TAVISTOCK, O IL NUOVO DOTTOR MENGELE
Inutile a dirsi, non siamo né in Germania, nè in Brasile
La notizia di un trattamento ormonale per fermare lo sviluppo sessuale dei bambini incerti sul proprio “genere” sessuale risale a qualche anno fa quando il Tavistock Institute iniziò una sperimentazione triennale sulla fascia di età tra i 12 e i 14 anni conclusasi nel 2014, come riportato in un articolo su Repubblica del 20 – 05 di quell’anno. Da quel momento la sperimentazione passò alla fascia di età tra i 9 e i 10 anni:
Cosa fare se un bambino è incerto sul proprio genere sessuale? Se non è sicuro di essere maschio o femmina? Una clinica britannica specializzata nel trattamento degli adolescenti transgender avanza una proposta che fa discutere: somministrare farmaci per ritardare la pubertà, come primo passo verso cure e un eventuale futuro intervento per il cambio di sesso. La Fondazione Tavistock and Portman, un ospedale inserito nel National Health Service, il servizio sanitario nazionale, e quindi intitolato a ricevere finanziamenti pubblici, ha già completato con successo un test triennale di questo tipo su bambini fra i 12 e i 14 anni. Ora pensa di offrire la stessa terapia anche prima, a bambini di 9-10 anni, se necessario: «Perché il trattamento non dipende dall’età bensì dallo sviluppo sessuale del bambino», spiega la dottoressa Polly Carmichael, direttrice del progetto, al quotidiano Daily Telegraph . In altre parole, la pubertà non inizia per tutti nello stesso momento e il sistema per fermarla, se vuole essere efficace, dovrebbe quindi cominciare prima che la pubertà si manifesti.
Dei bambini di 9 anni “incerti” sulla loro sessualità vengono quindi bloccati nel loro sviluppo naturale per dargli modo di prendere tempo per decidere, come se bloccare lo sviluppo fosse un’azione neutra e non una forzatura operata sulla psiche la cui formazione verrà così alterata.
La notizia adesso è che il programma ha ricevuto cospicui fondi e che il numero di casi trattati è in vertiginosa ascesa, come riportato da Federico Cenci su Zenit:
Tra aprile e dicembre dello scorso anno lo Stato ha speso 2,6 milioni di sterline per sottoporre oltre mille bambini a trattamenti finalizzati al cambio di sesso. Una violazione dell’infanzia che assume i contorni di una vera e propria campagna di Stato.
Tutto ha avuto inizio nel 2014, quando Londra ha deciso di aprire alla somministrazione di farmaci per ritardare la pubertà a bambini di nove anni, come primo passo verso un intervento chirurgico. Trattamento offerto dal Servizio sanitario britannico, dunque per mezzo dei soldi pubblici.
La notizia suscitò diverse polemiche. In tanti, Oltremanica, etichettarono l’iniziativa come “orribile”. Alcune associazioni che si occupano dell’infanzia chiesero anche di aprire un’indagine, rilevando che è quantomeno imprudente fare incursioni farmacologiche così gravi sul corpo di un bambino, col solo pretesto che quest’ultimo potrebbe avere disturbi dell’identità sessuale. In età infantile – provarono a spiegare queste associazioni – è difficile riconoscere una reale “disforia di genere” da disagi psicologici di altro tipo, risolvibili con metodi meno invasivi e non irrevocabili.
Ma a nulla valsero queste ragioni che appaiono di buon senso. Il Servizio sanitario britannico andò avanti con l’elargizione di questi farmaci ai bambini. Noti come ipotalamici, bloccano lo sviluppo degli organi sessuali, mettono a freno la produzione di testosterone ed estrogeni, riducendo così al minimo l’impatto del futuro intervento chirurgico, previsto nel corso dell’adolescenza. Nei maschi si evita che la voce diventi più profonda e neutralizza la nascita dei peli, mentre nelle femmine impedisce il ciclo e lo sviluppo dei seni…
…inquietante, del resto, appare l’impennata di casi di “disforia di genere” che tra il 2010 e il 2015 è avvenuta in Gran Bretagna. Di fronte ai 97 casi registrati nel 2010, fa venire le vertigini che in soli nove mesi nello scorso anno i bambini sottoposti a questo trattamento sono stati 1.013.
Un aumento dei casi di disforia di genere trattati con il blocco dello sviluppo pari al 1000% in cinque anni mostra un’espansione del fenomeno che esce dal caso eccezionale per dirigersi verso cifre da diffusione di massa.
Una delle cose che fa notare Federico Cenci nel suo articolo è la correlazione della Fondazione Tavistock e della sua costola, il Tavistock Institute, con esperimenti sociali di massa.
I trattamenti dei bambini con farmaci che ne bloccano lo sviluppo sessuale si configurano come una forma di violenza al normale sviluppo fisico, e alla persona, mascherata da “cura”.
Un esperimento eseguito sulla pelle di soggetti non in grado di valutare in modo consapevole il trattamento a cui vengono sottoposti.
Un esperimento sociale, che si avvia a diventare di massa, che dovrebbe essere impedito dalla magistratura in nome della tutela dei minori ma che invece è finanziato dallo Stato. Qualcosa del genere accadeva nella Germania nazista, poi venne Norimberga.
Forse un giorno anche al Tavistock e al governo inglese qualcuno dirà che erano solo ordini da eseguire.
Enzo Pennetta
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