DEMOCRAZIA: DAVVERO IL MIGLIORE DEI SISTEMI POSSIBILI?
Forse no...
Le considerazioni che seguono nascono, anche, da una frase dell’ultimo libro di Alan Dershowitz, noto principalmente per aver difeso O.J. Simpson.
La tortura può esser l’unica o la migliore strategia per salvare vite.
Le vite da salvare sarebbero le occidentali, i torturati no (ça va sans dire).
Le forme di organizzazione di una comunità si provano davanti ai problemi estremi (rispetto della vita, della libertà personale et cetera). La democrazia, ci dicono, è basata su degli assunti di base, i diritti fondamentali, incomprimibili e indisponibili. Ma la democrazia, come Dershowitz ci evidenzia, protegge solo chi ne è membro accondiscendente, come tutti i totalitarismi.
I diritti indisponibili valgono solo se si accetta tutto il sistema: nei casi limite essi devono cedere per preservare la democrazia stessa. Vediamo qualche esempio, che funga solo da spunto affinchè ognuno ne trovi di propri.
Guerra
La guerra parrebbe non esser accettata nel nostro Paese (art. 11 Cost.). Ma persino il telegiornale ci informa che il principio cede. La guerra preventiva è permessa. La guerra al terrore è permessa (quale sia il terrore e se combatterlo sempre o saltuariamente lo decidiamo noi). Pure la guerra economica è lecita.
Tortura
Il cittadino che obbedisce alla legge (cioè si conforma al parere arbitrario del Parlamento, in passato, o del Governo con ratifica parlamentare, oggi) tenderà a non avere problemi. Ma se sgarri… A gennaio 2013 la CEDU ha ritenuto che la condizione in cui versano i carcerati italiani sia trattamento inumano e degradante. Nella stessa categoria, per intendersi, è compresa la sperimentazione scientifica senza consenso (di mengeliana memoria, cioè).
Libertà di opinione
Democrazia è pluralismo, anche di pensiero. A meno che tu non apprezzi il Presidente della Repubblica, nel qual caso per te c’è il 278 del Codice Penale. Se disprezzi la Repubblica il 290, eccetera. Sei però libero di esternare il pensiero sui giornali ad ampia diffusione, a patto che sia coerente con quello dei Della Valle, Elkann e banchieri vari (Corriere), De Benedetti (Repubblica, Espresso), Confindustria (Sole) e via discorrendo. Altrimenti sei relegato a fare comizi al bar.
La democrazia rimane il sistema migliore, vorrebbe la vulgata. Tanto che doveva trattare ieri a Yalta con Stalin, oggi con Xi Jinping, domani probabilmente con Assad per fermare l’Isis. Così puri, i democratici, da voler deporre i monarchi, ma solo per sostituirli coi dittatori (come in Libia nel ’69).
Valore assoluto, il nostro sistema politico, e conseguentemente roba da esportazione (coatta, ovviamente).
A un democratico in democrazia non succede nulla, come a un nazista sotto il nazismo. Potere del popolo? Potere sul popolo, ne cambiano solo le modalità. Ognuno di noi scelga da quale modello preferisce farsi regolare la vita. Tenendo presente però che se ne finisce ai margini, la risposta sarà
sempre la stessa.
Tredici province egizie decisero di colpo di essere libere, proponendo in tal modo un magnifico esempio al resto dell’umanità. Riunirono i loro saggi, e apparecchiarono la Costituzione più ingegnosa che fosse possibile concepire. Per qualche tempo se la cavarono non troppo male. Alla fine, tuttavia, quei tredici stati, più altri quindici o venti, finirono in preda del più odioso, del più intollerabile dispotismo di cui mai si sia sentito parlare sulla faccia della Terra. Chiesi quale mai fosse il nome del tiranno usurpatore. Per quel che il Conte riusciva a ricordare, il suo nome era Plebaglia.
E.A. Poe, Ultimi Lavori, 1850
Andrea Carbone
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