Non abbiamo bisogno di dogmi religiosi (Orientamento #11)
Come ultimo punto bisogna precisare il rapporto che lo Stato eticamente inteso e l’individuo devono tenere con la religione. Uno Stato laico, nonostante sia invocato a gran voce da qualsiasi paladino della democrazia, è in fondo cosa del passato. Allo stesso tempo però risulta altrettanto anacronistico per noi uno Stato che sia clericale o “clericheggiante”.
La ratio di tutto ciò è semplice: la devozione alla dottrina cattolica o ad altre confessioni, che hanno col tempo finito per cedere alla società borghese subendo pian piano il contagio materialista, incatena l’uomo alla femminea passività d’animo, di pensiero ed azione. Ciò che conta più d’ogni dogma e al di là d’ogni sterile visione effimera di libertà materialista imperniata sul dio denaro è invece la ferma consapevolezza dell’uomo, della necessità di intendere e vivere in profondità una vita il più possibile attiva dal punto di vista spirituale, scevra da inutili paternalismi. Parimenti il laicismo si contraddistingue per caratteristiche altrettanto castranti nel “divenire spirituale” degli uomini producendo effetti nefasti nella storia dei popoli. Esso conduce al caos, all’individualismo economicistico.
Solo una spiritualità non dogmatica e non materialista trasforma il simbolo e il dogma in volontà metafisica, tradizionale, immortale, conduce dal fisico allo spirituale, spinge ad uno slancio assoluto e vitale, capace di esaltare virilità ed eroismo,veri motori della storia. Se esso manca, raccogliere le sfide più grandi o superare gli ostacoli che ci appaiono insormontabili è possibile solo in momenti di esaltazione o di irrazionalità, quando non siamo più noi gli artefici del nostro destino, ma a scegliere le azioni è lo stato d’animo in cui ci troviamo. La spiritualità, così intesa, non necessita in nessun modo di dogmi, né di una predeterminata confessione religiosa. Soprattutto non necessita del moralismo cattolico, a meno che esso riprenda lo spirito di sacrificio e di fedeltà che lo caratterizzava durante il Medioevo crociato, posto a strenua difesa di ciò che si intende col termine “tradizione”contro il cedimento e la sovversione che caratterizza l’età moderna col suo materialismo imperante. Ma così come stanno le cose, ora che i preti paiono sempre più “assistenti sociali” più che ministri d’un culto che attende solo d’essere ridestato in ciascun uomo affinchè si adoperi al fine di tornare a far risplendere le antiche virtù, per noi potrà bastare il puro riferimento allo spirito come evidenza di una realtà trascendente, da invocare per innestare alla nostra forza sopita una forza davvero spirituale, fatta di ricerca continua, di domande di curiosità cui faccia da contraltare una azione quotidiana il più possibile rispettosa della spiritualità stessa.
Che la gioventù riprenda la fiaccola e la consegni a chi ancora non è caduto, imparando dagli errori del passato. Che non si scenda al livello degli avversari, non ci si riduca ad agitare semplici parole d’ordine, non si insista oltre misura su ciò che è passato anche se degno di ricordo. Che si costituisca un’ élite che definisca l’idea in funzione della quale si deve essere uniti come un solo uomo. Se sarà dato andare oltre questo periodo di crisi solo a noi spetterà il futuro. Ma, anche se il destino che il mondo si è creato non dovesse essere contenuto, le posizioni maturate interiormente con fatica resisteranno: ciò che potrà esser fatto sarà fatto e apparterremo davvero a quella Patria che da nessun nemico potrà mai essere occupata né distrutta.
Luca Carbone
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