MEDITERRANEA E SOCIALE: LA VERA EUROPA
“A quanto pareva, vi erano state anche manifestazioni di ringraziamento al Grande Fratello per aver aumentato la razione settimanale di cioccolato, portandola a venti grammi.” Affermava George Orwell in 1984, libro visionario ma profetico “Ma se appena ieri, pensò Winston, avevano annunciato che la razione di cioccolato doveva essere abbassata a venti grammi! Possibile che potessero mandare giù una balla simile a distanza di sole ventiquattr’ore? Sì, l’avevano mandata giù tutti, con la stupidità propria di certi animali”. Questa ed altre sarebbero letture da proporre nelle scuole come companatico della mente e concime per l’anima! George Orwell in “1984” come “Cuore” di Edmondo De Amicis, una lettura opportuna per disseminare senso civico e stimolare il disprezzo per ciò che non dovremo mai diventare: un popolo libero di schiavi asserviti alla democrazia di un Fratello maggiore ma non per Sapienza.
Gli ultimi decenni sono stati protagonisti di enormi rivoluzioni in campo tecnologico, sociale, politico. Le rivoluzioni hanno un carico di fascino importante. Sono come le Guerre, piacciono! Invadono gli spazi con quel carico di irrazionale che innamora e travolge. Ma quando poi il fuoco dell’amore si spegne rimane la cenere arsa e informe! Nella fattispecie le rivoluzioni sociali degli ultimi decenni hanno abbattuto quanto di meglio potesse esserci: la famiglia tradizionale, i riferimenti sociali, le regole (quelle buone mai bigotte) del vivere in armonia civile, la necessità delle Tradizioni, il senso dell’Identità! Cosa ne è rimasto? Il Vuoto più assoluto e un intimo senso del disorientamento. Quale la medicina? La Riscoperta del Se!
Sono piene, ormai, le antologie di trattati sulla crisi sociale ed economica degli ultimi vent’anni. Le proiezioni per gli anni a venire, aggiungono taluni esperti, non sono migliori. Senza voler essere retorici, stiamo dunque vivendo una grossa opportunità. E’ necessario ritrovarsi partendo dal senso del Se e dal sentimento di Popolo. La chiave sta nel realizzare la visione di Progresso ed Evoluzione. E’ il ruolo di ognuno rimanere costantemente in cammino verso il domani! La tensione al progresso è medicina per la mente. Siamo degli Innovatori, profondi e performanti, capaci di perseguire il progresso rimanendo nel solco della Tradizione! In tale chiave andrebbe declinato il concetto Europa! Incubatore, millenario, di Bellezza, l’Europa odierna ha perso il suo fascino caleidoscopio di metaforico vaso di Pandora. Asservita, così come si realizza adesso, ad una visione hegeliana l’Europa, unico Dio e unico Stato, risulta obsoleta oltre che dannosa. I Latini ci hanno insegnato quanto le contaminazioni fanno grande l’Impero! L’apporto dei patrimoni, non solo genetici, da un territorio cosi vasto e ricco di Sapienza come l’Europa rafforza, non solo geneticamente, chi vi abita. L’Europa trova, dunque, la sua giusta declinazione nelle numerose regioni che la compongono e nelle loro Identità! Assurdo il concetto che ci mostra un continente asservito all’americanismo dei desideri indotti e della regola di realizzare bisogni laddove non ce ne sono.
La verità sta nella consapevolezza che la nostra Identità discende dalla Ionia di Eraclito e Anassagora, da Platone, dalla cultura Latina e da quell’ecumenismo culturale che ha avuto il suo comun denominatore nel Mediterraneo che ha svolto funzione di sintesi. Un concetto di appartenenza, mai bigotto e cieco, impregnato di emozioni al confine tra la magia e l’irrazionale, capace di richiamare coloro che gli appartengono, quasi nell’esercizio di un metaforico possesso. Sgalambro cita spesso un concetto, la legge dell’appartenenza, che inevitabile, riconduce al ritorno. Il Ritorno è dunque quella necessità che si tramuta in virtù che stimola a contrapporre il Soggetto, consumatore anonimo e compulsivo, al ritorno dell’Uomo nella sua dimensione Spirituale ed Identitaria! Non più, dunque, genitorialità ma madre e padre; non più Unione Europea figlia della Troika, megafono di un modello sociale asettico usa&getta, ma l’Europa dei Popoli cosciente dei suoi caleidoscopici contenuti.
L’Europa che auspichiamo è una federazione di macroregioni che valorizzi la coesione nella consapevolezza della diversità e che alimenti, facendosene campione, le Identità e lo stato Sociale! L’Europa che auspichiamo è una federazione di macroregioni che valorizzi un nuovo modello alternativo all’attuale di stampo liberista marcatamente anglosassone; un’Europa che ritrovi nella forza di coesione di regioni come l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo la spinta alla realizzazione di un Europa sociale: l’Europa dei Popoli.
Paolo Guidone
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