Guantanamera, Guajira Guantanamera…
Obama promise di chiudere la prigione di Guantanamo nel 2008. Cinque anni e due mandati presidenziali dopo è ancora aperta. Ci dice perché M. Crowley in un suo articolo su TIME.
Barack Obama era presidente da appena un giorno quando, il 22 gennaio 2009, agì per mantenere una delle promesse centrali della campagna elettorale. Argomentando che i Padri Fondatorisarebbero stati d’accordo sul fatto che l’America dovesse “osservare un nucleo fondamentale di regole di comportamento non solo quand’è facile, ma soprattutto quando è difficile” egli siglò un ordine esecutivo per chiudere la nota prigione di Guantanamo Bay (Cuba), dove l’amministrazione Bush pose sotto detenzione centinaia di uomini catturati in combattimento ed in operazioni anti-terrorismo dal 2001.
[…] Obama sta ancora cercando di adempiere alle sue responsabilità. In una nota sull’entità delle sue politiche antiterrorismo, compreso l’utilizzo dei droni, egli dichiarò l’inizio di un nuovo sforzo per superare gli ostacoli politici trovati nel suo primo tentativo di chiudere il più infamante simbolo della guerra USA post 9/11. Era maggio 2009. […] Capire perché Gitmo (nomignolo della base, ndt) non ha chiuso richiede di sapere chi esattamente vi si trovi. Vi sono rinchiusi tre tipi di prigionieri: il primo consiste di 86 detenuti dichiarati sicuri da rilasciare, a patto che possano essere monitorati nei loro Paesi d’origine o in Paesi esteri per esser sicuri che non prendano le armi contro gli US. Il secondo gruppo è formato dai sospetti terroristi contro cui l’amministrazione sta procedendo penalmente o pensa di farlo (alcuni sono cioè trattenuti senza accuse formali a loro carico, ndt). Al terzo appartengono i prigionieri troppo pericolosi per esser rilasciati, ma anche non sottoponibili a processo: magari perché le confessioni sono state rese sotto tortura, o perché le truppe che li hanno catturati non hanno raccolto prove […]
Il primo gruppo è il più semplice con cui avere a che fare: Obama ha la libertà di rimandarli a casa. Egli adesso dice che miglioramenti nella capacità dei governi di riferimento di controllare queste persone gli permetterebbero di rilasciarli. I repubblicani avvertono però che inevitabilmente alcuni di loro si uniranno a forze radicali islamiche […]
Il secondo ed il terzo sono casi di molto più difficile risoluzione [..]. alcuni problemi sono senza risoluzione, anche ammettendo che il Presidente riesca a trasferire alcuni prigionieri in altri Stati per farli processari, ed i rimanenti in prigioni su suolo americano: che fare coi 48 detenuti che non possono né esser giudicati né rilasciati? Dopotutto trattenere prigionieri senza accuse viola il principio costituzionale dell’habeas corpus. Obama non afferma di avere una risposta precisa, e nei suoi discorsi evita la questione. Ha solo detto “ una volta che avviassimo un processo di chiusura sono fiducioso che questo problema legale possa essere risolto, tenuto conto della nostra preoccupazione per il rispetto della legge”. Per ora egli affronta questo problema legale paragonabile a rifiuti tossici radioattivi trattando i detenuti come prigionieri di guerra. Ironicamente mentre depreca Guantanamo come contraria ai valori americani, l’amministrazione Obama ha convinto i tribunali della sua legittimità.
Piuttosto che vedere Obama stiracchiare questa legittimità in nuove direzioni una celebre avvocatessa per i diritti umani (J. Daskal, profe. di legge nell’università di Georgetown) ha sostenuto che Gitmo debba rimanere aperta. Secondo questa opinione chiuderà una volta che la guerra al terrorismo sia ritenuta finita. […]Ma in una recente audizione al Senato un top officier del Pentagono ha dichiarato che la guerra contro al-Qaeda potrebbe durare altri dieci o vent’anni.
“Yo soy un hombre sincero De donde crece la palma…”
(traduzione di Andrea Carbone, articolo completo http://swampland.time.com/2013/05/30/why-gitmo-will-never-close/)
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