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LA LEGGE E’ FATTA PER L’UOMO ( E NON IL CONTRARIO )

Quelli che “ma l’OMS ha detto…” tutto e il contrario di tutto ha detto! Ma gli scienziati dicono…” Uno contro l’altro, peggio che andar di notte!!
“Eh, ma in Cina…” in Cina? E perché non guardiamo alla Svezia, all’Australia, alla Nuova Zelanda o a Singapore?

Chiariamo dunque un fatto: non spetta né ai comitati di “esperti” decidere il da farsi, né a quelli di certe organizzazioni internazionali.E nemmeno ai giornali o alla finanza internazionale o alla BCE!

La decisione spetta alla Politica con la P maiuscola. E come si prende una decisione politica autentica e giusta? Semplice.

La Scienza deve accertare i fatti correttamente in base alle conoscenze che si hanno fino a quel momento. Essa è quindi relativa, fallace e sempre perfettibile per definizione. Fosse dogmatica e assoluta, sarebbe religione (come la voleva Comte, padre dello scientismo moderno).

Ma anche il Diritto tende a stabilire i fatti correttamente.

Il Diritto, però, a differenza della Scienza, subordina l’accertamento dei fatti all’obiettivo primario: assumere una decisione giusta ed efficace. Razionale e non dannosa. Perché si ha a che fare con le persone. Intese integralmente come esseri sociali inseriti in un ordine naturale. Non con agglomerati biologici (come sono i virus) scomposti ed isolati.

Ecco perché il Giurista può utilizzare le conoscenze che la Scienza gli fornisce. Anzi, deve conoscere l’intera realtà delle cose, cioè avere una visione complessiva del Reale (che non è una visione settoriale). Proprio perché non deve mai dimenticare che la decisione spetta a lui, e non alla Scienza (o alla Finanza…).

E la decisione pubblica del Giurista, quella che una volta si chiamava “primato della Politica”, affinché sia davvero giusta, deve tendere al bene comune.

Ed è qui il problema principale. Cosa è il bene comune? Perché riguarda la visione della Realtà tutta. E’ un problema ontologico che richiama la funzione dello Stato e la realtà delle persone in un ordine complessivo che è dato oggettivamente. E su cui si stagliano diversi errori di impostazione, che qui sarebbe inutile e lungo elencare.

E dove emerge l’assenza di cultura di chi governa ed assume le decisioni. L’assenza di una classe dirigente formata, attrezzata, consapevole. L’amara constatazione che non è vero che c’è troppa politica. Ma l’esatto contrario: non esiste più! C’è solo gestione del potere fine a se stesso.

Ed è ancor più grave che ci sia assenza di una vera cultura giuridica. Che non è affatto la conoscenza delle norme (su cui, del resto, si sono pur viste certe storture…).

Perché il Diritto non è mera tecnica al servizio del potere costituito, come vorrebbero i normativisti, e nemmeno pura scienza sociale, come vorrebbero certe scuole sociologiche, ma fenomeno naturale, storico e politico al tempo stesso perché fondato sull’uomo, sia come singolo che nelle sue relazioni e formazioni sociali, che non si esaurisce nelle norme, ma ha una primaria dimensione fattuale e una giustificazione razionale.

Esso cioè è in primis Cultura, conoscenza della realtà umana e dell’agire umano. In tal senso è servizio all’uomo e all’intera Comunità, perché la legge è fatta per l’uomo, e non l’uomo per la legge. E in questo senso trascende le stesse norme e trova il suo fondamento ultimo nella natura umana e nella natura delle cose. Ontologicamente date e naturalmente ordinate.

Questa è la concezione realista del Diritto. Ma il realismo giuridico (non quello anglosassone, ma quello latino e tomista) è merce rarissima… Scomparso quasi del tutto persino dalle Università italiane.

Ecco perché poi ci affidiamo all’onda. Vuoi quella emozionale dei social networks. Vuoi quella dei diktat dell’Eurozona. Vuoi quella dell’esperto di turno. Vuoi quella della narrazione dei media.

Mala tempora currunt. Sed peiora parantu.

Luca De Netto per loccidentale.it

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