensiero politico come Althusius e, in epoca diversa, Cattaneo, ma tutto ciò deve essere sviluppato nel contesto odierno, cercando di costruire una nuova cultura politica ed una nuova classe dirigente a livello nazionale. Con i miei scritti, e in particolare con il mio libro, Italia sovrana, ho cercato di offrire un contributo. Sotto questo profilo la Lega mi pare abbia ancora fatto poco. Il concetto di “Lega nazionale”, non si è realizzato. Ci si è limitati a riciclare una vecchia classe dirigente meridionale guidata da commissari leghisti del Nord, creando nei meridionali quasi un’ impressione di “colonizzazione” . La costruzione di una organizzazione di militanti al Sud, della selezione e formazione di una classe dirigente è certamente un lavoro difficile e complesso, che richiede del tempo, ma è fondamentale se si vuole costruire una Lega nazionale. L’esito non brillante della Lega per Salvini Premier alle ultime elezioni regionali al Sud deve essere uno stimolo per costruire un progetto radicato sul territorio, partendo dalle esigenze dei diversi territori. Ad una Lega al Nord, dovrebbe corrispondere una Lega al Centro e al Sud, basata sullo stesso principio dell’autonomia. Una “coscienza portata dall’esterno” di leniniana memoria non è patrimonio della cultura leghista.
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