Ohibò: la cannabis non fa tutto sto gran bene alla salute
Eppure, mi pareva di aver capito che...
Sul quotidiano “La Stampa” dell’ 11/9, è stato pubblicato l’articolo di Elisabetta Bertol, Professoressa ordinaria di Tossicologia forense presso l’Università di Firenze e presidentessa dell’Associazione Scientifica Gruppo Tossicologi Forensi Italiani, dal titolo “Droghe mai innocue”.
L’autorevolezza scientifica dell’Autrice, che, d’altra parte, ribadisce concetti ben noti a chi si occupa in maniera seria e professionale dell’argomento, conferisce particolare solennità a ciò che il buon senso comune ci segnalerebbe ma che tendiamo a sottovalutare perché manipolati da una società che sembrerebbe ormai prescindere dal buon senso per privilegiare la trasgressione e l’anticonformismo, piuttosto che cercare di tutelare i suoi cittadini e, in particolare, i giovani. Segnalo in proposito personaggi famosi, a torto o a ragione, come l’anziano oncologo Veronesi che già quand’era Ministro della Salute diceva che era più pericoloso il tabacco, dei cannabinoidi (e purtroppo manda ancor oggi l’infausto messaggio). Non si contano poi i colleghi psichiatri e psicologi che hanno detto: “Ma chi è che non si è mai fatto una canna?” Un primario politico che ho avuto lo diceva in corsia ai malati psichiatrici. Gli risposi: “Io, ad esempio, e me ne vanto”.
Ebbene, riporto integralmente il testo della Prof. Bertol, di per sé molto esplicativo, che serva almeno alle persone di buona volontà; non credo infatti che i finti-esperti del disfattismo e del “tanto peggio tanto meglio” ne traggano giovamento.
Nel nostro ordinamento l’uso personale e la detenzione a fine di uso personale di ogni tipo di droga è già depenalizzato. Ma è chiara ai cittadini la differenza tra uso terapeutico, legalizzato, liberalizzazione, depenalizzazione? Uso legale, come per tabacco e alcol, per non parlare del gioco d’azzardo legale, è sotto monopolio dello stato, che ne guadagna, ma in modo quasi risibile, a confronto dei costi socio-sanitari che ne deriverebbero, già enormi, ricordando quanto ci costa già ora il trattamento e la prevenzione della dipendenza da stupefacenti, alcol, tabacco, gioco. Vogliamo togliere anche le sanzioni amministrative e liberalizzare la Cannabis? Gli effetti “piacevoli” di una “fumatina” di marijuana durano fino a 2 ore, ma gli effetti avversi permangono fino a 3-5 ore(anche fino a 24 in chi la utilizza regolarmente) producendo: diminuzione dell’attenzione, difficoltà di apprendimento, perdita di memoria, di coordinamento psico-motorio, perdita del coordinamento occhio-mano, distorsioni sensoriali, sonnolenza, perdita di vigilanza, aumento dei tempi di reazione, incapacità di giudicare distanze e posizioni. Vogliamo aumentare il numero dei soggetti che guidano in tale stato? La cannabis è già dopo l’alcol la sostanza più utilizzata nella popolazione che guida ed è coinvolta in incidenti stradali. La cannabis non ha mai ucciso nessuno? Certo, non uccide per overdose ma per patologie correlate, per comportamenti a rischio anche a danno altrui. Il così diffuso uso di cannabis è dovuto proprio alla sottostima dei gravi effetti comportamentali a causa del falso mito della sua presunta “innocuità” oggi da sfatare per la più elevata concentrazione del principio attivo che può portare anche a irreversibili danni a livello neuronale, soprattutto quando il sistema nervoso centrale è in evoluzione come negli adolescenti. Si vuole ancora sostenere che la cannabis è innocua? Questo sarebbe il messaggio che deriverebbe da qualsiasi proposta di legalizzazione.
Invito i lettori a fare molta attenzione a tutti gli aspetti devastanti descritti dalla Prof.ssa Bertol. Ricordo inoltre che anche un solo spinello nella vita può, in soggetti più fragili, produrre quei danni irreversibili al cervello di cui l’Autrice parla. Ci rendiamo conto che la cultura dello spinello sopravvive ed è incoraggiata da tutti i minimizzatori del cavolo presenti in vari settori, a cominciare ad es. da alcuni servizi pubblici che dovrebbero provvedere, con spese immense da parte del nostro povero stato, ad occuparsi della salute della gente, specie se giovane?! Non si potrebbe cominciare da lì per il taglio delle spese di cui tanto si parla per rimettere a posto l’economia?
Paolo Cioni
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