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LE GESTA EROTICHE DI TASSI CHE NOI OGGI CI SCORDIAMO

“La notte tu mi fai impazzire”: epica di pennello e femmine nel nuovo romanzo di Buttafuoco

A rendere personaggio un uomo occorre l’eleganza della penna di un narratore. Se il personaggio è un ribaldo la maestria dello scrittore è farsi ribaldo anch’egli di penna. Così succede al furioso Agostino Tassi reso figura dalla penna furiosa di Pietrangelo Buttafuoco.

E’ un vortice di avventure e immagini l’ultimo romanzo di Buttafuoco “La notte tu mi fai impazzire” (Skira editore, 2016) il cui titolo ammiccante copertina-la-notte-tu-mi-fai-impazzireevoca la sensualità melò della canzone di Adamo e prelude a una storia vergata con lettere di fuoco. Incandescente fu il protagonista Agostino Tassi, pittore quadraturista del Seicento. Tante donne infiammò con violenze, inganni, fughe e desiderio. Motus universi, il desiderio che scuote Tassi è desiderio di carne, barocchismo di membri e di membra. Il romanzo è la biografia epica di un artista che compì imprese di pennello e di femmine come recita il sottotitolo del romanzo “Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore”. E’ tutto un recitare il libro di Buttafuoco in ossequio a quel “gran teatro del mondo” in cui il Barocco si riconobbe e si diede forma. Perdita di senso e perdita di sensi fu il Seicento e di tanta perdizione qui si fa trionfo.

Il giovane suggerisce di dipingere una scanalatura con cui, tutto ciò che è dritto, nell’illusione della prospettiva si curva

Il giovane è Agostino Tassi pittore ma la prospettiva incurvata è di Pietrangelo Buttafuoco poeta. Un gioco di prospettive, un ludus narrativo dove una pagina di storia dell’Arte italiana (arte è anche la vita) mostra le sue curve. Una spirale barocca, un tortuoso teatrino della memoria, un’illusione per svelare anime in chiaroscuro. E’ prezioso questo romanzo di Buttafuoco. Lo conferma scrittore colto nello stile e strabico nelle visioni. Il romanzo è un rutilante omaggio alla parola scritta. Il pregio di queste novantanove pagine: fare dell’Eros Arte e dell’Arte Eros e invitare il lettore a un’orgia di senso. Tra pagine e dipinti. La storia si acconcia su palcoscenico ed è dramma in forma di cunto, che è blasone (per rubare un termine caro a Buttafuoco) di stile. Lo scrittore chiama a sé la tradizione: la letteratura picaresca offre la sconcia vivacità del lessico; il canone teatrale delle dramatis personaeapre e chiude con un movimento circolare il sipario sulle gesta di Agostino, di Artemisia Gentileschi e della sguaiata e trista combriccola di miseri e potenti; la commedia dell’arte dà la suggestione del canovaccio con i proverbi a far da titolo ai capitoli e traccia per gli attori; il repertorio poetico “maledetto” dall’Aretino all’Angiolieri, da Micio Tempio a Francesco Lanza a Dino Campana gli presta figure di donne “dagli occhi ferrigni”; e infine l’ironia ora leggera come il vagare ariostesco dei personaggi ora dissacrante per mezzo di canzone.

Buttafuoco ricostruisce la storia di un artista il cui carattere fu destino. Agostino Buonamici detto il Tassi era uno dei pittori più conosciuti nella Roma dei Papi della Controriforma, la città senza Dio in nome di Dio – “dove ci sono campane, ci sono puttane”-, autore insieme a Orazio Gentileschi di affreschi su commesse di Scipione Borghese (Casino delle Cacce, la Sala del Concistoro al Quirinale) grazie agli intrallazzi del viscido furiere Cosimo Quorli. Nella Roma degli assassini, dei ladri, del clero corrotto e dei puttanieri Agostino “Intimo dei potenti, è il lievito che dà pastura al vizio”. Eminente artista destinato però ad altra fama: lui è lo “stupratore di Artemisia”. Nel carattere il destino, e anche nel nome. Buttafuoco lo ricorda come Smargiasso, che è il fanfarone plautino rivestito di canaglieria da Boiardo e da Ariosto e di depravazione da Buttafuoco.

Lo scrittore lo vuole animale di reni e di “gonfalone” pronto a prendersi ogni lascivo godimento perché Agostino è il vizio, è il cinghiale setoloso e sfrontato che “…le strapazza tutte, le femmine: maneggiandole, impastandole, mescolandone gli umori nella tavolozza dell’osceno più che compiuto”. Conquista tutte le femmine perché ne sa destare gli istinti anche quelli sensuali del pudore. Agostino sa accontentare le prostitute -e di una il destino ne fece moglie, Maria Cannadoli- e anche le vergini come la cognata Costanza, spudorata come la gatta “che sempre sorci piglia” e come Artemisia, la gloriosa.

Buttafuoco racconta l’assalto di Agostino al corpo di Artemisia con rara felicità di tratto. Non lesina pietà alla vittima né sprezzo al pittore ma, scrittore di carne e passioni com’è, sa che tal bruzzaglia di maschio fa fremere ogni donna che sia femmina. Artemisia è femmina nello spavento, nel pianto, nel contemplare “il grume del tenerume strappato allo Smargiasso”, nella “voce trattenuta d’affanno”, nell’attimo di fragilità con cui accoglie e accarezza lo sguardo di quel vecchione, sbucato dal quadro (Artemisia viene sorpresa mentre dipinge il famoso “Susanna e i vecchioni”) per bucarle il corpo e i sogni. Lo stupro di Artemisia, che la giustizia del tempo attenuò in reato di deflorazione, segnò il destino postumo di Agostino Tassi, restituendo lo sbadiglio della fama a lui che sbadigliò davanti all’umiliazione di Artemisia. Il destino di Tassi è in questo passaggio “Fanno quello che devono fare e-ogni volta- trovano il modo ancora un poco di raccontarsi, a procurarsi cura e sorrisi e, insomma, ad amarsi perché è un groviglio di cose difficili da spiegare quello del sentimento”. Non si tratta di Artemisia ma di Maria Cannadoli tirata fuori da un lupanare, fattane poi “carne di porco” e ossessione nel cuore. Buttafuoco restituisce di Agostino anche la debolezza dell’amore e si fa allievo di Caravaggio mentre taglia di luce quella debolezza, rivelandone nella turpitudine irredimibile il lampo dell’anima.

Caravaggio è il convitato di pietra in questa storia di Arte e Eros. Nelle segrete di Corte Savella il Merisi vuol copiare dal volto della famosa Beatrice Cenci lo spavento di chi sta per salire sul patibolo, Agostino invece pensa all’osceno dello stupro subito dalla giovinetta e dipinge nella mente un quadro perverso. Con gli stessi colori caravaggeschi Artemisia dipingerà nel 1620 quel “Giuditta e Oloferne” che fu specchio della sua vendetta. L’episodio di Tassi e Caravaggio “pittori” di Beatrice Cenci è occasione per realizzare l’illusione prospettica di Arte e Eros: il possesso della fanciulla violata si fa quadro in Artemisia e il quadro della fanciulla violata si fa possesso in Agostino. Il giallo caravaggesco di questo episodio ripete un altro duello artistico, tra Orazio Gentileschi e Agostino Tassi. Del primo che dipinge un “giorno di viva luce” Tassi insudicia l’affresco con uno stormo di uccelli scuri che fa del giorno notte, del calore diurno freddo della sera. Un concetto che nelle pagine dello stupro di Artemisia valica il testo e sposta l’Eros narrato sulle tempeste marine dipinte nell’anonimo futuro toccato ad Agostino pittore.

Stretta come una pesca intatta. Rosea di velluto. E’ fresca come l’acqua della rocca. Lo Smargiasso deve fare remi dei propri reni e dare barra di battaglia su quelle onde dove tutto freme, ferve e geme

Una conciliazione di opposti dai sensi al senso. Al senso materico della prosa di Buttafuoco si deve una perla: tre “terzine” dedicate alla “povera donna” Olimpia, sorella di Agostino, precipitano senso e sensi nel girone dei lussuriosi. Il più bello dei giochi illusori cui la penna di Buttafuoco impone al lettore di partecipare. Penna e pennello. Buttafuoco e Tassi, Tassi e Buttafuoco perché “del poeta il fin è la meraviglia”. Meraviglia di costruzione narrativa è il romanzo “La notte tu mi fai impazzire”, licenzioso tutto come scrive in uno dei corsivi “Poetis et pictoribus omnia licet”. Ai poeti e ai pittori tutto è concesso, a loro si deve credere. Non si qui sente l’eco dell’altro cunto di Buttafuoco? Non è sempre un dolore d’amore quello che la notte fa impazzire?

di Daniele Sessa (tratto da www.barbadillo.it)

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