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Difendi la Natura: è la casa più bella che hai

La Natura è identità e tradizione. Ed è troppo bella per lasciarla alla sinistra

Avete mai pensato al fatto che facciamo una gran fatica a difendere il lavoro e a trovarlo, a comprare una casa o fare in modo di garantirne agli altri il diritto, ad avere la sacrosanta sicurezza in essa e fuori, di essere padroni del proprio destino decidendo noi e non facendoci imporre nulla da nessuna entità sovraordinata per giunta non democraticamente eletta, ma non pensiamo che tutto ciò seppur nobile, rischia di essere inutile se l’ambiente in cui viviamo ci uccide?

Che senso ha lottare per una esistenza più giusta, se poi tutto si riduce alla fine al raggiungimento di un livello economico che possa pagarci le chemio?

Il paradosso per cui la sinistra negli ultimi decenni, per colpa nostra, è riuscita a impossessarsi della questione ambientale, è divenuto non più rinviabile tanto è vero, che questa situazione si è calcificata a tal punto che parlare di ambiente è divenuto materia esclusiva della sinistra. Ciò è accaduto più che per la bravura o competenza dei sinistri, per l’assoluto disinteresse dei nostri o peggio, per aver ostinatamente assunto posizioni indifendibili. Eppure, giustamente noi siamo coloro che difendono le specificità territoriali, le tradizioni enogastronomiche e tutto ciò che ci ha reso grandi nel mondo, ma non ci esponiamo quando i territori sono preda della speculazione energetica, del consumo del suolo e dei peggiori appetiti a danno della Natura.

Con questo modus operandi stiamo rinunciando ad un patrimonio che ci vede di diritto protagonisti in quanto, temi come le radici, l’identità e la riscoperta della natura come fonte di una idea vigorosa di popolo e di Patria, ci appartengono da sempre. Non mettere il tema ambientale e della salute delle popolazioni, se non in testa all’agenda politica, quantomeno al pari della sicurezza e del lavoro, è colpevole due volte. Sia dal punto di vista di quanto valore diamo alla salute nostra e dei nostri figli, fino ad arrivare allo squisitamente politico.

L’Ambiente ha un capitale elettorale e sociale gigantesco, e la nostra assenza continua fare il gioco della sinistra, permettendole l’esclusivo appannaggio di quel bacino elettorale e la mistificazione della nostra immagine trasformandoci in inquinatori e speculatori. Ciò diviene possibile perché lasciando l’esclusiva del tema a costoro, tanta parte della popolazione in buona fede sui territori che si vede circondata da discariche, biogas, turbogas, inceneritori e varie diavolerie inquinanti, finisce con affidarsi all’unica “campana che suona” per pura speranza e per mancanza di alternative. Il settore ambientale ed agricolo, sarà sicuramente investito dallo tsunami dei cambiamenti climatici, dovuti anche al lavoro dell’uomo, e il momento del collasso è sempre più vicino soprattutto dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico. Infatti, come da sempre affermato da decenni nell’ambito dell’area Identitaria e Sovranista, le prossime guerre si combatteranno non per il petrolio ma per “l’oro blu” cioè l’acqua.

Quindi, oltre che contro le scellerate politiche dell’Ue, bisogna impegnarsi profondamente per contrastare quel disinteresse sul tema ambientale che oggi, è un errore politico imperdonabile. Contrapporsi fermamente, creare un argine ai danni perpetrati sui territori, tra i rapporti sempre più stretti tra le lobby industriali e i gruppi speculativi legati al ciclo dei rifiuti con l’establishment Pd. Ciò chiaramente prima di dover dare l’estremo saluto a tanti splendidi posti e alle loro popolazioni.

Emanuele Campilongo

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