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ISIS: COM’È NATO, COSA VUOLE E COME COMBATTERLO

Esclusiva intervista agli autori del reportage "Isis segreto"

Isis segreto, scritto da Matteo Carnieletto e Andrea Indini, giornalisti de ilgiornale.it, è un volume di oltre 400 pagine acquistabile qui, che ha come obiettivo quello di comprendere a fondo come sia nato lo Stato islamico e quali sono stati gli errori dell’Occidente che ne hanno favorito la nascita. Abbiamo deciso di intervistarli.

Come nasce l’idea di questo libro?

Da una provocazione. Ovvero: possiamo contattare i terroristi e farci spiegare come diventare dei “foreign fighter”? La risposta è sì. Sì possiamo farlo. E ci vuole davvero poco. Basta avere un profilo Facebook e conoscere le basi dell’Islam. Soprattutto, basta fingersi interessati al mondo del jihad e fingere di desiderare con tutto il cuore di vivere in uno Stato retto dalla sharia. E il gioco è fatto. Ieri (01/07, NdR) avete postato un estratto del nostro reportage: per raggiungere il Califfato ci vogliono meno di 12 ore.

Il vostro libro è anomalo. Per parlare dello Stato Islamico partite dal rapporto tra America e Siria. Perché?

Semplice: la nascita e l’ascesa dello Stato islamico è stata possibile grazie ai pasticci americani in Medio Oriente. Ricordate le primavere arabe? Sono state in gran parte pilotate dagli USA per rovesciare governi legittimamente eletti come quello di Assad. E non lo diciamo noi, ma lo dice la Clinton in Scelte difficili e un bravo giornalista di The jewish press, Aaron Klein. Si voleva rovesciare un governo legittimo, ma non si è riusciti in questo. Si è creato però un vuoto di potere che è stato preso dalle frange degli islamisti. Sia in Siria, sia in Libia. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

A proposito di Libia: sui barconi possono esserci davvero dei terroristi?

Non possiamo rispondere a priori. Ciò che possiamo dire è che siamo stati più volti avvertiti in questo senso. Abdul Basit Haroun, consigliere del governo libico, ce lo ha detto chiaro e tondo: tra i disperati, lo Stato Islamico potrebbe far arrivare in Italia anche alcuni terroristi. E, prima di lui, c’era stato Gheddafi: “Se al posto di un governo stabile, che garantisce sicurezza, prendono il controllo queste bande legate a Bin Laden, gli Africani si muoveranno verso l’Europa. E il Mediterraneo diventerà un caos”.

Come si può provare a sanare la crisi in Medio Oriente?

Vedendo in Assad un possibile alleato capace di tenere a bada i terroristi. Lo stesso vale per l’Iran, che deve riuscire a giocare un ruolo fondamentale nella lotta allo Stato islamico, assieme ad Hezbollah.

Chi sono le principali vittime dello Stato islamico?

Potenzialmente lo siamo tutti. Almeno da un punto di vista psicologico. In pratica lo sono la popolazione irachena e siriana, anche se quelli presi maggiormente di mira sono i cristiani e i musulmani sciiti, considerati infedeli. La battaglia dell’Isis è anche, e val la pena ricordarlo, una battaglia all’interno dell’islam, tra sunniti e sciiti. Lo spiega bene Buttafuoco. Questo lo hanno capito bene i miliziani sciiti di Hezbollah che combattono fianco a fianco con i cristiani per difendere la libertà.

Fabrizio Fratus

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