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Tu quoque, Bossi, pater mi?!

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Bossi ha parlato, e ha fatto tremare la terra padana. Niente di nuovo sotto il sole delle alpi, se non fosse che stavolta l’alalà del Senatùr è di quelli debordanti, che spaccano le pietre. Bossi, il leadre storico e guru spirituale della Lega Nord, il collante che ha sempre tenuto collegati i molti animi interni al movimento, è uscito per spaccare, non per incollare. Attaccando l’attuale capo in modo che più chiaro non si può: dandogli del traditore.

Il sentimento dell’ex segretario, sia esso spontaneo o istigato da terzi, è in un certo qual modo comprensibile: esser messi da parte in un movimento da te ideato, fondato e affermato, non è certo cosa facile da digerire. Ma di mezzo ci sono un invecchiamento, una malattia ed uno scandalo. Dalla notte delle scope di Bergamo sembra passata un’eternità, ma è bene tener presente la situazione di estrema difficoltà/imbarazzo che la Lega ha vissuto in quel periodo. Il movimento ha sì perso un sacco di voti da lì ad oggi, ma non è certo colpa di Maroni, bensì della perduta credibilità conseguente agli arcinoti episodi.

Maroni ha avuto il coraggio e il merito di dare nuova aria ad un movimento che si era affossato su un Bossi circondato da persone a dir poco sinistre (vedasi Belsito), ottenendo un risultato gigantesco ed insperato come conquista Lombardia,nel momento peggiore. Ha rinnovato l’obiettivo politico, costruendo attorno alla macroregione una proposta della quale i cittadini hanno subito percepito l’utilità. perchè è riuscito ad attualizzare e a rendere digeribile ciò che in vent’anni la Lega non era riuscita a spiegare all’opinione pubblica: la Padania. Bossi non ha torto quando bolla la macroregione come sogno difficilmente realizzabile a causa della situazione politica nelle altre regioni del Nord, ma si tratta di un problema non di progetto, ma di consensi elettorali. Dovuti a quanto detto sopra. La macroregione è dunque difficile ma ottenibile, sopratutto oggi che i sistemi Italia ed Europa sono in crisi sistemica, gli stati nazionali hanno fallito e l’Europa delle Patrie si palesa – finalmente – l’unica soluzione possibile.

Bossi è la nascita e la vita della Lega, la Lega è Bossi. Ma Bossi, in questi ultimi anni si è fermato, non ha più la verve del passato, la malattia ha fatto sì che in molti si siano approfittati di lui. Bossi sarà sempre un punto di riferimento ma ora si deve andare avanti, i suoi attacchi sui giornali sono funzionali al sistema con cui lui stesso ha combattuto per anni. La strada da seguire, oggi, è quella del vero rinnovamento: passati gli scandali, anche la fase di traghettamento iniziata da Maroni deve finire, affinchè ci si rilanci come forza politica in grado di guidare una comunità. Maroni è stato mandato dalla popolazione a guidare la nostra regione e sarà suo compito dimostrare con saggezza e azioni concrete il valore aggiunto che il movimento leghista può portare al territorio. E’ l’ambito in cui la gente chiede che si concentri e su cui lui deve puntare tutto.

La Lega ha invece ora bisogno di un nuovo condottiero, che sappia unire nuovamente tutte le anime, scaldandole e guidandole verso nuove battaglie politiche. Che sappia fare sintesi tra Bossi e Maroni. Non v’è dubbio che al momento questa persona possa e debba essere Salvini, uno che – a detta dello stesso Bossi – non ha mai perso il contatto con il territorio, uno che può interpretare al meglio le istanze che da qui arrivano. Raccogliendo attorno a sè tutta la nuova generazione di amministratori e dirigenti, per costruire l’innovazione.

Vincenzo Sofo

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