AMBIENTIAMOCI COI CINESI: NON SONO MALACCIO
Analisi delle incoerenze nostrane sui "patroni" esteri
Ma i giornali che da giorni urlano e si stracciano le vesti per la “svendita” di Pirelli ai cinesi sono gli stessi che stappavano champagne e gioivano quando abbiamo regalato Alitalia agli emiri? Sì sono gli stessi.
Gli stessi che da anni ripetono un logoro e vergognoso copione per cui se si svende qualcosa agli arabi si fa un’operazione “lungimirante e,alla lunga, profittevole per il Paese” (come no…), ma se si vende ad ottimo prezzo ai russi o agli orientali si fa qualcosa di moralmente sbagliato e ci si fa “colonizzare” dai cattivi.
Così, dopo la fobia nei confronti di giapponesi e coreani pompata dai mezzi di stampa negli anni ’80 e ’90 (che danno ci hanno poi fatto nipponici e coreani?) adesso è scattata la sinofobia, che poi è l’unica fobia ammessa e incentivata da una Unione Europea che punisce per legge ogni altra paura.
Pechino- scrivono i “sapienti”- compra le nostre aziende per condizionare le nostre scelte strategiche e colonizzarci politicamente.
In che senso? Le nostre scelte non sono già ampiamente eterodirette da altri a Bruxelles?
E gli stessi giornali che parlano di Cina colonizzatrice non sono quelli che ci raccontano, da anni e in chiave critica, che i cinesi in Africa fanno accordi a tutto spiano proprio perché non impongono alcuna condizione di stampo politico ai loro partner? E quindi perché le imporrebbero a noi?
Se proprio dovessimo preoccuparci allora dovremmo farlo guardando a quel che è già successo in Francia e Gran Bretagna dove i cospicui investimenti arabi hanno portato un corollario di permessi per la costruzione di moschee e sedicenti “centri culturali” finanziati dall’estero e troppo spesso legati ad ambienti estremisti.
E che dire della questione dei diritti umani? Si urla contro le “svendite” alla Cina che non rispetta il presunto “diritto” al voto dei giovani borghesi di Hong Kong (che peraltro non garantiva nemmeno la Corona britannica) ma nessuno si scandalizza per gli affari con paesi arabi che prevedono, tanto per dirne un paio, la pena di morte per i gay, la lapidazione per le adultere e una vita da schiavi per milioni di immigrati asiatici impiegati come muli da soma nei mestieri più duri. Tutto documentato dalle stesse ONG che se parlano male della Cina vengono riprese in prima pagina dai mass-media,ma se “disturbano” le petro-autocrazie non fanno notizia.
D’altra parte qualche giorno fa la stampa era piena di giusto sdegno nei confronti della Corea del Nord che a quanto pare cederebbe come schiavi alcuni suoi cittadini al Qatar, ma non trovava nulla da rimproverare agli acquirenti che con quella e altra forza lavoro ridotta in schiavitù stanno edificando gli stadi dove il mondo democratico andrà senza problemi a giocare i prossimi mondiali di calcio.
Due pesi, due misure dunque, per poi sconfinare nella barzelletta: le gomme di Pirelli vendono definite un “asset strategico incedibile” mentre nulla si è detto ai tempi delle svendite delle linee telefoniche, televisive e della compagnia area nazionale che forse erano un pelino più strategiche dei copertoni dei camion peraltro già prodotti per il 90% all’estero.
Noi, per finire, rimaniamo convinti che, dovendo scegliere, le sinergie con i cinesi siano oggi e in prospettiva le migliori,le più reciprocamente proficue e le meno invasive possibili e la storia recente ma già ricca di acquisizioni e di fusioni ce ne dà sicura conferma.
Max Ferrari per lombardiacina.it
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