La Destra Divina
Camillo Langone e il suo pamphlet per far risorgere Passato e Tradizione
Conveniamo tutti in merito alla questione trita e ritrita della globalizzazione economica e consumistica che ha omologato gli stili di vita e modi di pensare, trasversalmente ad ogni schieramento. Ne conviene anche Camillo Langone che, a partire dal suo estremo conservatorismo sulla lingua italiana e sulla religione cattolica, scrive La Destra Divina, manifesto per difendersi dalla destra capitalista edonista e si ispira al comandamento che recita “difendi, conserva, prega”. E, guarda un po’, tale assunto lo ha ripreso nientemeno che da Pier Paolo Pasolini e dal suo disperato amore per il Passato e per la Tradizione, che spinge Langone a redigere un manifesto conservatore per difendersi da quella destra “opportunista” di Fini, passando per quella “grattacielara” di Formigoni e, in tutta sostanza, da tutte quelle “simildestre” sempre più laicizzate dalle derive nichilistiche della società moderna. La poesia di Pasolini da cui trae spunto, Saluto e Augurio, idealmente indirizzata ad un giovane fascista, nella quale viene evocata “la destra divina che è dentro di noi, nel sonno”, diventa dunque il viatico del testo di Langone al punto che tale comandamento lo troviamo ancor prima di aprire il libro, sotto il titolo, in copertina.
Il giornalista, non certo l’ultimo dei peones, firma de Il Foglio, Panorama, Il Giornale, Tempi ed altre testate, scrive questo succoso pamphlet nel quale propone – e risolve – alcune antinomie suddivise in diciassette capitoli che ben potrebbero essere considerate delle pillole di storia occidentale: «bicicletta versus aereo», «culto versus cultura», «domenica versus weekend», «onomastico versus compleanno» e così via. Le antinomie proposte da questo simpatico cattolico con un’avversione per le religioni concorrenti sono più divulgative di quelle kantiane e oltremodo cariche di vis polemica. Nella sua intenzione, redige questo vademecum sulla destra riferendosi a quella destra impregnata del senso cristiano della vita per la quale la colpa è dell’uomo e non della società. Una destra che non si piega di fronte alla Tecnica, una destra che prega e, fariseicamente, crede nel Decalogo prima ancora di rispettarlo.
Appassionato di enogastronomia e di liturgie, ritrova nell’Antico Testamento e nel Vangelo il serbatoio delle sue invettive che non manca di lanciare riga dopo riga nei confronti di quel materialismo imperante che toglie all’individuo quello che ha di più caro: la dignità.
Tuttavia, Camillo Langone, e conseguentemente questo libro, hanno un limite evidente: il voler essere un bastian contrario per necessità, sfiorando necessariamente il narcisismo e l’egocentrismo dell’appartenenza forzata al Cattiverio, soprattutto perché il continuo richiamo a ieri, senza interrogarsi sul motivo che ci ha portati all’oggi, appare abbastanza inutile.
Claudia Grazia Vismara
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