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FARFALLE O FRINGUELLI?

Scusate se vi abbiamo tratto in inganno con l'immagine, ma sta cosa dell'evoluzione ci sta molto a cuore

fringuelli

Per la seconda volta in meno di due mesi viene data la notizia di un caso di evoluzione. E per la seconda volta è falso.

Il fallimento del neodarwinismo è nelle sue stesse definizioni.

Il 29 febbraio era stata la volta dello spinarello svizzero ad essere dichiarato un caso di “evoluzione in tempo reale“, adesso siamo tornati ad un classico, anzi al classico per eccellenza: i fringuelli di Darwin.

La fonte della notizia è Le Scienze che il 26 aprile ha titolato “L’evoluzione in atto fra i fringuelli di Darwin“. Ma andiamo a vedere di cosa si tratta nello stesso articolo su Le Scienze:

Tra gli esemplari deceduti per la siccità, quattro su cinque avevano il becco più grande della media. E per questo – a causa delle specifiche condizioni ecologiche delle isole – si sono trovati a fronteggiare una concorrenza per le risorse superiore a quella a cui sono andati incontro gli esemplari con il becco più piccolo.

La variante genetica associata al becco più grande è stata così trasmessa a un numero ridotto di fringuelli della generazione successiva, mentre ha avuto più successo la trasmissione della variante “becco più piccolo”. Di conseguenza, le dimensioni medie del becco delle specie dal becco grande sono diminuite. A essere particolarmente interessata da questo collo di bottiglia evolutivo è stata la specieGeospiza magnirostris.

L'evoluzione in atto fra i fringuelli di Darwin
Tre delle 18 specie di frunguelli di Darwin: Certhidea fusca,  Geospiza scandens e Geospiza magnirostris. (Cortesia . Rosemary Grant)

“Questa ricerca – ha osservato Rosemary Grant, professoressa emerita di ecologia e genetica alla Princeton University e tra gli autori dello studio – ci dice che quando l’ambiente è molto stressante anche un tratto complesso come le dimensioni del becco può evolvere in breve tempo. Sappiamo che i batteri possono mutare rapidamente in laboratorio, ma è raro osservare un cambiamento evolutivo in un vertebrato.” Come, appunto. i fringuelli di Darwin.

In poche parole quella che viene indicata come “evoluzione” è solo uno spostamento delle frequenze alleliche nella popolazione, la stessa storia della Biston beltularia, la farfalla dalle due varianti grigia e bianca che con la rivoluzione industriale ha visto spostare la prevalenza dalla variante bianca a quella grigia:

biston

Come è possibile notare la didascalia parla di “comparsa” di individui più adatti mentre essi erano già presenti e quello che è successo è che sono cambiate le percentuali dei due tipi nella popolazione.

Se infatti in una popolazione i caratteri ( e corrispondenti alleli) sono distribuiti secondo una curva di frequenza  che va da un estremo all’altro (farfalla bianca e nera), dopo una selezione direzionale, come quella conseguente alla colorazione scura delle cortecce per via della fuliggine, la curva si sposta ma non va oltre i limiti iniziali:

selezione

Come vediamo non c’è nessuna comparsa di nuovi caratteri e tanto meno di nuovi alleli.

La stessa cosa vale per la forma del becco dei fringuelli nel caso di selezione divergente. Non si va oltre quanto era già presente:

disruptiva

Come vediamo non ci sono nuovi caratteri ma solo una differente percentuale nella popolazione.

Chiamare questa ridistribuzione “evoluzione” è possibile solo grazie ad un espediente linguistico, basta chiamare “evoluzione” la variazione di frequenza dei vari alleli, leggiamo infatti la definizione di evoluzione su Pikaia, il portale dell’evoluzione italiano:

Secondo questa definizione il fatto che la percentuale di farfalle banche o grigie vari si può definire “evoluzione”, ed è solo in virtù di questo vero e proprio “trucco” che si può dire che siamo davanti ad un caso di evoluzione. Si tratta di qualcosa che somiglia ad un espediente contabile del tipo di quelli con i quali si crea una situazione favorevole alterando le definizioni di profitti e perdite.

La mancanza di spiegazioni per la comparsa di nuovi caratteri fu la causa della grave crisi in cui cadde il darwinismo tra la fine dell’800 e la prima parte del ‘900. Fu infatti la riscoperta delle leggi di Mendel a causare quella che fu definita l’eclissi del darwinismo.

Se infatti alle generazioni successive si trasmettevano solo gli stessi alleli presenti in quelle originarie, la selezione naturale avrebbe potuto solamente spostare la distribuzione dei caratteri, non dare luogo a nuove specie.

La cosa che va evidenziata è dunque il fatto che oggi siamo nella stessa situazione che vide verificarsi l’eclissi del darwinismo, un’eclissi che non è mai terminata. O meglio, è terminata solo inventando una nuova definizione di evoluzione.

Evidentemente i darwinisti di inizio Novecento erano più seri e rigorosi di quelli attuali.

Enzo Pennetta

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