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L’ARMENIA ENTRA NELL’UNIONE EURASIATICA

Cose che i giornali tacciono, per dare spazio alle indiscrezioni sul nuovo centravanti della Sampdoria

L’Armenia entra ufficialmente a far parte della neonata Unione Eurasiatica. Una decisione di grande impatto che cambierà i delicati equilibri regionali.

Dalla rinascita russa, alla guerra nel Donbass, dalla crisi nei Balcani ai vari tentativi di destabilizzazione della Cecenia, l’est Europa va confermandosi, negli ultimi anni, come uno dei punti focali di snodo delle relazioni internazionali, essenziale crocevia tra le crisi medio orientali e i tentativi di penetrazione dell’Europa unita. Nuovo motivo di interesse per quest’area geografica è senza dubbio l’adesione della Repubblica d’Armenia all’Unione eurasiatica, avvenuta il 2 gennaio di quest’anno. Sorta a sua volta attraverso un intricato processo di integrazione tra diversi Paesi appartenenti alla vecchia Unione Sovietica, l’Unione economica eurasiatica sorge dalla Comunità economica eurasiatica e si presenta come una “organizzazione internazionale per l’integrazione conomicaregionale, soggetto di diritto internazionale” e pare essere, a un primo giudizio, un attore complementare se non antagonista dell’Unione Europea. Attualmente, insieme con l’Armenia, sono parte di questo organo sovranazionale la Russia – soggetto politico decisamente preponderante sia in termini economici che demografici – la Bielorussia e il Kazakistan; a questi attori, si aggiungerà a breve anche il Kirghizistan, il quale già è parte della precedente Comunità economica eurasiatica.

L’adesione della piccola Repubblica armena, che potrebbe sembrare un evento tutto sommato secondario a un osservatore poco attento, non è interessante solo da un punto di vista “interno” all’Unione stessa: se infatti andiamo a vedere la cartina geografica noteremo innanzitutto che l’Armenia non ha confini in comune con nessuno degli altri Stati membri dell’Unione, ma in compenso ha dei vicini di casa assolutamente importanti da un punto di vista storico e geopolitico. Uno di questi è senza dubbio la Georgia, uno dei Paesi che negli ultimi lustri ha intrapreso maggiormente una politica estera anti-russa e che si è avvicinato a grandi passi verso la NATO con la creazione della Commissione NATO – Georgia che ha come obiettivo finale il raggiungimento della membership da parte della Georgia, dell’Alleanza atlantica. Se invece rivolgiamo lo sguardo a ovest dell’Armenia, troviamo la Turchia, nemico storico e promotore del genocidio del popolo armeno nei primi anni del ventesimo secolo; una strage peraltro mai riconosciuta da Ankara.

Oltre alle annose questioni storiche, però, è importante sottolineare come l’adesione dell’Armenia all’Unione eurasiatica vada decisamente a contrastare le mire regionali della Turchia stessa, che da più di un decennio ormai mira a ristabilire la propria influenza sul medio oriente attraverso una dottrina politica nota come “neo ottomanesimo”, promossa sia dal Presidente della Turchia Erdogan, che da Davutoglu, attuale Primo Ministro, entrambe esponenti del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Base di questa dottrina è lo slogan “zero problemi con tutti i vicini”, speranza purtroppo disattesa dai fatti essendosi la Turchia da tempo apertamente schierata contro la Siria di Assad e contro la stessa Armenia, le cui frontiere con la Turchia sono infatti chiuse dal 1993 a causa di un contenzioso internazionale tra l’Armenia e l’Azerbaigian circa il Nagorno Karabakh. A questa breve disamina è necessario aggiungere altresì che l’adesione dell’Armenia all’Unione economica eurasiatica, preclude all’Armenia stessa il prosieguo della Eastern Partnership avviata con l’Unione Europea, sottraendo al blocco occidentale una possibile pedina per il processo di destabilizzazione e penetrazione già avviato con l’Ucraina. E’ quindi possibile notare come, sebbene l’Armenia demograficamente e territorialmente non sia un Paese così rilevante, ha però una forte valenza geopolitica: una possibile spina nel fianco della Georgia e della Turchia, fedeli alleati del blocco NATO-UE, nel contesto di una ormai imprescindibile e crescente multi-polarizzazione delle relazioni internazionali.

Giovanbattista Varricchio per l’Intellettuale dissidente

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