CONGRESSO E INDIPENDENZA: INTERVISTA A GIANMARCO SENNA
E ripetiamo che l'articolo 1 non è in discussione, tanto per cambiare
Caro Gianmarco, tu sei un militante storico e hai vissuto tutti i periodi della Lega, Matteo Salvini ha dato nuovo slancio ma soprattutto una nuova impostazione, al congresso della Lega Nord cosa prevedi?
La prima considerazione è che spero che anche Fava riesca a raggiungere le firme necessarie per potersi candidare, una dialettica interna può solo fare del bene, mi dispiace solo che alcuni militanti dimostrino di avere la memoria corta e non ricordino il tentativo passato di una Lega Italia nei primi anni ’90. Credo nel dibattito interno e prevedo che alla fine potremo partire forti e compatti con idee chiare e definitive, discutere è importante, cambiare il nostro paese di più.
A tuo avviso esiste un problema Padania e Nazione nella Lega Nord?
Sto rileggendo “La Padania una regione Italiana in Europa” della fondazione Agnelli, non tacciabile di leghismo, il testo è molto chiaro e descrive un paese con profonde differenze che ha necessità di cambiare, scritto nel ’92 rimane molto attuale. Lo stesso Gianfranco Miglio spiegò molto bene che lo stato nazione è finito, non ha futuro, la nazione è la conseguenza dello stato istituzione moderno ormai superato in ottica di un federalismo italiano ed europeo.
Se prima di Matteo Salvini si parlava di Padania e secessione oggi è molto più normale sentire parlare del moloch Europa, come ti orienti?
La contrapposizione è tra chi crea valore, il manifatturiero e il suo tessuto sociale e chi distrugge valore, la finanza attraverso l’europarlamento e una moneta criminale che conosciamo bene. A Roma, l’artefice storico dei mali del paese, si è affiancata Bruxelles, un nemico ancora peggiore, e Matteo Salvini lo ha capito per primo lanciando la sfida appena diventato segretario, non dimentichiamoci che ha traghettato un partito in difficoltà ed in crollo di consensi a essere la reale alternativa al sistema di potere dominante in Italia.
Il nostro laboratorio politico sostiene una Europa delle 1000 patrie in antitesi a nazioni; crediamo che la storia dei popoli sia tramandata da padre in figlio con cultura, tradizioni, usi e costumi e che la nazione non sia altro che la rappresentazione della forza di un governo nel difendere i confini o di conquistarne altri, questa visione che supera secessione e nazione e è definibile come patriottismo come la vedi? Tu sei un affermato imprenditore, oggi ci si è dimenticati delle piccole aziende e delle partite iva, cosa proponi?
Il nostro paese non è una nazione come la Francia, la lingua italiana è stata “insegnata” dopo la prima guerra mondiale perché i soldati non riuscivano a comunicare tra loro, parlavano in dialetto. Noi viviamo in un paese dove ogni città ha una tradizione e una cultura specifica che produce usi e costumi differenti. Anche nel campo della produzione possiamo vedere queste differenze. La Storia italiana si basa su piccole medie imprese, bisognerebbe difenderle, aiutandole si aiuta la comunità in cui risiedono e le famiglie che ci lavorano e non le grosse multinazionali i cui utili spesso per non dire sempre, finiscono all’estero. Dobbiamo tornare a sostenere le produzioni locali in modo che le piccole medie imprese tornino a favorire la propria comunità, riproducendo in questo modo l’antico rapporto costruttivo tra imprenditore e lavoratore, certamente un valore aggiunto.
GianMarco Senna è tra i promotori dell’associazione “Tra il dire e il Fare” e il 2 maggio in via Pastrengo 14, Milano si terrà uno dei tanti convegni pubblici organizzati dall’associazione dal titolo:
Si Stava Meglio Quando Si Stava Miglio
Mentre l’Europa della burocrazia appare sempre più lontana dalle vere esigenze dei cittadini, gli Stati nazionali sono attraversati da spinte centraliste e nazionaliste che ricordano più il passato che il futuro.
In questo scenario confuso, riemerge la soluzione federalista e ritornano alle orecchie le parole del Prof. Gianfranco Miglio: “Non è certo una preferenza filosofica, o ideologica, che mi spinge a cercare soluzioni di tipo federale alla crisi del nostro Paese, ma la semplice constatazione che il centralismo, in Italia, ha giocato tutte le proprie carte e ha perso la partita“.
Ne discuteranno con noi GianMarco Senna, Mariano Maugeri, Stefano Bruno Galli, Daniele Nahum, Andrea Zoppolato
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