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SE NON CI CONOSCETE, LEVATEVI IL CAPPELLO

E mettete il turbante

Noi del Talebano ci interessavamo di politica già prima di entrare nella Lega. Eravamo degli scapestrati che in comune inizialmente avevamo assai poco. Alcuni avevano maturato delusioni a destra altri ne avevano maturate a sinistra. Non sapevamo che fine avremmo fatto, sapevamo solo che occorreva studiare e lavorare per costruire quella preparazione culturale, prima ancora che politica, che ci avrebbe consentito di ragionare “al di là degli schemi imposti dal sistema”(così dicevamo). Le nostre riunioni “talebane” le chiamavamo “gruppi di studio”. Ci trovavamo nei bar o ci radunavamo in appartamenti minuscoli non per parlare di politica e cazzeggiare, ma per ascoltare le parole di chi aveva approfondito sui libri un determinato argomento. Una volta si sentiva parlare di Marx, un’altra di Guénon un’altra ancora di Zeev Sternhell. Non contavamo nulla. E non ci interessava di diventare qualcuno. Gestivamo a turno degli spazi che una piccola radio di provincia ci metteva a disposizione (Radioglobeone). Scrivevamo articoli e li pubblicavamo sul sito. Di tanto in tanto ci dilettavamo nel fare azioni goliardiche. Spargevamo feci equine davanti alle sedi dei giornali, consegnavamo casse da morto ai politici, appendevamo striscioni al solo scopo di provocare indignazione.

Poi d’un tratto la nuova Lega di Salvini, ci sembrò da subito un’opportunità. Ci sembrava un contenitore capace di accogliere la nostra esperienza, pensavamo di poter portare il nostro contributo. Capimmo ben presto però, che quando si aderisce ad un partito bisogna anche saper obbedire. Bisogna dare una mano quando occorre organizzare un evento, bisogna far presenza ai banchetti, bisogna partecipare alle riunioni in sezione ecc. Abbiamo fatto tutte queste cose (“la gavetta”) eppure il gruppo del Talebano non è stato messo all’angolo o svilito, ma è ancora lì vivo e vegeto. Il nostro scopo principale era far cultura ed il partito ce ne ha dato l’opportunità.

Abbiamo fatto sì che Salvini incontrasse De Benoist, Massimo Fini, Pietrangelo Buttafuoco, Diego Fusaro, Fabrizio Fratus, ecc. C’è stato chi, legato a delle vecchie dinamiche partitiche e non capendo il nostro fenomeno, h brontolato, ma spero abbiano compreso il nostro intento: contribuire alla trasformazione di un partito attraverso il confronto culturale. Vi par poco?

Mercoledì il nostro Vincenzo Sofo era là sul palco a moderare l’incontro al Palazzo delle Stelline di Milano, fra Marion Le Pen e Matteo Salvini. Sofo citava Plutarco e Salvini sottolineava la necessità di agire sul piano culturale oltre che sul piano politico. Salvini ha ammesso di aver da poco finito di leggere il libro di Renzi e di aver attualmente sul comodino quello di Pisapia. “Occorre conoscere l’avversario per contrastarlo”, ha detto fra il serio e il faceto. Ha ribadito la necessità di interrogarci e riscoprire a fondo la nostrà identità, la nostra cultura, la nostra religione. Il Front Naional l’ha capito da un pezzo che occorre proporsi fra la gente, come reale alternativa sul piano culturale. La bella Marion Le Pen è più giovane di Salvini ma è tutt’altro che impreparata. Ha dichiarato: “il nostro obiettivo è fare della cultura un vettore del bello e del bene”, ed è determinata a lottare sul piano culturale, chi sta orchestrando una lotta senza quartiere agli schemi della tradizione. Non sono solo vane parole. In Francia per intenderci, si è opposta fermamente alla organizzazione con fondi pubblici, di una mostra con contenuti satanici e pedopornografici e per questo è stata criticata dai radical chic d’oltralpe. A quanto pare a tanto siamo arrivati. Ha parlato della necessità di attuare una ribellione alla cultura di regime in campo semantico, per restituire alle parole il loro significato reale e per combattere ogni deformazione che contribuisce ad un progressivo indottrinamento culturale. Anche in Francia a quanto pare, i delinquenti, diventano “giovani già noti alle forze dell’ordine”, i sovranisti eurofobi, i patrioti, populisti.

Il Talebano da tempo è in trincea per combattere attraverso i propri articoli, le proprie conferenze ed iniziative, il cancro del pensiero unico. Di una cosa potete star certi: sentirete ancora parlar di noi perché la forza di volontà e la voglia di lottare non ci mancano!

Dario Leotti

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