La ragazza con il profilattico nel naso
Una delle manifestazioni più sublimi della decadenza occidentale
NEW YORK – Si chiama Condom Challenge ed è la nuovissima moda virale che si sta diffondendo sul web. Consiste nell’infilarsi un preservativo in una narice e farlo passare attraverso il naso, fino a farlo uscire dalla bocca, dopo averlo aspirato. Vince chi lo fa più velocemente.
Questa crisi prima che economica è sociale. Sociale nel senso più intimo del termine: esistenziale. Infatti c’è in gioco la sopravvivenza di un intero sistema che negli ultimi cento anni ha cominciato una inarrestabile corsa verso l’autodistruzione. Corruzione, crisi dei consumi, crisi energetica, suicidi, inquinamento: argomenti tediosamente riproposti ad ogni edizione di telegiornale. Si tratta però, puntualmente, di semplici “copia e incolla” di cronaca nera, politica, borsa etc etc: si considerano gli effetti svincolati dalle cause originali. Nei TG e sui giornali stampati è inesistente uno straccio di analisi generale delle problematiche che affliggono la nostra società. Così si bombardano spettatori e lettori di (brutte) notizie senza proporre una analisi seria delle cause. E si equiparano le carestie, la disoccupazione e i suicidi con una ragazzina che si infila un preservativo nel naso.
Sento ore ed ore di talk-show che parlano di economia. Dibattere e confrontare cifre e statistiche della crisi, per frenarla, per contenerla, senza avere il coraggio di ammettere che la società del benessere e del consumo non può, obbligatoriamente, che portare all’inflazione e disoccupazione è sterile, è complice. Sono tutti argomenti perennemente trattati sotto l’influsso di una mentalità capitalista che si dà per irreversibile, obbligata. Vogliamo parlare di mercato e moneta? Vogliamo ragionare sulle cause e conseguenze della Crisi? Facciamolo. Ma in Verità io Vi dico: non è lecito, né giusto sganciare il discorso dell’economia dal discorso dell’uomo e dei suoi valori. L’economia nasce come strumento dell’uomo, al servizio della sua vita, delle sue costruzioni, e tale deve rimanere. Non c’è storia cari lettori, negando questa realtà si rinuncia a costruire una civiltà ad effettivo benessere, inteso nell’equilibrio materiale-spirituale: si va contro l’uomo. E con l’economia, anche la tecnologia, lo sfruttamento energetico, lo sviluppo industriale, devono essere considerati e valutati sempre ed esclusivamente quale «mezzo» a disposizione dell’uomo, ad esso subordinati, e mai quale «fine». Mitizziamo la tecnologia, abbiamo telefoni spaziali e automobili che sembrano astronavi. Ma a che costo? Al costo di rate e cambiali che ci obbligano a lavorare come animali, come polli in batteria col colletto bianco. Un economia senza anima, senza spirito, posta come priorità assoluta nell’agenda delle nazioni non potrà che produrre esseri umani infelici e frustrati.
Il discorso quindi si fa più ampio: cominciamo allora parlando di economia e vediamo da dove è cominciato tutto. Cerchiamo insieme di capire quali idee e ideologie hanno portato lo sfacelo che si aggira come un fottuto spettro per l’Europa. Per comprendere la nascita e la crisi della “società dei consumi” torniamo indietro nel tempo. Poiché per comprendere qualunque fenomeno bisogna cercarne l’origine.
Ecco alcune date da ricordare. La rivoluzione industriale nasce in Inghilterra nel 1760 e in Europa solo agli inizi dell’800. I cieli d’Europa cominciano ad annerirsi per il carbone bruciato e le campagne inglesi si spopolano. Le idee egualitaristiche, illuministe e (finto)democratiche, prendono corpo e sviluppo a partire dalla rivoluzione francese, nel 1789. Cadono teste e scorre sangue a Parigi, ma il cambiamento ormai è cominciato. La società destinata a divenire il modello del consumismo e del «benessere», quella nord americana, ottiene la propria indipendenza nel 1783. Ancora un sacco di sangue. Nei due secoli successivi, un incredibile vortice di trasformazioni ha travolto la società civile, tale da far apparire quasi impossibile che una realtà così apparentemente irreversibile, possa essere stata determinata in tale breve lasso di tempo. L’avanzamento delle tecniche e tecnologie produttive in un così breve lasso di tempo lascia a bocca aperta qualunque storico. Come sempre per meglio comprendere i fatti bisogna guardare all’origine, quindi alle cause del fenomeno. Infatti l’avanzamento tecnologico è stato possibile solo grazie alla mentalità capitalista(e pre-capitalista) diffusasi in Europa grazie(grazie sto cazzo! N.d.r.) alla Rivoluzioni Industriale e Francese.
Il capitalismo moderno è un fenomeno di potere e di coinvolgimenti ideologici che la rivoluzione industriale trova già maturo. Tecnica e progresso scientifico, in effetti, vengono potenziati al massimo, in una accelerazione crescente, perché trovano un fertile terreno ideologico ad accoglierli. Nella metà del ‘500,infatti, a seguito delle «grandi riforme religiose», in particolare quella di Calvino, prendono piede nuove concezioni che da religiose divengono ideologiche e, nei due secoli successivi, politiche e finanziarie. Questo cari lettori è l’inizio di un film dell’orrore. Calvino, attraverso la dottrina della predestinazione, riconosce nella potenza economica «l’elezione» divina. Partendo da tale presupposto, il successo, il lavoro quale fonte di guadagno e la ricchezza vengono esaltati. Per la prima volta un’autorità religiosa dichiara lecito il prestito ad interesse del denaro, fino allora condannato come usura. Il denaro, così nobilitato, non è più solamente strumento di scambi, ma oggetto esso stesso di commercio e destinato a crescere d’importanza, sino a soppiantare, nella società dei consumi, ogni valore etico e divenire il valore. Chiaramente vale anche il contrario: la povertà, cioè l’assenza di denaro, è dannazione, e causata dal peccato. Quindi un povero oltre a patire la fame diventa, grazie a Martin Lutero e compagnia cantante, pure uno stronzo emarginato. Con questa visione vengono sradicate le opere di soccorso e assistenza tipiche del Cattolicesimo medievale. Si genera così un’enorme bacino di disperati da utilizzare come manodopera per l’inizio della Rivoluzione Industriale. La Rivoluzione Francese da il colpo di grazia aggiungendo, ideologicamente, l’esaltazione della ragione svincolata da valori trascendenti. In termini giuridici si potrebbe parlare di un”tentato omicidio” ai danni di Dio. Esaltando l’egualitarismo (uguaglianza solo formale dei cittadini) ed il progresso scientifico-tecnologico come vero culto.
Mentre queste due Rivoluzioni cominciano in Europa quella che finirà per rappresentare nella sua completezza il moderno modello della società dei consumi è la società nord americana. Nei territori europei oltreoceano, i futuri USA, agli iniziali coloni si aggiunsero, da una parte, diseredati di varie nazioni in cerca di facili ricchezze, dall’altra, profughi politici e religiosi. Un particolare ruolo, tra essi, ebbero i perseguitati calvinisti inglesi (Padri Pellegrini) che imposero la loro leadership ideologica al nascente paese. Con l’ottenimento dell’indipendenza, la nuova società, sorgendo in terre vergini ed in assenza di contraltari ideologici o religiosi, ha uno sviluppo ben più veloce e continuo di quello che simili tendenze politico-ideologico-finanziarie potevano avere nella vecchia Europa.
Richard Baxter, uno dei portavoce dell’etica protestante, afferma: «Se Iddio vi mostra un cammino, sul quale, senza danno per l’anima vostra o per gli altri, potete guadagnare in modo legittimo più che in un altro, e voi lo rifiutate e seguite il cammino che può apportare meno guadagno, allora voi vi opponete ad uno degli scopi della vostra vocazione. Voi rifiutate di essere amministratori di Dio, e di accettare i suoi doni, per poterli usare per lui, se egli lo dovesse richiedere. In realtà non al fine del godimento della carne e del peccato, ma per Dio voi dovete lavorare ed essere ricchi». Con tanto di benedizione divina la corsa all’arricchimento si scatena. Essere ricchi e benestanti per un buon padre pellegrino è un dovere morale. Primi risultati di tale fenomeno furono il commercio con l’Europa di materie prime e generi coloniali e lo sfruttamento delle vaste piantagioni. Per tale sfruttamento gli americani si avvalsero della manodopera di schiavi negri acquistati con denaro da avventurieri che fecero la spola tra le coste africane e quelle americane.
Ecco venire a galla una delle prime conseguenze della nascente «etica» fondata sul denaro. Un denaro, che è benedizione di Dio e che tutto può comprare, può essere scambiato anche un essere umano. Non si tratta di colonialismo, di civiltà in espansione, di stirpi che conquistano posizioni predominanti su altre, si tratta di uno pseudo-razzismo schiavista di comodo ingiustificato ed ingiustificabile. La presunzione del dollaro di «comperare» tutto e tutti è l’arroganza di barbari ignoranti. Il film dell’orrore del capitalismo era cominciato e nessuno poteva fermarlo ormai. Inizialmente il codice etico e comportamentale del capitalismo americano, che nasce dal desiderio di accumulo di denaro e patrimoni, manifesta un’avversione ai consumi smodati. Tendenza che ha vita breve però. Si rivelano le eccezionali possibilità di ricchezza che l’industrializzazione (e quindi i maggiori consumi) può offrire. Con l’introduzione delle tecnologie industriali europee, ad esempio, la produzione del cotone sale dalle 18.000 tonnellate del 1800 alle 109.000 tonnellate del 1820! L’entusiasmo per i risultati ottenuti coinvolge tutti gli altri settori produttivi. La produzione deve aumentare: per agevolare tale espansione i prodotti vanno venduti sempre di più e quindi il consumo diviene essenziale, va favorito, mitizzato, ingigantito.
La corsa alla ricchezza è corsa al successo divenuto ormai, a livello culturale il valore unico ed essenziale. Chi tale successo non raggiunge è da considerarsi colpevole. Si capisce come oggi, nelle megalopoli USA, all’ombra dei grattacieli di cristallo, strisci una massa di sottoproletari emarginati. La società americana è quindi la società del benessere, delle comodità, del consumo compulsivo. Comodità quale ricompensa per il proprio successo: una società che rifiuta ogni spiritualità, non può che trovare nelle soddisfazioni materiali una giustificazione alla propria esistenza. Consumo come ostentazione e distintivo del successo ottenuto. Il consumo diviene simbolo, si espande quotidianamente, sviluppa una insaziabile sete di beni, la cui utilità risulta sempre più effimera. Oggi bisogna essere ricchi e belli. A qualunque costo. Non c’è più un etica che ti spinge a fermarti di fronte al male causato al tuo prossimo, anzi tecnicamente non esiste neanche più il”tuo prossimo”. Ci sei solo tu e devi assolutamente essere ricco e potente. Altrimenti sei un fallito ed emarginato.
E se per caso sorgesse qualche dubbio si può sempre correre a farsi una scorpacciata di cinema e televisione. Ci saranno pronti esempi di successo da imitare in tutto. Si passa così da modelli stabili (eroi, religiosi, politici) a modelli rapidamente sostituibili (attori, cantanti, calciatori) sempre facilmente controllabili dalle centrali del danaro. La sofferenza e la povertà sono “out” in questo incubo ad occhi aperti. In caso ci si scontri con tristezza e dolore, o col fallimento, e se Ricky Martin o Shakira non bastassero più, ci si può sempre narcotizzare con un po di alchool. O perchè no anche droga e sesso?! Tutto viene risolto nella dialettica piacere-dolore, che supera ben presto quelle del giusto-non giusto, verofalso, umano-disumano. Divertirsi, non pensarci. Fino a che il film dell’orrore volge verso il termine. La società dei consumi partorisce dei cittadini “vuoti” che non credono in nulla e devono divertirsi per forza. Gli adolescenti di oggi devono essere tutti belli e contenti. Non c’è più il rispetto per l’essere umano, è finito già tempo addietro…oggi c’è il bisturi. Un sistema del genere non può stare in piedi per sempre. A furia di chirurgia plastica si sfigurano le donne col silicone. Per sconfiggere la noia e divertirsi sempre di più si finisce a farsi male. A furia di scambiare denaro per denaro il sistema non regge più, e già adesso lo sentiamo scricchiolare sinistramente.
La ragazzina che si infila il preservativo nel naso è un avvertimento(uno scricchiolio) inquietante di questo sistema socio-economico che sta per crollare.
In Verità io Vi dico: sotto il peso del suo infinito Nulla.
L’Ayatollah
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