Eravamo quattro zombie al bar, che volevano resuscitare AN
Lo scorso sabato, in concomitanza con l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, la sindrome da nostalgia canaglia e strappalacrime ha riunito in un hotel a Roma gli highlander di Alleanza Nazionale. A guidare l’omoelia, il leader de La Destra Francesco Storace, attorno a cui si sono raggruppate una decina (!!!) di sigle più o meno partitiche, in rappresentanza di quasi tutto il cimitero della destra italiana. Più che l’hotel Parco dei Principi, sembrava il Campo X.
I NUMERI. Un’attesa e molto chiacchierata rimpatriata, quella di sabato, che ha mosso fan e pullman da tutta Italia. Raggruppando però pochi intimi: qualcuno dice sui 900, altri sui 2000… calcolatrice alla mano, essendo 10 sigle, tra le 90 e le 200 persone a testa. A conferma di quanto – al di là delle millanterie – contino i partitini della destra italiana: quasi zero. Ma, a rincuorare il caro Storace, si potrebbe dire che non è la quantità, ma la qualità che conta.
LA COMPOSIZIONE. I capibastone della reunion erano quelli de La Destra, partito fondato a fine 2007 per prendere le distanze da una Alleanza Nazionale non in grado di rappresentare le loro istanze. Ad accompagnarli, innanzitutto i cugini della Fiamma Tricolore, movimento nato dopo il celebre congresso di Fiuggi in opposizione proprio ad An. Terza componente, i sopravvissuti di Futuro e Libertà, fondato da Gianfranco Fini, l’ex leader traditore a cui si imputa l’ingloriosa fine della destra italiana (i Fratelli d’Italia, più scaltri, per ora sono rimasti all’angolo per vedere cosa succede). Insomma, a voler resuscitare An, chi l’ha combattuta e chi l’ha distrutta. Paradossi della politica. Ad unire questa amalgama così eterogenea, un solo elemento comune: l’età anagrafica dei partecipanti, tutti rientranti nella cosiddetta terza età. Presupposto non male, per un neonato che punta al futuro.
I CONTENUTI. L’età anagrafica ha fatto la sua parte nel determinare i contenuti politici dell’assemblea. Più che una veglia per An, si è trattato di un’enclave di reduci del Movimento Sociale Italiano. Non a caso si è registrata la presenza di Donna Assunta Almirante, che però si è guardata bene dal sposare il progetto. D’altronde, gli unici contenuti saltati fuori sono stati i “Giorgio! Giorgio!” (Almirante), i “Assunta! Assunta!” (sempre Almirante) e i “destra! destra!” (quale, non si sa). Per il resto, solo una cantilena di vecchi slogan arrugginiti o scopiazzati da altri, usciti dalle solite bocche rugose. Rantoli di sopravvivenza di chi esala un ultimo sospiro sperando di arraffare in qualche modo quel 4% alle elezioni europee che gli permetta di guadagnarsi un seggiolino ed evitare la paura di dover iniziare a lavorare a sessant’anni. Storace, Romagnoli, Menia, Poli Bortone, Tatarella, Buoniglio… Zombie. Mezzi sconosciuti.
La convention di sabato, più che resurrezione è stato un trigesimo. Mancava solo la distribuzione del pane, come nelle più antiche tradizioni meridionali. Non poteva che essere seguita da qualche vecchietto nostalgico, non poteva che essere ignorata dai giovani in cerca di punti di riferimento attuali e concreti. Se saremo fortunati, alle Europee ci sbarazzeremo finalmente di tutto questo catrame: bisogna portare avanti i valori dell’identità e della tradizione, guardando alle forze politiche che OGGI (non sessant’anni fa) si battono concretamente su questi fronti. I colonnelli, lasciamoli all’ospizio a giocare a Risiko.
Claudio Boccassini
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