#FERTILITYDAY: IL PROBLEMA SONO I SEGAIOLI
Le donne sono lì che vi aspettano!
La cultura del sessantotto è dura a morire e soprattutto, quasi sempre, non si rende conto dei danni sociali prodotti; ecco l’ennesimo articolo a sostegno della pornografia sul quotidiano on-line huffingtonpost.it del gruppo l’Espresso. Il pezzo inizia spiegando che gli uomini guardano il porno (oltre l’80% in Italia) e che le donne a guardarlo sono il 20% in Italia (dato in crescita). L’articolo è una esaltazione dell’utilizzo della pornografia per la coppia e non prende minimamente in considerazione i problemi che invece produce.
La dottoressa Nicoletta Suppa (definita psicologa psicoterapeuta e psicosessuologa) intervistata per sostenere la tesi a favore della pornografia per le coppie segue le vetuste modalità di impronta psicodinamica di ragionamento psico-sessuologico, secondo cui si può in pratica sostenere tutto e l’esatto contrario di tutto, alla Willy Pasini, per intenderci, completamente sconfessate dai moderni sviluppi delle neuroscienze. Porno in allegria, infatti, non è esattamente quello che risulta dagli studi sulla neuroplasticità cerebrale.
Nel testo pubblicato da noi con le edizioni del Circolo Proudhon abbiamo presentato i danni provocati dalla visione dei video con immagini di sesso esplicito e tutte le nostre considerazioni sono avvalorate, come affermato, da una molteplicità di studi neuroscientifici. Se è vero che la visione di video porno non contribuisce a “diventare” ciechi è certo invece il suo contributo alla diminuzione di appetito sessuale verso la partner fino all’impotenza: proprio il contrario di quanto sostenuto da Suppa. Inoltre, sono possibili casi di evoluzione verso la depressione, come quelli riferiti da Doidge nel suo best seller, o addirittura, in situazioni particolari, verso la paranoia, come descritto nel libro suddetto.
In effetti, i meccanismi della neuroplasticità cerebrale indicano che l’uso, il non uso, o l’uso contemporaneo di aree del cervello solitamente non attivate insieme, portano a veri e propri sconvolgimenti dell’architettura neuronale, con vere e proprie sostanziali modificazioni del funzionamento cerebrale (sostenute dalle modificazioni anatomiche intervenute), con un sovvertimento di abitudini e gusti sessuali precedenti, che erano alla base della personalità integrata del soggetto. In sintesi, citando il neurofisiologo F. Benedetti: “qualunque cosa agisca sui centri del piacere è in grado di modificarli.”
Inoltre, l’attivitazione sessuale estesa nel tempo (il comportamento sessuale è un comportamento “di lusso” e non “di base” come la ricerca del cibo e il sonno per es.) ne cambia le caratteristiche, da fasico a tonico. Ovverosia, un’attività come quella sessuale, programmata dalla natura per un uso sobrio e in circostanze particolarmente idonee, viene portata al centro della vita psichica, con lo scatenamento di comportamenti maladattivi e di dipendenza.
Il porno crea dipendenza e allontana l’uomo dalla donna; la visione di video “hard” contribuisce e sollecita picchi di produzione del neurotrasmettitore dopamina causando, nel tempo, il processo contrario descritto nell’articolo e sostenuto da Suppa. La dopamina – DA – è il trasmettitore centrale nel sesso e nelle dipendenze. Secondo un fenomeno che si chiama tolleranza, attivare i centri del piacere sempre con lo stesso stimolo (per es. lo stesso partner) induce un rilascio via via minore di DA. Per ripristinare livelli più alti dobbiamo cambiare lo stimolo. In che modo tutto questo si lega alla pornografia e l’impotenza? La videopornografia dà all’uomo spunti sempre differenti di erotismo, proponendo partner nuove ogni volta lo desideri. La disponibilità cresce fino al punto da superare la capacità del soggetto di starci dietro. L’eccitamento sarà possibile solo “ricollegandosi” davanti al porno e sempre con situazioni nuove e “più spinte” (fino ad esempio all’interessarsi di pratiche in conflitto con i cogweb – tele cognitive – su cui è poggiata fino a quel momento la personalità di base), e l’eccitazione con la partner abituale diverrà sempre più difficoltosa, con declino progressivo della libido e disfunzione erettile.
Nel lavoro da noi svolto non vi è alcun dubbio: la pornografia è un problema sociale e sviluppa problematiche di tipo individuale come di tipo sociale. L’accrescere della paura di rapporti con le ragazze, da parte di adolescenti, per esempio, è principalmente dovuto alla visione dei video online e quindi dallo sconvolgimento emotivo derivato da un approccio solamente materialista al sesso. Tra i giovani la pornografia ha sostituito l’educazione sessuale creando una visione decisamente falsa del sesso. Facendo perdere il piacere di avvicinarsi alla sessualità in modo graduale, alla passione si è sostituito il solo desiderio di provare e provocare piacere facendo crollare l’attrazione verso le ragazze e le donne perché la masturbazione viene ritenuta soddisfacente. Alla dottoressa vorremmo chiedere se è a conoscenza dei dati della società italiana di andrologia e medicina sessuale per quanto riguarda l’aumento di diverse patologie riferibili alla pornografia.
L’esaltazione del sesso in versione digitale è quanto mai bizzarra in un’epoca in cui l’uomo si allontana sempre più dalla donna proprio a causa di una crescente autosoddisfazione sessuale derivata dalla masturbazione davanti ai video. La cultura del sessantotto, della libertà sessuale, dell’individuo padrone di se stesso domina ancora e produce moloch atroci. Credere a un uso “terapeutico” grazie alla visione di video porno per coppie in difficoltà o con calo di desiderio non è solo assurdo ma forse anche in malafede. Tutti i dati portano a comprendere come la pornografia reca danno alla sessualità e non porta al suo sviluppo. È la psicologia “psicodinamica” chiacchierona e oracolare ad essere fuori moda. Si aggiorni Dr.ssa Suppa! Non c’è bisogno di nuovi Pasini sul mercato.
Paolo Cioni e Fabrizio Fratus
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